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Il Dipartimento alla Giustizia non ha scoperto prove di brogli elettorali così diffusi da modificare l’esito delle elezioni: lo ha ieri detto il segretario alla Giustizia William Barr, in un’intervista all’Ap. Intanto, dalla Casa Bianca arrivano voci non confermate di grazie imminenti a parenti e collaboratori di Donald Trump e persino di un tentativo di truffa sulle grazie, subito bollato come “fake news” in un tweet dal magnate presidente.

LO STRAPPO DI BARR

Barr, uno dei ministri più vicini a Trump, ha detto all’Ap che nelle ultime settimane magistratura ed Fbi hanno lavorato per indagare su denunce specifiche di frodi elettorali, senza però trovare, almeno finora, prove di irregolarità su larga scala tali da cambiare il risultato delle urne, che dà la vittoria a Joe Biden.

Barr lo scorso mese aveva emanato una direttiva a tutti i procuratori generali del Paese, spronandoli a indagare su tutte le “accuse rilevanti” di brogli e frodi elettorali che fossero state presentate. Dopo l’intervista, i cui contenuti apparentemente spiazzano il presidente, che contesta l’esito delle elezioni e non ammette la sconfitta, Barr si è recato alla Casa Bianca.

Il segretario alla Giustizia ha poi annunciato la nomina di un procuratore speciale, John Durham, che prosegua la contro-inchiesta sulle origini del Russiagate, un’indagine sollecitata da Trump, convinto che il Russiagate fosse un complotto dell’Amministrazione Obama contro la sua elezione.

TRUMP ROMPE GLI INDUGI: MI RICANDIDO

In serata, durante una festa di Natale, Trump ha per la prima volta affermato in pubblico che intende ricandidarsi nel 2024. “Sono stati quattro anni meravigliosi – ha detto il presidente uscente. Stiamo tentando di farne altri quattro, altrimenti ci vedremo tra quattro anni”. La folla prevalentemente composta da membri del partito repubblicano, è esplosa di gioia, secondo un video visto da Politico.

Fonti di stampa, fra cui Cnn, New York Times e Washington Post, affermano che Trump discute con i suoi consiglieri se concedere una grazia preventiva ai suoi tre figli maggiori, Donald Jr., Ivanka ed Eric, e al suo genero Jared Kushner, oltre che al suo avvocato personale Rudy Giuliani, nel timore che il Dipartimento della Giustizia dell’Amministrazione Biden li colpisca.

Le voci su perdoni presidenziali stanno facendosi vorticose in questi giorni, mettendo in evidenza – scrive il New York Times – “quanto l’Amministrazione Trump sia stata segnata da indagini e incriminazioni su e di persone nell’orbita presidenziale”.

GRAZIA IN FAMIGLIA

Donald Trump Jr. è stato indagato nel Russiagate per i contatti con i russi incontrati alla Trump Tower che offrivano materiale compromettente su Hillary Clinton ma non è mai stato incriminato. Kushner fornì false informazioni alle autorità federali sui suoi contatti con autorità straniere per il suo nullaosta di sicurezza, ma il presidente glielo garantì lo stesso. Le preoccupazioni del presidente per Eric e Ivanka potrebbero invece essere legate all’inchiesta della procura di New York sulle presunte frodi ed evasioni fiscali della Trump Organization. La grazia presidenziale, tuttavia, non copre i reati statali o locali.

I timori per Giuliani, avvocato che guida la fallimentare offensiva legale sui ricorsi elettorali, riguarderebbero invece il suo coinvolgimento nell’inchiesta della procura di New York sui maneggi del legale in Ucraina contro i Biden e sul suo ruolo nella cacciata dell’ambasciatrice americana a Kiev, episodi al centro del processo di impeachment contro Trump.

L’anchor della Fox Sean Hannity, una delle persone più ascoltate dal presidente uscente, ha suggerito che Donald Trump grazi se stesso e la sua famiglia per evitare potenziali indagini da parte della futura amministrazione Biden.

“Se è questo ciò che vogliono fare, se Biden mai diventerà presidente, dirò a Trump di graziare se stesso e la sua famiglia”, ha detto nel suo show tv.

