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Come sta l‘Egitto di Al Sisi a sei anni dal colpo di Stato che ha portato al potere l’ex generale?. L’obiettivo è tracciare un bilancio dell’azione di governo intrecciandola con il nuovo ruolo egiziano di gas-hub che si è ritagliato in partnership con Israele, Cipro e Grecia dalla scoperta del giacimento Zohr in poi.

OMBRE

Secondo l’ultimo report del CeSi le ombre sono perimetrate in ambito sociale e finanziario, perché un bilancio dell’azione di governo dell’ex Generale “restituisce l’immagine di un Paese ancora lontano da quella ripresa economica e da quel miglioramento delle condizioni sociali e di sicurezza che rappresentavano la ragion d’essere e l’obiettivo dichiarato alla base della destituzione di Morsi”.

Il riferimento è in primis alla profonda instabilità economica, per due ragioni oggettive: il governo non sembra essere riuscito ad affrontare le cause strutturali della debolezza del Paese, e al contempo le misure di austerità adottate hanno alimentato il malcontento popolare. Uno scenario a cui fa da sfondo, sempre secondo il report CeSi la questione della sicurezza nazionale, con l’invasività jihadista a scomporre il quadro.

Sull’intero territorio nazionale operano ancora organizzazioni terroristiche di matrice jihadista, tra cui Wilayat Sinai, la branca locale di Daesh. Ed è anche questo aspetto che avrebbe attirato il malcontento non solo popolare ma anche di stampo militare verso l’operato del Presidente. Elementi che però non gli hanno impedito di ottenere il mandato in occasione delle elezioni presidenziali del marzo 2018.

LUCI

Le luci si ritrovano alla voce dossier energetico, dove l’Egitto di Al Sisi sta costruendo nuove partnership. Il Cairo, Atene, Nicosia e Gerusalemme hanno dato vita ad un’alleanza informale emergente nel Mediterraneo orientale che sta diventando sempre più significativa, guardando alle risorse energetiche, al ruolo di gasiera tra oriente e occidente, ma anche alle esercitazioni militari congiunte e alle risposte coordinate che contribuiscono all’alleanza.

Va ricordato che esattamente un anno fa è stato varato il segretariato permanente del gruppo trilaterale Egitto, Cipro, Grecia. Con sede permanente a Nicosia ha l’obiettivo di gestire la vasta gamma di incontri a vari livelli, progetti comuni e dialoghi (anche non governativi) in evoluzione.

Primo “frutto” di quel nuovo organo è stato nel gennaio scorso la celebrazione del forum del gas del Mediterraneo orientale (EMGF) al Cairo a cui hanno preso parte i ministri dell’energia di Egitto, Italia, Grecia, Cipro, Giordania, Israele e dell’Autorità palestinese. L’obiettivo è assicurare la domanda e l’offerta, ottimizzare lo sviluppo delle risorse, razionalizzare il costo delle infrastrutture, offrire prezzi competitivi e migliorare le relazioni commerciali.

SCENARI

Per cui pur concentrandosi sulle prospettive della cooperazione energetica e sui vantaggi di politiche coordinate (che hanno già portato sia l’Egitto che la Giordania a firmare accordi sul gas con i fornitori israeliani), la natura affine del gruppo guarda ai nuovi giacimenti presenti al largo dell’Egitto, al peso specifico del nuovo gasdotto Eastmed, alle interlocuzioni (tecniche e geopolitiche) con il Tap e con l’esigenza europea di diversificare il suo approvvigionamento energetico. Il tutto mescolato con la contingenza data dalla costante instabilità mediorientale, in cui però questo nuovo quadrumvirato del gas (Egitto, Israele, Grecia e Cipro) può tentare di parlare con una voce sola. Ed essere player riconosciuto.

twitter@FDepalo

Come sta in salute l'Egitto di Al Sisi? Luci (gas) e ombre (debiti)

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