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Visitando il confine con il Libano oggi, dopo gli scontri di ieri, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato che “l’azione di ieri è stata importante, è servita a sventare una infiltrazione nel nostro territorio”. Così, ha respinto una volta di più le affermazioni degli Hezbollah secondo cui ieri non ci sarebbe stato alcun attacco da parte dei miliziani sciiti. “Tutto quello che accade adesso”, ha aggiunto Netanyahu, “è il risultato degli sforzi condotti dall’Iran e dai suoi fiancheggiatori libanesi di radicarsi militarmente nella nostra regione”. Riferendosi poi a Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah, Netanyahu ha affermato: “Nasrallah serve gli interessi dell’Iran, a spese del Libano”. “Non suggerisco a nessuno di mettere alla prova l’esercito israeliano o Israele. Siamo determinati a difenderci”, ha aggiunto il premier israeliano avvertendo Hezbollah e Iran.

Come spiegato ieri da Formiche.net, miliziani appartamenti a Hezbollah pare abbiano sparato un missile anticarro Kornet contro un veicolo israeliano nella delicatissima zona di confine tra i due Paesi. E la risposta israeliana è arrivata immediatamente: secondo l’Idf c’è stata una controffensiva d’artiglieria e un bombardamento che “ha distrutto il commando infiltrato”. L’area è tecnicamente territorio libanese, ma è sotto il controllo israeliano dalla fine della Guerra dei Sei Giorni del 1967. È un’escalation per certi versi attesa, dopo che da giorni movimenti militari nell’area avevano fatto preoccupare anche l’Unifil, con il generale italiano Stefano Del Col, comandante della missione di peace-enforcing dell’Onu, che aveva invitato le parti a mantenere massimo il controllo della situazione.

“Ogni incidente al confine tra Israele e Libano può degenerare in una guerra”, spiega a Formiche.net il tenente colonnello Sarit Zehavi, esperta di Libano, 15 anni nell’intelligence dell’Idf e fondatrice dall’Alma Center nel Nord di Israele. “Il punto è se assisteremo a una situazione ciclica di azione e reazione”. Molto dipenderà anche, continua l’esperta, dalle future mosse di Hezbollah, “se deciderà di colpire i civili, cosa che attualmente sembra però improbabile”. Ed è per questo, aggiunge, che “nessuna delle due parti, Israele ed Hezbollah, vuole la guerra”.

“Lo scontro a fuoco conferma, al momento, quanto la contrapposizione tra Israele e Iran in Siria possa pericolosamente straripare in Libano. Le azioni che Hezbollah avrebbe voluto condurre quest’oggi potrebbero essere infatti la risposta all’uccisione in Siria Ali Kamel Mohsen Jawad (il combattente del gruppo ucciso nel bombardamento israeliano, ndr). Una morte che le stesse forze di difesa israeliana hanno però dichiarato essere accidentale” spiegava ieri a Formiche.net Matteo Bressan, docente di Relazioni internazionali e studi strategici alla Lumsa e analista Nato Foundation.

Anche Zehavi è convinta che la sfida tra Israele ed Hezbollah altro non sia che una sfida tra lo Stato ebraico e l’Iran. Così come è convinta che “la politica israeliana non cambierà per un singolo evento sul confine con in Libano”. Lo Stato ebraico continuerà sulla linea della Gray zone verso Libano e Siria, conclude l’esperta: Israele combatte gli sforzi militari di Iran e Hezbollah di sviluppare un nuovo fronte dalla Siria.

Né Israele né il Libano cercano la guerra. Parla Zehavi (Alma)

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