I suoi commenti ricalcano quelli del deputato repubblicano Matt Gaetz. Finora nessun presidente hai mai tentato di graziare se stesso e molti giuristi sono scettici sulla costituzionalità di una mossa del genere. Quando Richard Nixon stava considerando questa ipotesi per sé e per alcuni dirigenti della sua amministrazione durante il Watergate, il dipartimento di giustizia elaborò un memo nel quale concludeva che una tale decisione sarebbe stata illegale.

L’ALTRA INDAGINE

Tangenti in cambio di una grazia presidenziale da parte di Donald Trump. È l’ipotesi su cui sta indagando il dipartimento di giustizia. Lo scrive la Cnn citando documenti giudiziari, da cui emerge che il giudice della corte distrettuale della capitale Beryl Howell ha autorizzato alcuni procuratori ad avere accesso ai documenti contenuti in apparecchiature informatiche sequestrate nei mesi scorsi in una indagine che ruota intorno a questa ipotesi.

Gli inquirenti ritengono che le apparecchiature (iPhone, iPad, laptop, pc) possano rivelare email su una presunta attività criminale, compreso uno “schema segreto di lobbying” e una cospirazione corruttiva che offre “un contributo politico sostanziale in cambio di una grazia presidenziale o di una sospensione della pena” per un imputato condannato il cui nome è omesso. Nelle ultime settimane Donald Trump sta valutando una serie di provvedimenti di clemenza. Nella lista ci sono vari amici ed alleati, dall’ex capo della campagna elettorale Paul Manafort all’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon sino al suo avvocato personale Giuliani.

“L’indagine sulla grazia è una fake News!”: cosi’ su Twitter Trump commenta le notizie di una inchiesta su possibili tangenti in cambio di una grazia presidenziale.

LA GUERRA AI COLOSSI TECH

Trump ha minacciato su Twitter di porre il veto alla legge annuale sulla difesa se il Congresso non metterà fine alla cosiddetta sezione 230, ossia la normativa che garantisce ai giganti del web l’immunità per i contenuti di terzi. Uno scudo legale che definisce “una grave minaccia alla nostra sicurezza nazionale e all’integrità delle elezioni”, dopo che Twitter e altri social hanno ‘censurato’ i post suoi e di altri conservatori sui presunti brogli elettorali. President Trump delivered the threat against the annual, nearly trillion-dollar spending bill in a late-night tweet targeting the law, known as Section 230. The tweet marks a dramatic escalation of his conflict with Silicon Valley over unproven allegations of bias against conservatives.

Trump ha raccolto circa 170 milioni di dollari dopo aver lanciato all’indomani dell’election day la sua campagna contro brogli finora mai dimostrati. Ma il 75% delle donazioni per l’”Election Defense Fund’ è andato in realtà ad un nuovo Pac (comitato di azione politica, ndr) creato a meta’ novembre, ‘Save America”, che potrebbe essere usato per finanziare le sue prossime mosse politiche. Lo scrive il New York Times. L’altro 25% invece è stato indirizzato verso il partito repubblicano.

BIDEN SCALDA I MOTORI

“L’aiuto è in arrivo” per l’economia americana: lo ha detto Biden presentando la sua squadra economica a Wilmington. “Possiamo costruire un’economia che funzioni per tutti gli americani”, ha aggiunto, ricordando la lotta contro le diseguaglianze.

Il presidente eletto ha rilanciato il suo appello al Congresso perché fornisca aiuti economici “immediati” contro la pandemia. “Qualsiasi pacchetto di aiuti approvato prima che io entri in carica a gennaio sarà solo un inizio”, ha assicurato.

L’ULTIMO DISPETTO

L’ultimo dispetto di Trump prima di lasciare la Casa Bianca a Joe Biden potrebbe essere un evento in stile campagna elettorale il giorno del giuramento del nuovo presidente, il prossimo 20 gennaio. Come riportano alcuni media americani citando fonti vicine alla Casa Bianca, l’obiettivo di Trump e’ lanciare proprio in occasione dell’Inauguration Day la sua candidatura per le presidenziali del 2024.

 

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