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Il 31 dicembre 1600, la Regina Elisabetta I concesse una carta reale a un gruppo di mercanti londinesi, creando la Compagnia delle Indie Orientali. Il meccanismo era elegante nella sua semplicità: monopolio commerciale esclusivo in cambio di una percentuale degli utili alla Corona. Come osserva Emily Erikson della Yale University, “il monopolio garantito dalla carta reale proteggeva i mercanti londinesi dalla concorrenza domestica garantendo allo stesso tempo una tangente per la Corona, che aveva disperato bisogno di fondi”.

La Compagnia divenne la più potente corporation della storia, controllando per due secoli il commercio tra Europa e Asia, con un proprio esercito di 260.000 uomini – il doppio dell’esercito britannico dell’epoca. I suoi azionisti ricevevano dividendi fino al 30%, mentre la Corona incassava regolarmente la sua quota senza rischi imprenditoriali.

Trump e il nuovo feudalesimo tecnologico

L’accordo Nvidia-Amd presenta inquietanti parallelismi con questo modello storico. Come allora, il governo americano sta essenzialmente “vendendo” l’accesso a mercati strategici in cambio di una quota dei profitti. La differenza cruciale è che Trump non sta concedendo un monopolio – Nvidia e Amd continuano a competere – ma sta creando una “tassa selettiva” applicata solo a queste aziende per un mercato specifico.

Il contesto più ampio emerge dalle dichiarazioni di Howard Lutnick, segretario al Commercio, che già a giugno aveva rivelato la strategia americana: “Loro ci consegneranno terre rare, e noi rimuoveremo le nostre contromisure”, aveva dichiarato a Bloomberg riguardo ai negoziati commerciali con la Cina. Il meccanismo ha funzionato: le esportazioni cinesi di magneti di terre rare verso gli Usa sono schizzate del 660% dopo l’accordo di giugno. L’accordo Nvidia-Amd di agosto si inserisce perfettamente in questa logica di scambi incrociati: la tecnologia americana viene barattata con l’accesso alle materie prime cinesi essenziali, con le aziende private che fungono da intermediari per entrambi gli Stati.

L’ibrido pericoloso tra pubblico e privato

Se la Compagnia delle Indie operava in un’epoca pre-democratica dove i monopoli reali erano la norma, l’accordo Trump-Nvidia-Amd introduce elementi feudali in un sistema capitalista moderno. Questo crea una commistione pericolosa dove le aziende private diventano agenti geopolitici: Nvidia e Amd non vendono più semplicemente chip, ma eseguono la strategia commerciale americana verso la Cina, incassando una “commissione” per il governo. Simultaneamente, la sicurezza nazionale si monetizza, trasformando i controlli sulle esportazioni da tradizionali strumenti di sicurezza in meccanismi di revenue-sharing. Come ha osservato il senatore Alex Padilla, “sembra corruzione, ricatto o entrambi”. Il risultato è la creazione di oligopoli di fatto, dove solo le aziende disposte a condividere i ricavi ottengono accesso ai mercati strategici, escludendo potenziali concorrenti e distorcendo la competizione.

Il precedente che spaventa l’Europa

La stampa europea ha reagito con allarme. Euronews sottolinea che “nessuna azienda statunitense ha mai accettato di pagare una parte dei propri ricavi per ottenere licenze di esportazione”. Al Jazeera parla di “acque molto pericolose,” mentre esperti citati da Bloomberg temono che questo modello possa estendersi ad altri settori strategici.

Peter Harrell, fellow del Carnegie Endowment for International Peace, ha twittato sarcasticamente: “I cinesi pagherebbero molto anche per F-35 e tecnologie militari avanzate americane”. Il messaggio è chiaro: se si può comprare l’accesso ai mercati tecnologici, dove finisce questo principio?

Verso un nuovo modello di controllo statale

L’accordo rappresenta l’emergere di quello che potremmo chiamare “capitalismo di stato negoziale” – un sistema ibrido dove lo Stato non possiede direttamente le aziende ma ne controlla i profitti attraverso meccanismi di revenue-sharing selettivi.

A differenza della Compagnia delle Indie, che operava con mandato esplicito della Corona, Nvidia e Amd mantengono l’apparenza di aziende private mentre eseguono de facto la politica estera americana. È un feudalesimo tecnologico mascherato da libero mercato.

La vera innovazione di Trump non è l’invenzione del controllo statale sul commercio – quello esiste da secoli – ma la sua applicazione selettiva e negoziabile. Se la Corona inglese vendeva monopoli, Trump vende eccezioni ai divieti. Il risultato è lo stesso: aziende private che pagano lo Stato per privilegi commerciali, con la differenza che oggi questo avviene in un contesto democratico che dovrebbe garantire trasparenza ed equità.

La domanda non è se questo sia legale o efficace, ma se vogliamo davvero tornare a un mondo dove l’accesso ai mercati si compra dal governo, un mercante alla volta.

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Di Ivan Caruso

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