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Com’era prevedibile, il Congresso Nazionale del Popolo cinese ha approvato la riforma del sistema elettorale di Hong Kong. La riforma è stata approvata dall’organo legislativo del Parlamento di Pechino al termine della seduta plenaria annuale con 2.895 voti a favore, zero contrari e un unico astenuto.

COSA PREVEDE LA RIFORMA

Con questa riforma del sistema elettorale è previsto il diritto di veto sui candidati alle elezioni di Hong Kong, e una riduzione degli esponenti pro-democrazia; una misura in più contro le libertà dell’ex colonia britannica, sottoposta già dal 2020 alla nuova legge sulla sicurezza nazionale, che ha portato in carcere molti esponenti del movimento a favore della democrazia.

Per il governo di Pechino questo cambiamento nel sistema di nomina dei membri del Consiglio Legislativo, il Parlamento di Hong Kong, è indirizzato al “miglioramento del sistema elettorale”, in modo di fare restare il potere esclusivamente nelle mani di persone fedeli alla Cina.

Nonostante gli sforzi del governo di Xi Jinping, è stato impossibile evitare la vittoria degli oppositori alle elezioni locali alla fine del 2019.

Secondo l’agenzia Xinhua, la nuova normativa elettorale aumenta il ruolo di “comitato elettorale” di Hong Kong, una figura subordinata a Pechino, che nomina direttamente la metà dei parlamentari del Consiglio Legislativo. Questo meccanismo aveva già permesso al governo cinese di assicurarsi la maggioranza favorevole al Consiglio Legislativo dal 1997.

Un’altra modifica è che il comitato elettorale, che passerà dagli attuali 1200 membri a 1500, avrà l’autorità di scegliere i candidati che potranno presentarsi alle elezioni.

Il Consiglio Legislativo passerà da 70 a 90 membri. L’agenzia Xinhua però non ha precisato se il comitato elettorale potrà nominare a più della metà dei deputati.

TRA AUTONOMIA E PATRIOTTISMO

Molto probabilmente, l’autonomia garantita fino al 2047 sarà cambiata per “garantire che solo i patrioti possano governare Hong Kong”, come sostengono molti media cinesi. Intendendo per “patriottismo”, “amare all’attuale Repubblica Cinese guidata dal Partito Comunista Cinese”; come ha ricordato all’agenzia Afp Song Ru’an, Deputy Commissioner del ministero degli Affari esteri di Pechino. “Analizzeremmo, dunque, se i candidati rispettano questi criteri”, ha aggiunto.

Carrie Lam, governatrice di Hong Kong, ha espresso “sincera gratitudine” al Congresso nazionale del popolo per avere concesso il via libera alla riforma elettorale. In un comunicato, ha ribadito che il disegno della struttura politica fa capo al governo centrale e che i “miglioramenti” previsti porteranno la città sulla retta via. “Il principio dei patrioti che amministrano Hong Kong sarà implementato e il governo svilupperà l’economia con il fermo sostegno di Pechino”, ha concluso.

LA CONDANNA DEGLI USA

Le reazioni del mondo occidentale sono state immediate. Gli Stati Uniti hanno condannato la stretta messa in campo dalla Cina su Hong Kong tramite la riforma del sistema elettorale perché “soffoca” la democrazia, e priva i cittadini di Hong Hong dei loro diritti. Le dichiarazioni sono state diffuse dal portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ned Price, poco dopo l’approvazione del progetto.

Il comunicato della diplomazia americana sottolinea che “queste azioni negano ai cittadini di Hong Kong una voce nel proprio governo e limitano la partecipazione politica, riducono la rappresentazione democratica e soffocano il dibattito politico. Le azioni di Pechino vanno anche contro il chiaro riconoscimento della Legge Basica di Hong Kong sul voto universale”.

Gli Usa, infine, invitano alle autorità cinesi a lasciare una strada libera alle elezioni del Consiglio Legislativo a settembre del 2021, “garantendo che tutti i candidati siano inclusi in maniera trasparente e credibile” e rilasciato i leader del movimento pro-democrazia che ora sono in carcere. “Gli Stati Uniti, con i suoi alleati e soci, resta unito per difendere i diritti e le libertà delle persone a Hong Kong”, conclude il comunicato.

NUOVE MISURE EUROPEE IN ARRIVO

Per l’Unione europea, la riforma del sistema elettorale di Hong Kong imposto dal governo cinese “costituisce una nuova violazione del principio ‘un Paese, due sistemi’”, secondo le parole dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell. E per questo l’Europa è pronta a prendere “ulteriori misure” nei confronti della Cina.

I ministri degli Esteri dei Paesi membri dell’Ue si riuniranno il 22 marzo per preparare il Consiglio europeo del 25 e 26 marzo, nel corso del quale si discuterà la strategia nei confronti della Cina. Da diverse mesi l’Unione europea tenta invano di costringere Pechino a rispettare il principio di “un Paese, due sistemi” e di far cessare la repressione contro i leader pro-democrazia. Tra queste misure ci sono le limitazioni delle esportazioni di equipaggiamenti utilizzabili per la sorveglianza e la repressione.

Che cosa prevede la riforma elettorale di Hong Kong che soffoca la democrazia

Dalla modifica nel numero di membri del Consiglio Legislativo dell’ex colonia britannica all’aumento dell’autorità per scegliere i candidati elettorali. Il Congresso Nazionale del Popolo cinese ha approvato il progetto considerato una nuova violazione al principio di “un Paese, due sistemi”

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