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“I terroristi russi hanno attaccato di nuovo l’Ucraina con i missili. Diverse città: Kyiv, Dnipro, Kryvyi Rih, Sloviansk, Kramatorsk. Più di quaranta missili di vario tipo. Sono stati danneggiati edifici residenziali, infrastrutture e un ospedale pediatrico. Tutti i servizi sono impegnati per salvare il maggior numero possibile di persone. E il mondo intero deve usare tutta la sua determinazione per porre finalmente fine agli attacchi russi. Uccidere è l’obiettivo di Putin. Solo insieme possiamo portare la vera pace e la sicurezza”. Con questo messaggio laconico il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha diffuso sul suo canale Telegram la notizia degli attacchi lanciati nella mattina di lunedì 8 luglio da parte delle forze armate di Mosca. Poco dopo, sul suo profilo X, il leader ucraino ha fornito altre informazioni sull’attacco rivolto verso la struttura ospedaliera, uno degli ospedali pediatrici più grandi d’Europa: “Okhmatdyt (il nome della struttura ndr) ha salvato e ripristinato la salute di migliaia di bambini. Ora che l’ospedale è stato danneggiato da un attacco russo, ci sono persone sotto le macerie e il numero esatto di vittime è ancora sconosciuto.  In questo momento, tutti stanno aiutando a rimuovere le macerie: medici e gente comune. La Russia non può affermare di non sapere dove volano i suoi missili e deve essere ritenuta pienamente responsabile di tutti i suoi crimini. Contro le persone, contro i bambini, contro l’umanità in generale. È molto importante che il mondo non rimanga in silenzio e che tutti si rendano conto di ciò che la Russia è e di ciò che sta facendo”, ha scritto Zelensky, allegando un video che riprende il momento esatto dell’attacco. Non vi è ancora un conteggio esatto delle vittime, ma le fonti parlano di almeno dieci morti e trentacinque feriti soltanto nella capitale.

L’attacco terroristico su vasta scala avvenuto questa mattina arriva a quasi un mese di distanza dall’ultimo episodio di una simile portata. E dietro alla scelta di Mosca di lanciare un simile raid potrebbero esserci motivi che spaziano dalla dimensione politica a quella prettamente militare.

Nel primo caso, è doveroso notare che lo sbarramento missilistico arriva a poche ore di distanza dall’apertura del vertice della Nato a Washington, dove la questione ucraina sarà una tematica centrale nelle discussioni tra alleati. Secondo l’esperto di Russia Pavel Baev il Cremlino sarebbe intenzionato a mantenere alta la pressione lungo la linea del fronte (e non solo), con l’obiettivo di alterare la percezione della situazione da parte degli Stati membri dell’Alleanza Atlantica, facendola apparire più difficile e complessa rispetto a quanto essa sia nella realtà. I bombardamenti terroristici di questa mattina, così come il rinnovato sforzo offensivo delle truppe russe nell’area di Kharkiv registrato la scorsa settimana, sarebbero entrambi finalizzati proprio a quest’obiettivo.

Ma c’è anche una riflessione da fare sul piano militare. Dopo lunghi mesi di preparazione i velivoli F-16 donati dalla coalizione che sostiene Kyiv dovrebbero oramai essere in procinto di diventare operativi nei cieli ucraini, come riaffermato poche ore fa dal ministro degli Esteri di Amsterdam Caspar Veldkamp. Inoltre, anche i sistemi Patriot (così come il loro munizionamento) a disposizione dell’Ucraina dovrebbero aumentare presto di numero, come conseguenza di quanto promesso da alcuni alleati europei ma anche delle trattative in corso con Israele. L’afflusso di questo tipo di equipaggiamento renderebbe meno facile per le forze armate russe realizzare operazioni come quella di questa mattina, non solo con le glide bombs ma anche con sistemi relativamente avanzati come gli oramai noti missili “Kinzhal”. Motivo per cui il comando russo potrebbe essere intenzionato a sfruttare questa finestra di tempo, interpretata come maggiormente favorevole rispetto al futuro.

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