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Ecco i responsabili (europeisti) su un piatto d’argento. L’indizio è fornito con dovizia di particolari, analitici e programmatici, dal presidente di Centro Democratico, Bruno Tabacci, che rivendica lo status di “responsabile” per il movimento da lui fondato, sottolineando che è tale in quanto ha sempre militato nel centrosinistra.

Siamo sicuri, si chiede, di dare un contributo positivo all’Italia consentendo un tragitto politico soddisfacente per la tenuta delle istituzioni? “Conte porti questo peso sulle sue spalle – osserva a Formiche.net – dando così una prospettiva politica a chi, non essendo sovranista, possa ritagliarsi uno spazio tipico di chi è progressista da un lato e liberal-democratico dall’altro”. Centro Democratico? “Ha già accolto parlamentari grillini alla Camera”. Italia Viva? “Non dimentichi l’azzardo del referendum, che è costato moltissimo al giocatore Renzi”.

Come impedire che la crisi finisca in un vicolo cieco, dannoso per tutti?

Certamente bisogna distinguerne le fasi. La prima è quella parlamentare, in corso, che ha visto stamane una sorta di anteprima di quello che sarà: giustamente le opposizioni hanno rilevato che i lavori di oggi non potevano procedere, visto che siamo dinanzi ad una crisi ancora non formalmente aperta ma politicamente evidente, che doveva essere affrontata in sede parlamentare. In queste ore si decideranno i futuri passaggi, che prevedono che Conte venga in Aula.

La seconda?

Le difficoltà politiche sono state in maniera molto cinica introdotte da Matteo Renzi, con un’agonia durata più di 30 giorni, visto che l’annuncio di dimissioni risale ai primi di dicembre. Conta però anche il contesto sanitario, quello internazionale e visti gli impegni sul Recovery Plan, su cui tutte le forze di maggioranza hanno fornito elementi integrativi. Ciononostante si è ritenuto di aprire questa crisi.

Quasi tutti vorrebbero evitare le urne: come?

Restano comunque sullo sfondo, ma si possono evitare solo con una soluzione chiara e non in maniera raccogliticcia. Penso quindi che il premier debba venire in Aula, al massimo entro lunedì, per assumersi le responsabilità politiche che sono proprie della funzione di governo esercitata in questo secondo mandato, non avendo io condiviso le scelte compiute nel periodo del Conte 1, portate avanti in spregio delle istituzioni europee. Giunto il Covid, abbiamo scoperto che avendo avuto la fortuna di aver fatto nascere un governo europeista ci ha salvati.

Possibile immaginare una maggioranza diversa dall’attuale?

Conte in Aula dica con chiarezza che la responsabilità del governo è sua e che gli sbocchi successivi saranno tesi, non solo ad una verifica parlamentare stringente, ma anche ad una verifica di natura elettorale: ovvero indichi chiaramente quando sarà presente nel confronto elettorale perché vuole essere giudicato dagli italiani, sia in caso di elezioni anticipate fra qualche mese, sia alla scadenza naturale. Ma lo deve dire in Aula, dando così una linea indicativa e di prospettiva politica a chi, non essendo sovranista, possa ritagliarsi uno spazio tipico di chi è progressista da un lato e liberal-democratico dall’altro, ma che ha bisogno di un tratto comune rappresentato in questo momento dall’europeismo.

Quale il vantaggio di questa mossa?

Lo farebbe uscire dalla sterile discussione sui cosiddetti responsabili, perché metterebbe tutti dinanzi alle proprie responsabilità. Io alla Camera ho fatto un gesto: alcuni giovani parlamentari del M5S sono venuti nel mio Centro Democratico, un movimento fondato nel 2013 e che ha una storia. Certo che il mio movimento possiede i tratti somatici della responsabilità, essendo stato sempre nel centrosinistra, sia in maggioranza che all’opposizione. Si è trattato di un passaggio che, più avanti, deve avere uno sbocco e una struttura politica che io ho collocato chiaramente nel solco del lavoro del presidente Conte. Se è stato fatto alla Camera, allora lo si può fare anche al Senato. Molte delle persone contattate mi hanno risposto chiedendomi dove vorremmo portarli. E allora, mi chiedo, siamo sicuri di dare un contributo positivo all’Italia consentendo un tragitto politico soddisfacente per la tenuta delle istituzioni? Conte porti questo peso sulle sue spalle in prima persona, con molta nettezza.

Oltre alla critica governativa rivolta a Renzi di aver scelto il momento sbagliato, c’è un aspetto di merito sul quale sente di dargli ragione?

La fiducia nei confronti di Renzi si è molto deteriorata, in considerazione del fatto che si è mosso come se avesse in tasca ancora quel 40% conquistato dal Pd alle europee. Aveva un ruolo che, ahimè, ha sciupato. Ma stavolta la situazione è ancora più insidiosa per chi si è intestardito nel voler giocare d’azzardo. Il continuo rilancio è tipico del giocatore di azzardo. Non dimentichiamoci di un altro azzardo, quello giocato nel referendum costituzionale del 2016, costato moltissimo al giocatore Renzi.

Non solo alla luce di questa crisi, ma anche del modus di stesura del Recovery e del no al Mes, l’Italia rischia di avvicinarsi al default?

Penso che ci siano tutti gli strumenti per evitare rischi di natura finanziaria e l’occasione offerta dall’Europa è di portata storica. Ma, come più volte richiamato dal prof. Draghi, bisogna distinguere tra debito buono e debito cattivo.

Quale il bilancio, a oggi, del patto giallorosso?

È stata un’esperienza complicata, che si è innestata a sua volta sull’esperienza gialloverde che aveva connotati anti europeisti e con una politica estera estremamente confusa: pensiamo ai rapporti con Cina, Russia e Usa. Ma in questi mesi il lavoro di Conte, assieme a Di Maio e Amendola, è stato quello di rimettere in equilibrio anche la base della nostra collocazione internazionale, che oggi è potentemente incentivata dall’elezione di Biden e dalla cacciata provvidenziale di Trump.

twitter@FDepalo

Conte potrebbe avere i responsabili su un piatto d'argento. L'indizio di Tabacci

“Conte venga in Aula, annunci di candidarsi, dando spazio a progressisti da un lato e liberal-democratici dall’altro. Centro Democratico ha già accolto parlamentari grillini alla Camera. Lo stesso si faccia al Senato”. Conversazione con Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico

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