Skip to main content

La decisione del governo italiano di autorizzare (come prevede la normativa vigente) la cessione all’Egitto delle due fregate FREMM richieste, che erano destinate alla Marina Militare Italiana, è ragionevole e politicamente opportuna. Legare le decisioni su un tema di questa portata solamente alla giusta insoddisfazione per l’inconcludenza delle indagini sul caso Regeni sarebbe l’espressione di una visione politica angusta, che non offrirebbe certo più opportunità alla ricerca della verità e della giustizia a cui tutti miriamo.

La politica estera e il sistema delle alleanze di un Paese si costruisce sia con la diplomazia, che con la collaborazione nei settori strategici, tra i quali vi è certamente anche quello della Difesa. Le forniture militari sono anche strumenti di posizionamento politico e non rispondo ad una mera logica di mercato.

Le decisioni relative al procurement militare comportano legami destinati a consolidarsi e rafforzarsi con il tempo, perché quando un Paese decide da chi acquisire un sistema d’arma sa che decide anche di dipendere in parte dal fornitore per il mantenimento in efficienza dei suoi sistemi di difesa, e quindi per la sua sicurezza.

Per questa ragione i governi si confrontato tra di loro per le acquisizioni, e non si rivolgono solamente alle industrie della Difesa. In questo modo si ridefiniscono anche gli equilibri geopolitici, quelle relazioni tra le Nazioni che sono anche legami tra popoli e producono una visione ed una prospettiva comune del futuro ed anche della sicurezza. Il legame e l’amicizia tra il popolo italiano e quello egiziano è scritto nella nostra storia, coltivarlo è giusto ed è nell’interesse reciproco.

Abbiamo alle spalle secoli di coesistenza pacifica e di cooperazione, ma anche conflitti e guerre di religione. La storia ci insegna che solo la collaborazione ha prodotto progressi. Negli anni della Guerra Fredda, quando l’Occidente considerava troppo spesso i Paesi a maggioranza musulmana solo attori che agiscono per procura, l’Italia ha saputo tenere aperto un dialogo ed un confronto costruttivo, cercando di comprenderne le legittime aspirazioni.

Sappiamo che i nostri popoli coltivano principi e valori che non si escludono a vicenda, ma condividono il valore della tolleranza e della dignità dell’uomo, hanno il medesimo il senso di giustizia e desiderio di progresso e di raggiungere il benessere. Non basta dunque ascoltarci e rispettarci, dobbiamo promuove uno sforzo per collaborare di più nella soluzione dei problemi comuni.

Qualche anno fa, in un celebre discorso tenuto all’Università del Cairo, il presidente americano Obama disse che “indipendentemente da razza, religione, posizione sociale nella propria vita, tutti noi condividiamo aspirazioni comuni, come quella di vivere in pace e sicurezza, quella di volerci istruire e avere un lavoro dignitoso, quella di amare le nostre famiglie, le nostre comunità e il nostro Dio. Queste sono le speranze e le ambizioni di tutto il genere umano”.

Tuttavia i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l’Occidente ostile nei  confronti delle tradizioni dell’Islam, e violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni armando una minoranza esigua, ma forte e pericolosa, che ha contagiato gran parte dell’Asia e dell’Africa.

Questi estremisti hanno colpito in molti Paesi ed ucciso persone di ogni fede religiosa. Il terrorismo Jihadista rappresenta oggi una minaccia seria e complessa, che colpisce prima di tutto civili inermi ed ha insanguinato più volte anche l’Europa. Al Qaeda e Daesh non sono stati sconfitti, hanno affiliati in molti Paesi e stanno cercando di espandere il proprio raggio di azione. Questa non è un’opinione politica, che possiamo condividere o meno, è un dato di fatto che dobbiamo affrontare.

Possiamo vincere questa lotta solo se la combattiamo insieme ai Governi dei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, che ne sono colpiti quanto e più di noi. L’Egitto, per dimensione e peso strategico, è indubbiamente uno dei più importanti. Se i nostri rapporti saranno definiti dai contrasti e dalla diffidenza, se alimentiamo un circolo vizioso di sospetti e discordia, daremo maggiore potere a coloro che perseguono l’odio invece della pace, che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione.

Per questa ragione il nostro governo coltiva attivamente il rapporto con il governo egiziano. Perché la collaborazione tra i nostri due Paesi può migliore la vita di entrambi i popoli. Sappiamo bene che la sola potenza militare non risolverà di sicuro i problemi dell’Egitto, né quelli di tutta l’Africa, che bisogna investire per costruire scuole ed ospedali, strade ed aziende, ma senza la sicurezza nessun investimento è possibile, e nel futuro non non ci sarà alcun progresso.

Quello che è accaduto in Libia dovrebbe farci riflettere, perché la mancanza di stabilità politica e di sicurezza in quel Paese rappresenta una minaccia diretta anche per il nostro interesse nazionale. In secondo luogo dovrebbe farci riflettere anche sul fatto che non possiamo affidare la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo ad un solo protagonista, anche se questo è un nostro alleato nelle Nato, come la Turchia, ed agisce perseguendo interessi suoi che sono parzialmente e momentaneamente convergenti con i nostri.

In prospettiva dobbiamo tenere conto dell’evoluzione dello scenario geopolitico. La strada per la pace non è rettilinea, e non ci sono scorciatoie. Non abbiamo la pretesa di conoscere che cosa sia meglio per ciascuna Nazione, ma non è credibile che la stabilità del quadrante mediterraneo possa derivare dall’espansionismo turco o della riorganizzazione delle province del decaduto impero Ottomano.

