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Con il rapido sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, diventa sempre più evidente l’urgente necessità di costruire per questa tecnologia un ecosistema inclusivo e capace di apportare benefici a tutta la società globale. Ora più che mai, le nazioni devono collaborare per sfruttare il potenziale dell’IA a favore di uno sviluppo sostenibile, modellando un futuro in cui l’innovazione tecnologica sia al servizio del bene comune, rafforzi il tessuto sociale e promuova l’uguaglianza e la democrazia. Ed è proprio su questa base che si incentreranno i lavori del prossimo incontro ministeriale del G7, che si terrà a Roma il 10 ottobre.

L’importanza dell’appuntamento per l’Italia è forte. Il governo italiano guidato da Giorgia Meloni, tramite il Piano Mattei, ha deciso di impegnarsi a fondo nello sviluppo di una partnership cooperativa con i Paesi del continente africano, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sostenibile in vari settori. In tale frangente, risulta cruciale il ruolo che l’AI altre tecnologie emergenti possono avere nell’innovazione e nella crescita industriale. Ma la prospettiva di Roma non può essere solo quella nazionale, come sottolineato in un articolo pubblicato da Atlantic Council e firmato da Vincenzo Del Monaco, ministro plenipotenziario presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy e co-presidente del G7 Digital and Tech Working Group, Eva Spina, capo dipartimento per la connettività digitale e le nuove tecnologie del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e co-presidente del Gruppo di lavoro G7 Digital and Tech, e Keyzom Ngodup Massally, responsabile dei programmi digitali e di Intelligenza Artificiale presso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.

L’impegno dell’Italia nell’utilizzare l’IA per lo sviluppo sostenibile si allinea con la missione storica del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp). Sia l’Italia che l’Undp comprendono l’importanza di creare uno spazio in cui i paesi in via di sviluppo non solo utilizzino l’IA, ma ne diventino partecipanti attivi e partner alla pari nel suo sviluppo, nella sua governance e nel suo utilizzo. Questo approccio può garantire che i benefici della nuova tecnologia vengano sfruttati in modo responsabile, equo e sostenibile, con un impatto di lungo periodo sullo sviluppo.

In questo anno cruciale per lo sviluppo digitale, la presidenza italiana del G7 ha aperto la strada a una significativa collaborazione globale. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), l’Undp e diversi soggetti privati africani si sono uniti con l’obiettivo comune di promuovere un approccio inclusivo, sostenibile e incentrato sui bisogni dei singoli paesi per l’Ai. L’Hub di IA per lo Sviluppo Sostenibile, che mira a creare nuovi dialoghi e azioni tangibili con i partner africani, è frutto di questa collaborazione.  E anche a farlo rapidamente, poiché in Africa la rivoluzione dell’IA è già in pieno svolgimento, come dimostrano le iniziative di Google, Microsoft, Amazon Web Services, Leonardo, Sony, iGenius, Translated, Kytabu, InstaDeep e tante altre ancora.

Con il 60% della popolazione al di sotto dei 25 anni, l’Africa rappresenta un’opportunità unica per l’innovazione nell’IA. Nel solo 2021, 640 startup tecnologiche africane hanno raccolto 5,2 miliardi di dollari, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente. Ed entro il 2030, l’IA potrebbe aggiungere 2,9 trilioni di dollari di valore all’economia africana, pari a un aumento del 3% del prodotto interno lordo annuo.  In questo contesto dinamico si colloca l’Hub di IA per lo Sviluppo Sostenibile, che riconosce il ruolo del settore privato e mira a rafforzare gli ecosistemi locali di IA in collaborazione con le nazioni africane. L’obiettivo è quello di “potenziare gli innovatori, colmare il divario digitale e sbloccare il potenziale trasformativo dell’IA” creando opportunità di mercato. Il progetto  si allinea con la visione dell’Unione Africana sulla trasformazione digitale e ha ricevuto l’approvazione dei ministri del G7 per il Digitale, la Tecnologia e l’Industria a Verona a marzo e al Vertice dei Leader del G7 a Borgo Egnazia lo scorso giugno.

Operativo a partire dal 2025, l’Hub si concentrerà inizialmente su nove Paesi africani: Algeria, Egitto, Etiopia, Kenya, Costa d’Avorio, Marocco, Mozambico, Repubblica del Congo e Tunisia. Attori istituzionali e settore privato collaboreranno su pipeline di dati, potenza computazionale green, sviluppo di talenti e creazione di un ecosistema abilitante, elementi essenziali per i sistemi IA e per il loro potenziale di sviluppo sostenibile.

La presidenza italiana del G7 e l’Undp hanno inoltre lanciato i programmi pilota di Co-progettazione dell’Hub di IA per lo Sviluppo Sostenibile: Startup Acceleration Pilot e Local Language Partnerships Accelerator Pilot. Entrambi i progetti pilota sono progettati per informare lo sviluppo e la progettazione dell’Hub, con il contributo e la partecipazione dell’Unione Africana, Aims, Cassa Depositi e Prestiti Ventures, l’Italian Innovation and Culture Hub, l’International Telecommunications Union e altri partner globali, regionali e locali del settore privato. A ulteriore riprova del pragmatismo di Roma in questo senso nei molteplici piani in cui essa ha approcciato la questione.

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