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“Papà tanto lo so che non torniamo a scuola a settembre”. La confidenza più toccante e sconsolata di mia figlia quindicenne quest’estate è stata sicuramente questa. Una nota positiva nella tristezza e difficoltà del momento c’è perché non si ricorda a memoria d’uomo, e sicuramente quando noi eravamo ragazzi, un desiderio così ardente di tornare a scuola, che poi è il desiderio naturalissimo di ritrovare, dopo più di un trimestre perduto dell’adolescenza che mai più tornerà, la socialità in presenza con i propri compagni di scuola che è una tappa fondamentale delle nostre vite.

Il ritorno a scuola, come qualunque questione nel Paese è diventato oggetto di fuoco contrapposto di sostenitori e oppositori del governo. La realtà è che, in Italia come in ogni altro Paese europeo – si veda il caso della Germania già partita che ha dovuto poi chiudere alcune scuole – il successo o meno della ripartenza scolastica dipenderà da una serie di fattori fuori dal nostro controllo (in primis la forza della seconda ondata che speriamo vivamente sarà debole e gestibile).

L’Italia poi è un Paese di fenomeni che vogliono insegnare al centravanti come si doveva tirare il rigore dopo aver visto dove si è buttato il portiere. Se questo è vero sempre nel nostro Paese (fino all’estremo di un premier denunciato da alcuni italiani per violazione delle libertà fondamentali e da altri per epidemia colposa), è anche vero che attorno ad alcune scelte chiave si discute molto. Ad esempio se e quando i lavori di ristrutturazione delle aule potevano e dovevano essere avviati per essere pronti per il nuovo anno scolastico, se in classe bisognerà tenere le mascherine e se la temperatura va misurata a casa o a scuola. Molto delicata anche la questione degli insegnanti “fragili” che presenteranno certificati per non tornare ad insegnare in presenza. Funzionerà la procedura e quale sarà il confine di “fragilità” che il dottore chiamato a fare un certificato definirà? La vita è fatta di rischi e tornare ad insegnare ai ragazzi in mancanza di gravi fattori invalidanti dovrebbe essere la missione e il desiderio degli insegnanti.

Nonostante siamo arrivati ormai troppo a ridosso della riapertura non è troppo tardi invece per domandarsi (anche se bisogna decidere molto presto) quali possano essere le misure migliori dal punto di vista dello screening e degli esami. È un dovere civico conoscere la propria situazione prima di tornare stabilmente in una comunità in presenza come quella scolastica. Certificazioni o autocertificazioni sono la precondizione a mio avviso per ripartire bene come abbiamo visto nell’esempio delle squadre di calcio. La differenza che complica ulteriormente la situazione è che gli studenti non possono vivere in una bolla come i calciatori di serie A e dunque anche dopo il primo giorno tutto potrà succedere. Abituarsi ad un alternanza tra aperture e chiusure caso per caso sarà probabilmente la norma.  Ancora una volta l’insegnamento della pandemia dovrebbe essere che  il rischio zero non esiste, la vita è fatta di rischi e che la decisione chiave è renderli accettabili.

Un’ulteriore complicazione nella già difficile arte di governare il paese sta al solito nel rapporto tra stato e regioni. Non facile trovare delle linee comuni e il coordinamento nell’autonomia delle scelte. La conferenza stato-regioni sulla questione dei trasporti scolastici ne è un esempio concreto.

Nel frattempo assieme ad un gruppo di lavoro formato da tanti esperti nazionali ed internazionali, avendo avuto la fortuna di non esserci dovuti occupare di problemi complicati legati alla logistica (per questo tutto il nostro rispetto e comprensione per chi ha queste gatte da pelare), possiamo offrire un regalo ai ragazzi per la ripartenza della scuola.

Proprio oggi rendiamo pubblico un sussidio con piste di lavoro e attività per i diversi cicli scolastici in materia di educazione civica costruito assieme all’ex ministro Fioramonti. Lo offriamo come strumento complementare di approfondimento alle linee guida. Uno strumento speriamo utile per la semina e disponibile ad una nuova generazione che vorremmo non ripetesse i nostri errori ed imparasse attraverso ricerca ed esperienza maturata anche con lo studio attivo dell’educazione civica a costruire una società resiliente, sostenibile e generativa in grado di resistere meglio in futuro ai rischi sanitari ed ambientali che purtroppo incombono e incomberanno sul nostro futuro.

“Papà tanto lo so che a scuola non ci torniamo”. E invece no, il 14 saremo idealmente anche noi in classe, il 14 siamo tutti studenti.

Il rischio zero non esiste, si torni a scuola. Parola di Becchetti

“Papà tanto lo so che non torniamo a scuola a settembre”. La confidenza più toccante e sconsolata di mia figlia quindicenne quest’estate è stata sicuramente questa. Una nota positiva nella tristezza e difficoltà del momento c’è perché non si ricorda a memoria d’uomo, e sicuramente quando noi eravamo ragazzi, un desiderio così ardente di tornare a scuola, che poi è…

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