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La pacatezza e lo stile sono gli stessi di questi lunghi anni fuori e dentro il Quirinale. Ma non per questo il messaggio di Sergio Mattarella è risultato meno forte, meno incisivo. Anche per il suo destinatario più lontano, geograficamente parlando: Donald Trump. L’occasione per esporsi in prima persona sul tema economico più caldo del momento, i dazi imposti a due terzi di mercato globale dagli Stati Uniti, non poteva essere migliore. Ovvero il palco di Agricoltura è, il villaggio allestito a ridosso di Piazza della Repubblica, a Roma. Il senso delle parole di Mattarella può essere riassunto più o meno così: in un mondo interconnesso dalla tecnologia e bisognoso di equità e distribuzione del benessere non può esserci spazio per pulsioni neo-protezioniste. Specialmente a discapito di Paesi tradizionalmente alleati degli Usa.

E così, Mattarella è tornato a parlare della guerra commerciale. Già sabato scorso aveva lanciato l’allarme parlando di nuove nubi che sembrano addensarsi all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati. Sui dazi “immotivati, speriamo che il buon senso prevalga: l’Unione europea, di cui facciamo saldamente parte, ha la dimensione, la consistenza, la forza per interloquire in maniera autorevole, con calma ma con determinazione, per contrastare scelte di chiusura dei mercati e di applicazione di dazi così immotivati”, ha risposto Mattarella, rivolgendosi a un gruppo di studenti.

“Il nostro apparato produttivo”, ha ricordato il Capo dello Stato, “è strettamente interconnesso, integrato, con gli apparati produttivi di altri grandi Paesi d’Europa. Questo fa dell’Europa un soggetto forte, autorevole sul piano economico. Quindi la scelta è interloquire con autorevolezza, con calma, ripeto, ma anche con determinazione perché si mantenga l’apertura dei mercati, che è anche una garanzia di buona vita internazionale”. D’altronde, i mercati aperti corrispondono a “due esigenze vitali che abbiamo: la prima è quella della pace, la seconda quella dei nostri concreti interessi come Paese esportatore”. Tradotto, è “indispensabile ribadirlo: i dazi creano ostacoli ai mercati, ostacolano la libertà di commercio, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità, perché tutelano quelli di minor qualità e questo per noi è davvero una cosa inaccettabile, ma dovrebbe essere per tutti i Paesi del mondo inaccettabile”.

Mattarella ha anche sottolineato il forte concetto di lealtà. Di cui c’è un gran bisogno. “In questi decenni passati si è dato vita all’Organizzazione mondiale del commercio per indurre tutti i Paesi del mondo a commerciare in maniera leale, con regole rispettate. Non sempre vi si è riusciti, naturalmente, però, quell’organismo è riuscito a far sì che il mercato mondiale crescesse in maniera più corretta, ha fatto crescere molti Paesi, li ha fatti migliorare. Questo sistema, questa volontà di collaborazione su regole leali è indispensabile: alle volte viene violato, lo sappiamo, vi sono Paesi che hanno un sovrappiù di produzione (Cina, ndr) che sorreggono per riversarlo sui mercati esteri, ma questo non ha come risposta i dazi, ha come risposta le regole da far rispettare e da migliorare con efficacia”.

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