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Con il superamento delle divergenze sull’export, Parigi e Berlino annunciano l’avanti tutta sul caccia di sesta generazione, il progetto alternativo al Tempest britannico su cui l’Italia è salita a bordo alcune settimane fa. Ieri, il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel si sono ritrovati a Tolosa, inviando messaggi rilevanti a Donald Trump (sui dazi) e a tutta l’Europa (su difesa e spazio). L’obiettivo è apparso chiaramente: un’Ue a guida franco-tedesca. In vista di un Consiglio europeo denso di dossier delicati (dalla Brexit alla nuova crisi siriana), i due Paesi hanno infatti riunito il Consiglio dei ministri congiunto, il format di più alto livello istituzionale previsto dal rinnovato patto dell’Eliseo del gennaio 2018. Con un incontro a margine anche con la futura presidente della commissione Ursula von der Leyen, da Tolosa è arrivato l’atteso accordo sull’export del programma Fcas, rallentato sinora proprio dalle divergenze sul tema delle vendite all’estero.

LA DICHIARAZIONE DI TOLOSA

Francia e Germania, si legge nella dichiarazione di Tolosa, hanno firmato un accordo giuridicamente vincolante sulle regole di controllo alle esportazioni di armi per programmi sviluppati congiuntamente. Così, si specifica, “hanno eliminato importanti blocchi per sviluppare ulteriormente il velivolo da combattimento del futuro”. Poi, la nota simbolica: “L’accordo sulle esportazioni sigilla la fiducia reciproca tra Francia e Germania ed è la condizione per il successo di progetti comuni come il carro armato e l’aereo del futuro”. A margine, tra parentesi, la parte più tecnica relativa al contenuto: “Il consenso dell’altro Paese a esportare tali equipaggiamenti verrà fornito automaticamente”.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

Ciò sarà possibile, nota il settimanale tedesco Die Zeit, perché l’accordo giuridico si basa sul principio “de minimis”. Si tratta della definizione a priori di soglie minime relative al contributo di un Paese su un determinato progetto sotto le quali lo stesso Paese non potrà ostacolare l’esportazione del prodotto realizzato. La quota definita, aggiunge il quotidiano Der Tagesspiegel, sarebbe del 20%. Ciò significa che la Francia avrà carta bianca sulle vendite all’estero per ogni prodotto a cui le aziende tedesche offriranno un contributo complessivo inferiore al 20%. “Una decisione fondamentale”, ha commentato il ministro della Difesa francese Florence Parly. Prima di Tolosa, il dossier aveva difatti generato parecchie perplessità a Parigi. Le titubanze tedesche sull’export avevano rallentato l’avanzata del caccia di sesta generazione, ma non solo. L’approccio transalpino, tradizionalmente più realista e con meno peli sullo stomaco, mal si affiancava alla prudenza teutonica, poco digerita anche oltre la Francia quando Berlino aveva annunciato lo stop alle vendite a Riad a seguito dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, un tema che tuttavia resta ancora aperto.

VIA LIBERA AL PIANO INDUSTRIALE

Per ora, con il superamento dello scoglio relativo all’export futuro, il programma sull’Fcas può comunque andare avanti. È per questo che la ministra Parly ha spiegato ieri che “Francia e Germania sono d’accordo a siglare un contratto per un dimostratore a gennaio 2020”. L’obiettivo è far entrare in servizio entro il 2040 “il velivolo da combattimento del futuro e i droni che lo accompagneranno”. Si tratta sostanzialmente dell’accettazione da parte dei governi della proposta presentata lo scorso giugno al salone parigino di Le Bourget dalle aziende che guidano il progetto, la francese Dassault Aviation e il colosso franco-tedesco Airbus Defence & Space. Riguarda la prima fase di sviluppo tecnologico dei dimostratori, accompagnata anche da un Air combat cloud (Acc) per la gestione di tutto il “sistema di sistemi”. A Le Bourget, la firma tra le industrie era stata preceduta da quella dei governi per l’ingresso ufficiale della Spagna nel programma Fcas.

LA PARTITA A BRUXELLES

Sotto lo sguardo di Emmanuel Macron, siglavano i documenti le tre ministre della Difesa: Florence Parly, Ursula von der Leyen e Margarita Robles. Poi, la tedesca è approdata a Bruxelles, dove attende di concludere il processo di conferma che la porterà ad essere la nuova presidente della Commissione europea. Ieri, a Tolosa, è arrivata anche lei, incontrando Macron e Merkel a margine della loro visita nello stabilimento di Airbus che realizza l’A350, il nuovo wide-body per il lungo raggio (consegnato per ora solo ad Air France). Il messaggio era diretto a Donald Trump, nei giorni delle preoccupazioni per i dazi americani su cui il Wto ha dato luce verde proprio per gli aiuti di Stato concessi alla stessa Airbus, che invece ha incassato il “siamo al vostro fianco” di Macron e Merkel. La von der Leyen sembra aver aderito alla partita, confermando l’impressione di un’Ue a forte trazione franco-tedesca.

LA DIFESA EUROPEA…

Nel colloquio con Macron avrà sicuramente parlato anche del sostituto per Sylvie Goulard, la candidata francese alla casella di commissario del Mercato unico bocciata dal Parlamento di Strasburgo. L’Eliseo ha chiarito da subito che l’interesse è mantenere un “portafoglio di peso”, soprattutto se al suo interno ci sono anche le risorse destinate a Difesa e Spazio. La Goulard avrebbe difatti gestito la nuova Direzione generale con competenza su questi due settori, con risorse rispettivamente pari a 13 e 16 miliardi di euro dal 2021 al 2027. Parigi ha messo gli occhi da tempo sul tale portafoglio, trovando la strada libera con l’uscita del Regno Unito, per quanto questa sia ancora tutta da definire.

…E LO SPAZIO

Da notare, infine, il penultimo punto della dichiarazione di Tolosa, tutto dedicato allo Spazio: “Francia e Germania adottano una preferenza europea per i lanci di satelliti (Ariane 6), al fine di garantire il nostro accesso autonomo allo spazio”. In un mercato globale sempre più competitivo, l’idea può apparire corretta. Peccato che nella dichiarazione si parli solo dell’Ariane 6, e non dell’intera famiglia di vettori europei del futuro che comprenderà anche l’evoluzione del gioiello made in Italy Vega. Il tema verrà affrontato nell’ormai prossima ministeriale dell’Agenzia spaziale europea, in programma alla fine di novembre a Siviglia. Il campanello d’allarme per l’Italia assomiglia sempre più alla Savoyarde, la campana di Montmartre.

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