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La Germania ferma le forniture di armi alla Turchia, come sanzione punitiva  per l’attacco lanciato sulla Siria curda. Uno scatto in avanti che in Italia trova consensi nel Movimento Cinque Stelle (partito guidato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio) e su cui si è esposto con un tweet anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti (che ha invitato l’Italia a seguire l’esempio della Germania). Da Palazzo Chigi, invece, Giuseppe Conte, non è convinto e pare preferire una soluzione europea: misura sanzionatoria su larga scala, da applicare però tramite una decisione presa in un consesso comunitario, magari un Consiglio Ue.

Secondo il vicepresidente dello Iai, Michele Nones, “ancora una volta i Paesi dell’Ue perdono un’occasione per lavorare tutti assieme, perché questi messaggi politici sarebbero dovuti arrivare nell’ambito di un consesso e non da un singolo Paese. In questo modo il messaggio risulta molto più debole rispetto a una presa di posizione comune”.

La decisione tedesca è stata annunciata dal ministro degli Esteri Heiko Maas tramite la Bild am Sonntag. Una misura, ha spiegato il capo della diplomazia tedesca, che intende colpire l’operazione militare avviata da Ankara nel nord est della Siria. Nel 2018, la Germania ha venduto alla Turchia armi per un totale di 240 milioni di euro. Maas ha ricordato come, dal 2016 il governo federale tedesco ha attuato una linea molto restrittiva per le esportazioni di armi ad Ankara, in particolare dopo l’offensiva militare turca nella regione siriana settentrionale di Afrin.

“La Germania ha sbagliato perché avrebbe dovuto aspettare una decisione del Consiglio Ue”, spiega Nones. “C’è bisogno di un messaggio forte da parte dell’Unione europea e per questo la Germania ha sbagliato, fornendo un messaggio interno ma di scarso impatto sulla Turchia”.

Nones chiarisce: “L’Italia dovrebbe portare il problema curdo dentro all’Unione europea e insistere per una risposta comune e non solitaria. In un momento di passaggio tra vecchia e nuova commissione, sarebbe ancora più importante che l’Europa trovasse coesione”. Proprio oggi i Verdi italiani hanno ricordato come negli ultimi 4 anni sono state vendute armi alla Turchia per un valore prossimo a 500 milioni di euro.

 

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