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Can che abbaia non morde, dice il detto popolare. Che però non si può applicare agli Stati Uniti, in particolare quando si tratta di 5G. Prima dell’apertura a Huawei decisa dal governo britannico di Boris Johnson, Washington aveva messo in guardia Londra così come tutte le altre capitali alleate, nella Nato così come nel patto d’intelligence Five Eyes: chi apre il mercato a società cinesi rischia di minare la condivisione di intelligence. 

Un messaggio ribadito all’Italia ieri dal capo del Pentagono Mark Esper. Intervistato dalla Stampa, il segretario alla Difesa di Washington ha spiegato che “la dipendenza dai fornitori cinesi di 5G” rischia di “rendere i sistemi cruciali dei nostri partner vulnerabili a interruzione, manipolazione e spionaggio”. E ciò “metterebbe a rischio le nostre capacità di comunicazione e condivisione dell’intelligence. Per contrastare tutto ciò, noi incoraggiamo gli alleati e le compagnie tecnologiche americane a sviluppare soluzioni alternative di 5G, e stiamo lavorando con loro per condurre i test di queste tecnologie in diverse basi militari negli Usa mentre parliamo”.

L’intervista di Esper è stata seguita da quelle all’attuale presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, e al suo predecessore, Lorenzo Guerini, attuale ministero della Difesa (cioè la controparte del capo del Pentagono). Volpi ha così commentato al Corriere della Sera l’avvertimento di Washington sullo scambio di informazioni: “Ha lanciato un segnale, ci dicono guardate noi siamo disposti a proseguire un rapporto privilegiato, ma non possiamo farlo se fate entrare i cinesi. Noi pensiamo che un rapporto fra Huawei e il governo cinese ci sia eccome, anche perché ci sono grandi aiuti di Stato alle spalle delle aziende cinesi, che di fatto operano sottocosto grazie ai vantaggi del mercato interno, attuando politiche di dumping che il nostro governo avrebbe il dovere di contrastare”. Guerini, invece, a Repubblica ha spiegato, parlando di 5G, come “pur assicurando il potenziale tecnologico, per me vale sempre un principio: la sicurezza viene prima della convenienza economica”.

Chi ha già scelto è Londra, che ha detto no a un ban su Huawei imponendo al colosso di Shenzhen una limitazione: il suo contributo sarà limitati agli elementi non centrali dell’infrastruttura e il suo coinvolgimento non potrà superare il 35%. E così, a dimostrazione di quanto il rischio sia concreto, la Casa Bianca ha deciso di verificare gli aerei spia, i funzionari dell’intelligence e altre risorse statunitensi debbano essere ritirati dalla Gran Bretagna dopo che Downing Street ha aperto a Huawei. Lo scrive il Telegraph, citando fonti sia britanniche sia statunitense, che hanno raccontato che l’indagine è in corso anche se non ancora annunciata pubblicamente. Tra i più a rischio ci sono gli RC-135, aerei da ricognizione di stanza alla base Raf di Mildenhall (dove sono presenti anche circa 500 soldati statunitensi) utilizzati per raccogliere informazioni dal campo di battaglia, che potrebbe essere spostati dal Regno Unito. In questo senso, il Consiglio di sicurezza nazionale — che guida la review inter-agenzia che coinvolge anche Pentagono, dipartimento di stato e 17 diversi agenzie di intelligence — sta valutando di iniziare a svolgere più missioni da altri Paesi.

A Washington c’è ottimismo circa un possibile ripensamento del premier Johnson, pressato anche da pezzi importanti del suo partito. Ma, come ha spiegato una delle fonti del Telegraph, quello del presidente Donald Trump “non era un bluff”. E ancora: “Questa valutazione non è una punizione. Questa è la Casa Bianca che dice ‘ok, se vanno per questa strada e si mettono a rischio, allora ecco come noi ci proteggiamo’”.

5G e Huawei, 007 avvisati (anche in Uk)

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