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Anche quest’anno, sebbene con il fiato corto dopo aver inseguito con fatica il rapido complicarsi degli eventi internazionali, ci siamo arrivati. Il 4 novembre non è una data come le altre, anche se nello scorrere della vita ogni giorno può avere un’importanza diversa. La data “4 novembre 1918”, scolpita sul marmo tra i due altari in cima alla scalinata del Vittoriano, è quella che dà inizio al Bollettino della Vittoria, con il quale si annunciava la resa dell’Impero austroungarico.

Questa vittoria, se così possiamo o dobbiamo giustamente chiamare un evento allo stesso tempo triste (600 mila cittadini con le stellette caduti in battaglia), ma anche lieto (la fine di un ciclo di guerre risorgimentali durato settant’anni), aveva finalmente consacrato la realizzazione del “sogno impossibile” dell’Italia unita. Un’Italia rimasta però un po’ complicata in termini di rimembranze belliche o di gestione di “cose militari”, tanto che, come la data del 2 giugno, anche quella del 4 novembre sul calendario nel tempo è comparsa scritta in rosso, come tutte le domeniche, ma anche in nero, come tutti i giorni feriali. Infatti, per mettere un po’ d’ordine si è reso necessario un provvedimento poco conosciuto: firmando la legge 1° marzo 2024, n. 27, il Presidente della Repubblica sanciva l’istituzione della “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”. È una ricorrenza, non una festività, e sul calendario resta scritta in nero.

Questo riconoscimento ufficiale è giunto proprio in un 2024 davvero particolare, sospeso com’è in un’inedita situazione globale che mescola guerre e di volontà di pace, con tentativi di mediazione in cui lo stesso Onu si dimostra impotente, quando non divisivo. Certo, va riformato, ed è da almeno un trentennio che se ne parla. Ma come, e da chi, se la fonte prima delle divisioni è proprio il Consiglio di Sicurezza, ovvero l’Organo preposto a dirimerle? Ritornando al nostro interno, è auspicabile che la legge appena citata possa nel tempo davvero contribuire a raddrizzare, almeno in questo settore, quel “politicamente corretto” che così spesso porta ad una mistificazione di fatti e di parole, confondendo e rendendo incomprensibile – soprattutto ai meno attrezzati culturalmente – ogni realtà degli eventi. E anche i torti e le ragioni. Per ciò che riguarda l’atteggiamento popolare, ma anche istituzionale, verso le nostre Forze Armate, si spera che vuoi la legge, vuoi i minacciosi eventi esterni di questi giorni, possano essere utili a far comprendere non solo la legittimità della loro esistenza, ma anche l’esigenza di mantenerle efficienti, dotate di mezzi validi, con addestramento e scorte adeguate.

In questo sembra che il nostro sistema (fatto salvo l’atteggiamento di alcuni sodalizi che allevano ed alimentano i professionisti della protesta, come nella squalificante manifestazione di Napoli contro il G7 della Difesa), si stia muovendo con una determinazione che in altri momenti era meno visibile, o che forse non c’era affatto. Significative sono le varie iniziative di questi ultimi mesi, siano esse legate specificatamente alla ricorrenza del 4 novembre o comunque collegate alle rinnovate incombenze della Difesa. Il Presidente Mattarella celebrerà la giornata a Venezia assieme al Ministro Crosetto, fermo restando, al mattino, il consueto omaggio all’Altare della Patria, con il sorvolo delle Frecce Tricolori. Ulteriore pubblicità sarà data, a livello locale, all’accessibilità pubblica alle maggiori strutture militari nazionali. Di rilievo, in tema di incontro con il pubblico, anche l’iniziativa del Ministero della Cultura, il quale ha reso noto che, in occasione della ricorrenza, saranno aperti gratuitamente musei e parchi archeologici statali, demandando alle Regioni istruzioni nel merito. Sino ad oggi, per il 4 novembre è stata già dichiarata la fruibilità gratuita di un centinaio di siti in tutta l’Italia. È la nostra Storia che ci viene incontro.

Ma sono molteplici gli eventi che hanno sospinto il nostro pubblico a guardare positivamente verso la Difesa, e quindi con maggiore consapevolezza anche alla giornata del 4 novembre. Ad esempio, il 2 ottobre (il giorno successivo al lancio di un paio di centinaia di missili dall’Iran verso Israele), Giorgia Meloni aveva chiamato a colloquio telefonico tutti i suoi omologhi del G7. Parallelamente, le Commissioni congiunte Esteri e Difesa della Camera e del Senato sentivano in audizione i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto circa la situazione in Libano, in seguito all’attacco di terra israeliano. I due ministri sottolineavano come la missione di interposizione Unifil, di cui fanno parte anche circa mille militari italiani, non sia stata sinora messa in grado di dare attuazione piena alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1701 del 1976, mentre Hezbollah, in questi anni di inazione, aveva avuto modo di fortificarsi sotto gli occhi del contingente Unifil con tunnel e rifugi protetti proprio nell’area che avrebbe dovuto rimanere interdetta. Anche su questo il nostro pubblico si è posto molte domande, ma sinora nessuno è stato in grado di fornire vere risposte, visto il mutismo dell’Onu. Altra questione discussa, e sinora sconosciuta al grande pubblico, è stata l’elevata dipendenza dalla Cina per materie prime oggi di specifico interesse anche militare, nonché la carenza difficilmente colmabile dei livelli di scorta delle munizioni. Ha poi colto di sorpresa i nostri cittadini anche l’iniziativa tutta italiana di convocare per la prima volta un G7 della Difesa, dove sono stati discussi in termini di urgenza, se non ancora di emergenza, tutti i temi geopolitici e geostrategici che in questo momento più preoccupano l’Occidente.

Come conclusione, non è certo sbagliato affermare che in questi ultimi tempi e sotto la pressione degli eventi il suono della sveglia stia diventando assai rumoroso, e sin troppo insistente. Spiace però dover constatare che non solo in Italia, ma anche nell’intera Unione, a suonare questa sveglia debbano provvedere le cannonate ed i missili altrui.

Per noi, cittadini italiani, resta più che evidente come questo rinnovato 4 novembre debba essere un giorno dedicato non solo alla memoria, ma anche e soprattutto a riflessioni profonde.

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