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“Io sindaco? È una domanda ricorrente, per fortuna non lo chiedono solo a me”. Guai a chiedere a Fabio Rampelli se correrà per il Campidoglio nel 2021. Il vicepresidente della Camera, co-fondatore di Fratelli d’Italia e volto storico della destra romana e della sezione di Colle Oppio, preferisce tenersi alla larga dai pronostici. Dopotutto la corsa per Roma è appena iniziata, e non sarà una corsa in solitaria.

Questa volta, accanto alla destra, ci sarà la Lega di Matteo Salvini, che questo giovedì ha lanciato la campagna per la capitale dal Teatro Italia. E né il leghista né Giorgia Meloni hanno ancora ufficializzato un nome per sostituire Virginia Raggi. Ammesso che davvero esista un nome che vada bene a entrambi. Rampelli non conferma la candidatura, e nemmeno nega. Rumors da tempo lo vogliono in cima alla lista della Meloni. Non è sfuggito ultimamente l’attivismo del “Gabbiano”. Coordina i lavori del partito per la “riforma per Roma”, e adesso è entrato nell’Osservatorio parlamentare per Roma, il think tank bipartisan che sarà presentato lunedì prossimo e presieduto pro tempore dall’azzurro Maurizio Gasparri.

Rampelli per ora si limita a tracciare un identikit (poco leghista) del prossimo primo cittadino: “Se qualcuno ha veramente a cuore gli interessi di Roma e vuol essere credibile si occupa prima delle elezioni comunali di dotarla di poteri speciali e risorse adeguate – confida a Formiche.net – la Capitale deve produrre un reddito adeguato e avere delle royalties sui beni culturali esattamente come la Basilicata ha delle royalties sul petrolio”.

Poteri speciali. Due parole indigeste al Carroccio, che segnano un solco profondo con la destra romana. Giovedì la Raggi li ha chiesti ancora una volta al governo, durante la riunione del Consiglio straordinario su Roma Capitale. Li chiede anche Meloni, “bisogna capire se siamo d’accordo anche con gli alleati, perché ho sentito molto spesso delle dichiarazioni che non collimano”. A via Bellerio sanno che non sarà facile far digerire al Nord e alla vecchia guardia del partito lo status speciale per Roma. Tant’è che per il momento il “Capitano” fa melina, e si limita a canzonare la sindaca: “Puoi anche darle una mantella ma non diventa comunque Batman”.

“Chi non ha questa sensibilità commette un grave errore – rilancia Rampelli. Poi la frecciata a Salvini: “È una discussione passata, tutte le capitali hanno uno status giuridico particolare, spero che nessuno voglia tornare indietro su una conquista trasversale su cui convergono quasi tutte le forze politiche, perfino Bossi era d’accordo”. L’invito è a “non affrontare il problema in modo campanilistico, Roma non deve competere con gli altri comuni d’Italia, ma con Parigi, Londra, Berlino, Madrid, Bruxelles, e in questa battaglia ha bisogno dello Stato italiano”.

Sarà, questo, uno dei paletti inamovibili che FdI pianterà sul cammino per il Campidoglio. Lega avvisata. “I leghisti sono presenti a Roma da tempo, aspettiamo di sentire le loro idee – avvisa Rampelli – noi siamo e restiamo il partito leader a Roma”.

A Roma siamo il partito leader. Rampelli (FdI) avverte Salvini

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