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Nuovo, importante, passo avanti nel dibattito del Congresso Usa per il prossimo budget del Pentagono: con una stretta maggioranza (217-198, 15 astenuti o assenti), la Camera dei rappresentanti ha passato il testo del Defense Appropriations Bill. Il Pentagono vedrebbe attribuirsi 895,3 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2025, leggero aumento rispetto all’anno precedente ($874,2), ma che non compensa l’inflazione.

Il testo non si discosta molto dalla bozza inizialmente presentata dall’House Appropriations Committee: grande attenzione agli F-35, ma solo un sottomarino di nuova generazione classe Virginia. Si progettano addirittura più F-35 di quelli richiesti dall’Usaf, per rafforzare la deterrenza rispetto alla Cina, mentre si seguono le indicazioni della Marina circa l’ordinazione di solo un Virginia – la logica guarda nuovamente alla deterrenza rispetto a Pechino, ma cambia l’orizzonte temporale: constatata la regressione della cantieristica statunitense, si preferisce dare priorità alla sua ristrutturazione, puntando a una maggiore produttività di navi in futuro.

Il Defense Appropriations Bill contiene anche specifiche clausole relative all’aiuto militare ad altri Paesi. La Camera ha eliminato, per la prima volta dal 2016, il pacchetto da trecento milioni di dollari per l’Ucraina: i democratici criticano il fatto come un incoraggiamento alla Russia, mentre i repubblicani sostengono che i fondi siano una cifra irrisoria in confronto ai 13,7 miliardi approvati ad aprile. Dall’altra parte, il testo inserisce clausole fortemente a favore di Israele, proibendo al Pentagono di rallentare gli aiuti a Tel Aviv, eliminando la possibilità di re-iniziare a finanziare la United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East e intimando lo smantellamento del molo a largo di Gaza.  

Le misure più dibattute, però, non riguardano armi o munizioni: la maggioranza repubblicana ha inserito misure atte a limitare i diritti civili (si pensi alla transizione di genere) all’interno delle Forze armate. Si tratta del motivo principale che ha portato i democratici a schierarsi (quasi) all’unanimità contro il testo, e il presidente Joe Biden ha anche minacciato di porre il veto alla legge per via di queste misure. 

Il complicato iter legislativo

Il budget del Pentagono, detto Defense Bill, si basa su due leggi: il National Defense Authorization Act e il Defense Appropriations Bill. Il primo ruota attorno alle commissioni Difesa (Armed Services Committees) e autorizza i diversi programmi e il limite di spesa del Pentagono, mentre il secondo ruota intorno agli Appropriations Committees – alle loro sub-commissioni Difesa, per essere precisi – e ha l’ultima parola sulla distribuzione dei fondi tra i vari programmi autorizzati. Appropriations significa proprio, nel linguaggio del Congresso, allocazione di fondi. In altri termini, la prima legge fornisce la copertura legislativa al Pentagono, la seconda quella finanziaria ai singoli programmi. 

Il processo è ulteriormente complicato dall’intersecarsi, a livello temporale, delle due leggi. Se si considera una sola legge alla volta, poniamo il NDAA, Camera e Senato lavorano separatamente, iniziando dalle rispettive commissioni, e, se approvano due testi diversi, viene formata una commissione interparlamentare, con membri dei due Armed Services Committees, per produrre una versione che deve essere approvata da entrambi i rami del Congresso. La procedura di riconciliazione si complica qualora esistano differenze tra NDAA e Defense Appropriations Bill, con la commissione interparlamentare che diventa formata da membri degli Armed Services Committees e delle sub-commissioni Difesa dell’Appropriations Committee. 

Situazione attuale

A metà giugno, la Camera (maggioranza repubblicana) aveva approvato la sua versione dell’NDAA con un voto 217-199, mentre l’Armed Services Committee del Senato (che è a maggioranza democratica) sta iniziando il suo lavoro. La prima differenza su cui ci sarà da riconciliare i due testi è proprio il livello dei fondi: mentre dal Senato si parla di 923 miliardi, la Camera si è fermata a 884, in osservanza di un accordo di responsabilità di spesa tra Congresso e Casa Bianca (il partito repubblicano è tendenzialmente ostile alla spesa pubblica). Dall’altra parte, il Senato si è mostrato di manica più stretta circa all’aumento della paga per i militari Usa, proprio per evitare di incorrere in spese eccessive. Come già detto per il Defense Appropriations Bill, ci saranno battaglie politiche sulle questioni culturali, il supporto all’Ucraina e quello ad Israele. 

Non mancano nemmeno le differenze tra NDAA e Defense Appropriations Bill per quello che riguarda la Camera. Il secondo parte da un budget più alto, aumenta drasticamente il numero di F-35, diminuisce il numero di Virginia (l’NDAA ne prevedeva due, come da tradizione) e aumenta l’investimento nell’innovazione.

Pertanto, è lecito aspettarsi quattro testi molto diversi. Ci dovrà essere una prima riconciliazione per produrre due testi finali di NDAA e Defense Appropriations Bill e, qualora i livelli di finanziamento fossero diversi, pure una riconciliazione tra le due diverse leggi.

I piani della Camera Usa per il budget del Pentagono

La Camera dei rappresentanti Usa, repubblicana, passa anche la sua versione del Defense Appropriations Bill: F-35, cantieri navali e battaglie culturali. Ora la palla arriva al Senato, democratico, e non sarà facile trovare la quadra del cerchio, anche considerando l’intersezione con il National Defense Authorization Act

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