È più ragionevole pensare che la pace e la sicurezza vengano da un equilibrio di potenza a livello regionale, che sia capace di resistere nel tempo e di assicurare la stabilità e il perseguimento degli interessi di ciascuno. L’Italia può ambire ad essere protagonista nella costruzione di questo equilibrio ed ordine regionale, o accontentarsi di esserne spettatore. Di questo stiamo parlando.

Non si tratta dunque di vendere due navi. Non si tratta solo del valore di 1,2 miliardi di euro che questa commessa porterà nelle casse dello Stato, e nemmeno del valore dei 10,7 miliardi di dollari stimati del valore complessivo delle altre commesse negoziate dal Cairo con le industrie italiane delle Difesa, si tratta di una collaborazione politica e militare con il principale Paese del Nord Africa, che può aiutarci a garantire la stabilità, la pace e la sicurezza del Mediterraneo.

Caso Fremm-Egitto, il governo ha agito correttamente. Parola di Pagani e Miceli (Pd)

Di Alberto Pagani e Carmelo Miceli

La decisione del governo italiano di autorizzare (come prevede la normativa vigente) la cessione all’Egitto delle due fregate FREMM richieste, che erano destinate alla Marina Militare Italiana, è ragionevole e politicamente opportuna. Legare le decisioni su un tema di questa portata solamente alla giusta insoddisfazione per l’inconcludenza delle indagini sul caso Regeni sarebbe l’espressione di una visione politica angusta, che…

Conte, l'equilibrista in bilico fra Bruxelles e il Quirinale. Il ritratto di Massimo Franco

Anche la politica deve abituarsi alla volatilità della crisi. Oggi c’è il virus, domani non c’è più, dopodomani può ritornare. Oggi il premier Giuseppe Conte detta l’agenda economica, convoca Stati generali sulla ripresa, ha in mano le redini della maggioranza. E domani? Domani non è detto, spiega Massimo Franco, saggista ed editorialista del Corriere della Sera. Al via gli Stati…

Stati Generali, perché è giusto che l’opposizione non ci sia. L'opinione di Ocone

Il “centrodestra” alla fine ha deciso: all’invito del presidente del Consiglio di partecipare agli Stati generali risponderà ringraziando ma declinando. È una buona notizia per l’opposizione politica, e in genere per il sistema democratico italiano: una democrazia in cui l’opposizione non partecipa al potere (potrebbe anche farlo in una situazione di emergenza ma in un governo di "unità nazionale" non…

Di Maio, le fregate all'Egitto e l'export militare. Il nodo aperto della legge 185

Non è ancora stata finalizzata la procedura di vendita di due fregate all'Egitto. È questa l'unica certezza dopo giorni di dibattito e indiscrezioni, tra pacifismi, proteste ideologiche e una lettura dei rapporti internazionali spesso lacunosa di realismo. Oggi, sul tema è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, chiarendo alcuni aspetti della vicenda. LE PAROLE DI DI MAIO “La…

Il nuovo centro cyber Ue non sorgerà in Belgio (ma neanche in Italia...)

Due anni fa la Commissione europea ha proposto la creazione di un centro europeo per la sicurezza informatica con sede in Belgio. Dall’anno prossimo, il nuovo polo, denominato European Cybersecurity Competence Centre, dovrebbe coordinare gli sforzi dei regolatori nazionali e dei governi nell’Unione europea e gestire i fondi per la ricerca di programmi come Orizzonte Europa ed Europa digitale. Il…

La Via della Seta inciampa in Africa e frana in Asia Centrale. Ecco perché

Su questa testata abbiamo visto come la Via della Seta - programma centrale della Repubblica Popolare Cinese, abbracciato circa un anno fa con tanto entusiasmo dall’Italia (unico tra i grandi Paesi dell’Unione europea) - abbia inciampato in Africa, dove molti Stati si oppongono a rimborsare gli onerosi prestiti contratti con Pechino per progetti la cui utilità oggi appare quando meno dubbia.…

Guerra dei turisti, se gli oligarchi russi scelgono l'Italia. L'analisi di Pellicciari

Che la paura di un virus sconosciuto abbia lasciato spazio all’angoscia per una crisi economica che si preannuncia sempre più grave, lo dimostra la copertura nei media nostrani dei primi weekend della Fase 2. Più che di giornalismo informativo, si è trattato di lancio promozionale volto a stimolare la voglia di svago accumulata durante il lockdown e di indirizzarla verso…

Perché il Mes serve all'Italia (ma non è una manna). La versione di Visco

Due scenari. Nel migliore, entro la fine del 2020 il Pil italiano cala del 9% e l’inflazione rimane a zero. Nel peggiore, con una seconda ondata del coronavirus, crolla del 13% e l’inflazione scende sotto lo zero. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco spiega il bivio che attende il Paese in un’intervista con Bloomberg Tv. Se tornano il virus…

Il Piano resiliente di Colao e l’Italia nuova start-up nation

Di Valerio De Luca

Il rilancio del potenziale unico dell’Italia, che è alla base del Piano Colao e del decreto Rilancio, passa necessariamente per la resilienza del sistema Paese, e cioè il grado di resistenza ad uno shock delle istituzioni, delle strutture economiche e delle forze sociali che, sostenute da una carica di futuro, le consente di “balzare avanti” e di trasformarsi in qualcosa…

Il Mes per la Sanità non sia una cambiale in bianco. Parla Coletto (Lega)

Sì al Mes, a patto che non sia un assegno in bianco all'Europa. A mettere le mani su quei 37 miliardi ce ne sarebbero di cose da fare per la nostra Sanità. Investimenti in macchinari, nuovi ospedali, tecnologie. Tutte cose che la spesa corrente nazionale (118 miliardi nel 2019) non copre visto che viene destinata alla manutenzione del sistema, non certo al…

×

Iscriviti alla newsletter