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Zingaretti, Franceschini e Bettini dovrebbero accantonare le prospettive di un nuovo centrosinistra con il M5s, per restare solo su un modello di contratto tra forze differenti. Lo pensa l’ex Presidente del Pd, Matteo Orfini, che con Formiche.net disegna la nuova traiettoria che dovrebbe inseguire il Pd, conscio che “il M5s è un partito di destra, non una costola della sinistra”.

Così non si governa ha detto Zingaretti. Lei se lo aspettava diverso questo esecutivo?

In parte è responsabilità nostra. Lo dico dall’inizio che c’è un errore di impostazione: ovvero l’idea che con il M5s si possa costruire un’alleanza futura. Questo punto crea le tensioni, perché se si riconoscono le diversità e il fatto che siamo alleati con una forza che politicamente è a noi alternativa, allora  tutto si può gestire. Ovvio che ci siano percezioni differenti, ma con una trattativa sui temi si giunge a una sintesi.

E invece?

Se invece si carica di prospettiva politica un rapporto come questo con una forza che su tutti i temi è a noi alternativa, allora si alimentano quelle tensioni e si forma una piegatura che non corrisponde alla realtà. Il M5s è un partito di destra, non una costola della sinistra. Per cui tentare di costruirci un matrimonio, e non solo una parentesi di convivenza, produce parte dei problemi che abbiamo.

Uno dei fautori di questa maggioranza, Goffredo Bettini, qualche giorno fa ha quasi gettato la spugna. Perché tra Pd e M5s non sta funzionando?

In alcune fasi di emergenza si può governare con una forza alternativa, come abbiamo fatto noi del Pd con Berlusconi o come fatto in Germania dalla Grande Coalizione con Spd e popolari. Ma appunto per una emergenza. Credo che Zingaretti, Franceschini e Bettini dovrebbero accantonare le prospettive di un nuovo centrosinistra con il M5s, per restare solo su un patto di legislatura. Questo di fatto potrebbe funzionare più di un’alleanza. Il meccanismo del contratto tra diversi funziona meglio rispetto a ciò che stiamo sperimentando in questi mesi: in questo concordo persino col M5s.

C’è l’impressione che dopo la legge di bilancio tutto possa precipitare?

È nei fatti che dopo la legge di bilancio ci si debba sedere per decidere il da farsi. Solo se dovesse cambiare l’impostazione si potrebbe andare avanti.

L’Ilva in mano privata continua ad avere lo stesso problema: gli esuberi. Qual è la vostra proposta per uscire dall’impasse?

Il premier e il governo su questo hanno chiesto di evitare proposte singole, non voglio disubbidire a una richiesta che ritengo ragionevole. Condividiamo il giudizio negativo su come si sta gestendo l’azienda.

Alitalia rimandata al 2020: l’ennesimo prestito ponte è una resa?

La soluzione ponte è tale: si prende tempo perché non c’è la soluzione. Ma anche qui come su Ilva c’è un tema di fondo, posto da chi segnala la quantità enorme di denaro pubbico che negli anni è andato su Alitalia. Non dimentichiamoci che va sciolto un quesito. Ovvero se un Paese come il nostro, che è una potenza mondiale, sia più forte o più debole se detiene una compagnia di bandiera. Io sostengo da sempre che Alitalia sia un asset di cui l’Italia ha bisogno.

Come continuare a tenerla allora?

Costruendo un assetto industriale che stia in piedi e che sia in grado di competere. Va fatto cercando di arrivare a una soluzione vera che eviti di farci tornare ogni anno al punto di partenza. In un mondo in cui la competizione globale si fa anche tra sistemi-Paese, gestire e possedere una propria compagnia di bandiera è meglio.

twitter@FDepalo

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