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Come si sta mescolando, nella crisi del gas del Mediterraneo orientale, la diplomazia teutonica e americana con il nuovo progetto per la Difesa ellenica? Dopo i 18 Rafale francesi (acquistati per 2 miliardi di euro), probabilmente arriveranno ad Atene anche gli F-35: così la Grecia si sta preparando alla più grande riforma della sua Difesa dell’ultimo ventennio, anche a causa della crisi del gas con la Turchia, contando sull’appoggio di Washington e Parigi.

INDIZI

Per comprendere la portata strategica dei nuovi acquisti da parte di Atene, occorre ripercorrere quanto accaduto anche ad Ankara negli ultimi giorni. Dopo 3 anni di silenzio, il 21 settembre scorso l’ambasciata americana in Turchia ha twittato sul tavolo diplomatico greco-turco. Il tweet afferma che “gli Stati Uniti, in linea di principio, non prendono posizione sulle controversie di altri Stati sulla giurisdizione marittima”, ma di fatto si corrobora quel tavolo di dialogo, anche perché due F-35 inizialmente destinati alla Turchia potrebbero essere acquistati dalla Grecia. Inoltre l’ambasciatore Usa ad Ankara, David Sutherfield, ha incontrato il sindaco di Istanbul e rivale di Erdogan, Ekrem. Sono solo alcuni punti che, se uniti, portano ad una migliore comprensione dello scenario in atto.

CINA & 5G

Ma non è tutto, perché in un contesto di per sé già complesso e iper articolato, non va dimenticato il tema del 5G cinese che investe anche Grecia (che già ha detto no ai cinesi) e Turchia, intrecciandosi con la geopolitica: il Segretario di Stato Mike Pompeo ha recentemente osservato che in Turchia una quantità significativa di dati potrebbe cadere nelle mani dei cinesi “e questo significa che dobbiamo stare più attenti, Huawei e altre società cinesi della Turchia potrebbero influenzare negativamente la cooperazione militare con gli Stati Uniti, noi faremo in modo che i dati degli Stati Uniti siano protetti”. La quota di mercato di Huawei in Turchia è significativamente aumentata in un solo biennio, dal 3% del 2017 al 30% del 2019. Un’altra importante società di telecomunicazioni cinese, Zte, ha acquisito una partecipazione del 48% in Netas.

DIFESA

Come si lega, dunque, la diplomazia di Berlino e Washington con la nuova direttrice di marcia imboccata da Atene? Detto della commessa francese (18 caccia Rafale e probabilmente anche due fregate Belrrà), si apre un interesse anche sui carri armati. Gli Usa hanno offerto alla Grecia 1200 carri ASV M1117 Guardian, alcuni dei quali si trovano già in Europa (in Germania): se le parti troveranno un accordo sul prezzo, i primi 200 pezzi verranno inviati in Grecia entro il prossimo dicembre, per essere impiegati al confine turco sul fiume Evros. Allo studio anche l’acquisto dei missili Spike Nlos per gli elicotteri AH-64A, a dimostrazione del fatto che la Grecia innalzerà il proprio livello complessivo di difesa, magari provando a contrastare gli S-400 turchi.

POMPEO

Per la seconda volta in un solo anno il Segretario di Stato Mike Pompeo si appresta a visitare la Grecia, prima a Salonicco per rimarcare l’interesse Usa per il costone balcanico, e poi ospite della residenza cretese del premier Mitsotakis a Chanià, nei pressi della base di Souda Bay. Lo storico potenziamento delle relazioni greco-americane, la crisi del gas e lo sviluppo della Grecia come forte partner regionale degli Usa nei settori della sicurezza e dell’energia saranno al centro dell’incontro. Secondo quanto osservato dal Dipartimento di Stato, “le relazioni tra Grecia e Stati Uniti sono davvero ad un livello storicamente elevato e questa prossima visita sottolineerà i successi nelle relazioni bilaterali”.

QUI ONU

“Mi rifiuto di credere che la partnership tra vicini stretti non sia possibile, Erdogan usi lo strumento della diplomazia”. E’la richiesta che il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha avanzato dal “palco” delle Nazioni Unite per risolvere la crisi del gas nel Mediterraneo orientale.

“Incontriamoci, parliamo e cerchiamo una soluzione reciprocamente accettabile – ha precisato durante il suo intervento in occasione della 75ma Assemblea generale dell’Onu – Diamo una possibilità alla diplomazia”, senza dimenticare di accennare però alla realpolitik degli ultimi mesi, in cui la Turchia ha “aggredito” Grecia e Cipro mossa dalle sue mire energetiche.

“Se dopo tutto non saremo ancora d’accordo, allora dovremmo fidarci della saggezza della Corte internazionale dell’Aia”, aleggiando il possibile ricorso all’Arbitrato internazionale. Ma c’è un passaggio nell’intervento di Mitsotakis che assume un certo peso specifico: è quello relativo all’accordo Abraham tra Emirati Arabi Uniti e Israele dello scorso 15 settembre firmato da due leader molto vicini ad Atene: lo sceicco Abdullah bin Zayed al-Nahyan e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

twitter@FDepalo

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