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GLI AIUTI DI CINA E RUSSIA

La valutazione del numero 1 del Pentagono sulla gestione del Coronavirus è politicamente corretta ma sferzante al tempo stesso. «Io ho ribadito che tutti gli aiuti offerti da ogni Paese devono essere materiali di qualità, e liberi da condizioni ed interferenze. La Nato resta pronta e vigile contro tutte le sfide, e lo abbiamo riaffermato durante l’incontro virtuale tra i ministri della Difesa a cui ho partecipato la settimana scorsa.Abbiamo concordato che i potenziali avversari cercheranno quasi certamente di sfruttare questa situazione per far avanzare i loro interessi e seminare divisione nell’Alleanza e in Europa. Insieme ai nostri alleati Nato compiremo passi significativi per assicurare che la crisi sanitaria non diventi una crisi di sicurezza. Ho ripetutamente sollecitato Russia e Cina ad essere trasparenti con l’informazione durante questa crisi. Raccomando anche che le loro donazioni ad altri Paesi siano di qualità e senza condizioni».

E ancora: «Purtroppo Russia e Cina stanno entrambe approfittando di una situazione unica per far avanzare i loro interessi. La Russia ha fornito assistenza medica all’Italia, ma poi ha cercato di usarla per seminare la discordia tra Roma e i suoi alleati con una campagna di disinformazione. Gli Usa sperano che l’assistenza di Mosca all’Italia sia stata utile, e hanno fiducia che gli apparati per la sicurezza nazionale italiana restino vigili, finché il contingente russo resterà nel vostro territorio».

Aiuti “senza condizioni” e impegno della Nato affinchè “la crisi sanitaria non diventi una crisi di sicurezza”. Messaggio forte e chiaro, si direbbe. Come anche il riferimento alla “fiducia” nei confronti degli “apparati per la sicurezza nazionale”.

IL FATTORE 5G

Avviso ai naviganti. Il cuore del ragionamento di Esper è altrove ed è ancora più puntuale. Riguarda il 5G ed il ruolo che l’Italia ha (da tempo, per la verità) assegnato alla cinese Huawei ed alla, non citata ma ugualmente rilevante, Zte.

È qui che il capo del Pentagono sferra una vera e propria minaccia, neanche troppo velata. Se l’Italia andrà avanti con le tecnologie di Pechino non sarà possibile scambiare informazioni a livello di intelligence (e di conseguenza la stessa appartenenza alla Nato sarebbe a rischio).

Leggere le parole del Segretario della Difesa Usa per capire: «Gli avversari sfruttano la crisi per seminare divisioni nell’Alleanza e in Europa. Ciò può danneggiare la nostra alleanza. La dipendenza dai fornitori cinesi di 5G, ad esempio, potrebbe rendere i sistemi cruciali dei nostri partner vulnerabili a interruzione, manipolazione e spionaggio. Questo metterebbe a rischio le nostre capacità di comunicazione e condivisione dell’intelligence. Per contrastare tutto ciò, noi incoraggiamo gli alleati e le compagnie tecnologiche americane a sviluppare soluzioni alternative di 5G, e stiamo lavorando con loro per condurre i test di queste tecnologie in diverse basi militari negli Usa mentre parliamo».

IL MESSAGGIO PER L’INTELLIGENCE

Dal cuore politico degli Stati Uniti giunge un vero e proprio aut-aut che sembra rivolto non al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (con cui Esper ha un eccellente rapporto, anche personale), e neppure al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, bensì direttamente al vertice politico del governo. E’ infatti Giuseppe Conte il convitato di pietra. E’ lui che, senza filtri, ha la responsabilità dell’intelligence. E sono gli apparati della sicurezza nazionale ad essere richiamati in entrambi i passaggi chiave dell’intervista.

Non a caso. A Washington DC hanno deciso di alzare il tiro e lo fanno dopo aver incassato il sostegno non solo di alleati tradizionali come Australia e UK ma anche di paesi europei come Francia e Germania. Il rapporto con la Cina e la scelta sul 5G in particolare si conferma il terreno sul quale si gioca il futuro prossimo della geopolitica.

Che sia una nuova Guerra Fredda o meno, poco importa. Non è un problema di etichette. Negli ultimi anni, Palazzo Chigi (con diversi premier, va sottolineato) ha fatto buon viso (con gli americani) e cattivo gioco (con i cinesi). Più di recente, è saltato anche il buon viso. Lo schieramento a favore del regime di Xi è apparso sin troppo esplicito e comunque sbilanciato. Di qui la reazione.

Il sasso nello stagno lanciato dal Pentagono affonderà o provocherà una reazione? Vedremo. Quel che è certo è che una eventuale sconfitta di Trump alle presidenziali di novembre non renderà la situazione più fluida per il governo italiano. Anzi.

Avviso degli Usa, via Pentagono. Intelligence a rischio (causa Cina). Le parole di Esper

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