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La condizione generale dell’Italia in questo tempo non prevede ottimismo, non solo per la pandemia in atto, ma soprattutto per la insufficiente azione di governo e per il disordine che vivono i partiti, tutti i partiti. I malumori, i fermenti e il malessere si avvertono ogni giorno: il Parlamento ridotto a seggio elettorale permanente, più comodo di quelli ordinari, ma con la stessa funzione, della dialettica parlamentare, figlia di dibattiti ricchi e articolati, manco l’ombra.

La vita istituzionale di un grande Paese si caratterizza per il vigore, la determinazione, l’acutezza delle proprie scelte e del proprio impegno, allo stato diventati merce rara. Una condizione del genere, figlia di tante criticità non può che sollecitare chi è fuori dai piccoli giochi di potere ad agire, a prendere iniziative, a costruire proposte come è costume, sin dall’antichità, perché si attui il bene comune.

Bisogna constatare che cattolici, popolari e liberali, intellettuali democristiani sono in questa fase particolarmente attivi nell’elaborazione di una idea nuova, fresca, moderna di partito. Insieme, nuovo soggetto politico: autonomo, di ispirazione cristiana, nato per contribuire con le proprie idee a fronteggiare il declino, che sta accompagnando la politica in questi anni procede nel suo percorso come altri organismi simili.

Si ha a che fare con sogni svaniti: il “paradiso” in terra, chiamato “globalizzazione” non c’è più. Si sono infranti miseramente contro il fragile muro innalzato da falsi profeti, ciarlatani, cialtroni. Ci si è accorti che la globalizzazione ha provocato la crescita delle ingiustizie, delle diseguaglianze, causando il diffondersi della povertà, delle emarginazioni.

Si è con prepotenza consolidata la condizione di nuovi poveri, soprattutto tra il ceto medio: la pace e il benessere conquistati dai paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale sono diventati solo un bel ricordo. Gli enti locali, in primis i comuni, hanno perso quel vigore democratico e di autonomia, fondamentali per il buon governo delle comunità.

La politica tout court è diventata ancella servile di noti e ignoti gruppi di potere economici e finanziari, annientando le esigenze popolari e della gente comune. La parcellizzazione degli interessi sta complicando l’azione amministrativa, finalizzata a soddisfare l’interesse generale della comunità. Di fronte a tale scenario non si può rimanere inerti e silenti, i partiti politici storici che ancora considerano attuali i valori di libertà, di democrazia, di partecipazione e che nella loro esperienza, dalle origini, hanno sempre avuto bene impressa l’importanza delle “autonomie locali”, istituzioni primarie e fondamentali della nostra Repubblica, devono ritornare a determinare scelte concrete di buona amministrazione.

Si desidera dare una mano alla causa: bisogna scuotere le coscienze più avvedute per costruire su basi concrete e nuove il governo delle realtà locali, da troppo tempo tutte ripiegate su se stesse, incapaci di dare qualche segnale di rinascimento alla vita politica locale e nazionale. Lasciando da parte vecchie furbizie e logiche settarie, ma puntando su regole di democrazia interna pluralista è possibile ricostruire una forza politica moderna di ispirazione cristiana, autonoma.

È tempo di avviare riflessioni approfondite sul nuovo modo di essere della politica nel governo della cosa pubblica, incontrando donne e uomini che hanno una comune visione o che, pur non avendola, condividono i medesimi valori e proposte, non importa se non c’è totale sintonia dal punto di vista politico e programmatico. Lungo il cammino tortuoso e difficile, ad iniziare dalle priorità programmatiche, molte cose potranno essere chiarite.

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