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“Un mio sincero ed affettuoso ringraziamento al generale Caravelli e al personale dell’Aise per la costante dedizione e il determinante lavoro svolto. Unicamente a loro va la mia sentita gratitudine”. Un comunicato al vetriolo del presidente del Copasir, il deputato leghista Raffaele Volpi, dà un’idea dell’aria che si respira dopo il blitz di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in Libia per liberare i pescatori sequestrati da Khalifa Haftar, 108 giorni dopo.

Sgomento e indignazione in queste ore sono due parole ricorrenti fra chi siede a Palazzo San Macuto. La nota del presidente non lascia spazio a interpretazioni. Il ringraziamento va “unicamente” alle agenzie di intelligence che hanno lavorato all’operazione.

Non al premier che le presiede e che, ancora una volta, ha preso l’iniziativa senza preavvisare (come vorrebbe il galateo istituzionale) il comitato di controllo. L’impressione è di assistere a un dejavu. Come nel caso di Silvia Romano, quando al ritorno in patria della connazionale rapita in Kenya, accolto con grandi fanfare sui social del governo rossogiallo, era seguita una strigliata di Volpi, con l’invito al premier a non mettere il cappello sul lavoro dell’Aise.

Lo sconcerto è trasversale alla comunità di addetti ai lavori del mondo dell’intelligence. Sia per il modus operandi, con una velina rilasciata alle agenzie stampa seguita da una raffica di tweet di esultanza. Sia per l’operazione diplomatica, che lascia a dir poco interdetti. Tre mesi fa, poco prima della cattura dei diciotto pescatori, il ministro degli Esteri aveva infatti lanciato un segnale chiaro, incontrando in Libia il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, “l’uomo nuovo della Cirenaica”, senza degnare di un saluto Haftar.

Tre mesi dopo quello che viene presentato come un successo diplomatico italiano assume invece le sembianze di un clamoroso assist al Feldmaresciallo. Con il viaggio di Conte e Di Maio Haftar incassa infatti un inedito riconoscimento diplomatico dal governo italiano e rafforza non poco la sua immagine nella regione.

Sullo sfondo la tormentata vicenda della delega all’intelligence che da settimane, nel mezzo di una crisi natalizia di governo, tutte le forze politiche chiedono a Conte di cedere a un’autorità apposita.

Una soluzione che, peraltro, iniziano a ritenere necessaria anche alcuni vertici delle agenzie. All’unisono, maggioranza e opposizione denunciano una gestione verticistica e personalistica degli 007 da parte del premier. Il blitz in Libia annunciato a mezzo stampa non aiuterà a calmare le acque.

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