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Uno scudo anti-scalate per fermare i francesi di Vivendi in Mediaset. Il governo Conte bis allunga una mano a Silvio Berlusconi nella controversia con il gruppo di Vincent Bolloré.

Nella serata di martedì la senatrice del Pd Valeria Valente, relatrice del decreto Covid, ha depositato un emendamento “per proteggere le aziende italiane televisive ed editoriali”. “L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – prevede il testo presentato a Palazzo Madama – è tenuta ad avviare un’istruttoria, da concludersi entro il termine di sei mesi dalla data di avvio del procedimento, volta a verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo, sulla base di criteri previamente individuati, tenendo conto, fra l’altro, dei ricavi, delle barriere all’ingresso nonché del livello di concorrenza nei mercati coinvolti”.

L’intervento è già stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, con un solo, piccolo intoppo: la Lega ha votato contro. Un fuori-programma che ha già aizzato i colleghi azzurri del centrodestra. “Credo che la Lega in Commissione non abbia compiutamente valutato la situazione”, chiosa diplomatico Maurizio Gasparri. Il forzista Andrea Cangini non usa i guanti: “Matteo Salvini, evidentemente, ha cambiato slogan: da ‘prima gli italiani’ a ‘prima i francesi”.

L’emendamento vuole colmare il vuoto della sentenza della Corte di Giustizia Ue del 3 settembre sulla controversia Mediaset-Vivendi. Allora la Corte aveva reputato “contraria al diritto dell’Unione” la disposizione italiana “che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset”, di fatto aprendo a un libera tutti nel mercato delle telco e della tv e vanificando gli sforzi dell’Agcom.

L’autorità presieduta da Giacomo Lasorella, richiamando il Testo unico dei servizi di media audiovisivi, aveva infatti costretto i francesi a diminuire una delle due quote fra il 23,94% in Tim e il 28,8% in Mediaset. Il gruppo d’Oltralpe aveva optato per affidare a una società indipendente, senza diritto di voto, il 19% della quota in Mediaset, tenendo per sé il restante 9,98%. Ma l’intervento dell’authority era stato giudicato inidoneo dalla Corte Ue.

Di qui il contrattacco del governo. Obiettivo: fermare la scalata di Vivendi, o almeno prendere tempo. E non ce n’è molto: il 16 dicembre il Tar del Lazio dovrà decidere sul ricorso di Vivendi contro l’ordinanza dell’Agcom.

Con l’emendamento Valente viene di fatto attribuito all’Agcom un potere di veto con l’istruttoria che può congelare per sei mesi qualsiasi operazione. Una modifica frutto del pressing dell’intera maggioranza, con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S) e quello dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) in prima linea.

Il freno ai francesi arriva a pochi giorni dalla pubblicazione della relazione del Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) che ha lanciato un alert delle mire francesi su Unicredit e Generali. Il documento a firma di Enrico Borghi (Pd) e Francesco Castellucci (M5S) ha acceso un faro sull’interessi della francese Axa per il Leone di Trieste, definendo rischiosa un’eventuale cessione del colosso assicurativo italiano perché consegnerebbe alla concorrenza transaplina “il 3,5% del debito pubblico italiano”.

Ma a nessuno sfugge la connotazione politica dello stop ai francesi. Mentre il governo arranca nella gestione dell’emergenza Covid e il premier Giuseppe Conte si ritrova al centro di un fuoco amico nella maggioranza, con i numeri al Senato sempre più ballerini, l’assist al Cavaliere suona come un’assicurazione sulla vita della maggioranza rossogialla…

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