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È “molto improbabile” che il primo ministro indiano, il neo rieletto Narendra Modi, partecipi al vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco) che ci sarà il 3 e 4 luglio ad Astana, in Kazakistan. È una notizia da analizzare, perché secondo le informazioni raccolte da Formiche.net ci sono ragioni pratiche e simboliche dietro all’assenza.

Innanzitutto, Modi deve essere presente all’iter parlamentare dei prossimi giorni, perché nelle due sessioni del 24 giugno e del 3 luglio (coincidente con la riunione di Astana) si voteranno lo Speaker e la fiducia, con il primo discorso del premier davanti al Rajya Sabha alla Lok Sabha appena rieletta — e le elezioni hanno dato a Modi una maggioranza ristretta rispetto al decennio precedente, con il suo Bharatiya Janata Party che è il primo partito ma non ha maggioranza assoluta, dunque il leader politico indiano deve gestire la relazione con gli alleati.

Ma se queste necessità segnano l’agenda, c’è anche una volontà politica dietro all’assenza di Modi. La Sco è un’organizzazione che già nel nome (“Shanghai” eccetera) porta un marchio cinese, e in questo momento New Delhi ha un rapporto complicato — di poca cooperazione, se non commerciale, e molta competizione, innanzitutto geopolitica — con Pechino. Di più: l’India cerca da sempre di usare la Sco per i suoi interessi nell’Asia Centrale (ne sono membri fondatori Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan), ma ormai New Delhi ha relativamente bisogno di quella piattaforma, dato che può direttamente accedere alle capitali centro-asiatiche e venire ascoltata in qualità di player globale. E dunque, lo Sco è ancora utile per l’India?

Poi c’è la questione Russia: una parte di establishement della Difesa indiana sta iniziando a pressare in senso strategico per il decoupling da Mosca (come spiegava Vas Shenoy su queste colonne). Per anni, i russi hanno rifornito di armi l’India, ma adesso New Delhi percepisce i rischi di tale dipendenza. Anche comprendendo la posizione occidentale anti-russa dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, pur senza sposare la linea di Usa e Ue, l’India multi-allineata cerca di muoversi secondo i propri interessi: tra questi, non sembrare indifferente a quel modo di vedere il mondo dei (sempre più fondamentali) partner occidentali — quelli che la inseriscono nell’asse delle democrazie.

Da ricordare che nel 2022, a pochi mesi dall’inizio dell’aggressione russa, Modi usò proprio la riunione della Sco per veicolare il suo più duro messaggio alla Russia: non è il tempo per la guerra disse, guardando in faccia Vladimir Putin. C’è anche di più con la Russia: Putin ha recentemente invitato il Pakistan a unirsi al International North–South Transport Corridor, la rete multimodale di rotte navali, ferroviarie e stradali lunga 7.200 km per lo spostamento di merci tra India, Iran, Azerbaigian, Russia, Asia centrale ed Europa. Il Pakistan è un rivale storico dell’India, oltre che lo sbocco della Belt & Road Initiative nell’Oceano Indiano — un’area in cui New Delhi sta focalizzando, alla pari del confine himalayano, la competizione geopolitica con Pechino. La decisione di Modi di perdere il Consiglio dei capi di Stato ad Astana potrebbe anche anticipare l’assenza dell’India alla conferenza dei capi di governo della Sco che si terrà a Islamabad nell’autunno 2024 — muovendosi in anticipo Modi eviterebbe il clamore di uno screzio diplomatico indo-pakistano.

Per tutta questa serie di ragioni, Modi sceglierà dunque di essere rappresentato al vertice di Astana da qualche delegato, e il messaggio è di non voler dare rilevanza massima alla presenza indiana — ma senza mostrare eccessivo disinteresse, perché New Delhi per ora non ha intenzione di rinunciare all’essere multi-allineata e all’immagine che questo posizionamento trasmette, soprattutto agli occhi di un mondo come il Global South che non vuole allinearsi con l’Occidente ma teme di diventare un satellite dei modelli alternativi come quello cinese.

Già lo scorso anno, l’India — presidente di turno della Sco — aveva scelto di ospitare il vertice virtualmente, ponendolo un po’ sottotono. L’India presiedeva anche il G20 e la scusa era stata l’impossibilità di organizzare un meeting come quello dello Sco a poche settimane dall’incontro tra i leader del Gruppo dei Venti.

Il padrone di casa quest’anno, il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha rialzato la riunione al formato fisico, ma questo porta Modi anche al voler inviare un messaggio in più.  La sua prima visita all’estero dopo aver assunto la carica per il terzo, storico mandato è stata in Italia, per partecipare al vertice del G7 di Borgo Egnazia. L’India è già la quinta economia del mondo, e l’ambizione a far parte di un formato riallargato del gruppo (un tempo G8, poi tornato a sette dopo l’esplosione della Russia aggressore) è di tutt’altro valore rispetto alla presenza nella Sco — e il messaggio incrociato sta nel non paragonare i due ambiti con presenza diplomatica di pari importanza.

Più possibile, ma affatto definitivo, che invece Modi vada a Kazan in ottobre, dove Putin ospiterà il vertice Brics: l’organizzazione è di tutt’altra caratura rispetto alla Sco — anche perché ormai si è espansa a diversi altri player, tra cui Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, con cui l’’India ha un grande feeling in questo momento. Tuttavia è anche possibile che sarà il ministro degli Esteri, S. Jaishankar, a rappresentare New Delhi. Modi sarà invece in Brasile per il G20 e forse a Bangkok per il meeting della Bay of Bengal Initiative for Multi-Sectoral Technical and Economic Cooperation (Bimstec), area dove l’India vuole confermare l’influenza centrale. A fine settembre il premier indiano potrebbe anche partecipare al Summit of the Future che le Nazioni Unite organizzano a New York. L’agenda degli appuntamenti è fitta,  il valore degli stessi e le ragioni per cui Modi gestirà la sua presenza saranno interessanti per avere un’idea in più sul suo prossimo quinquennio.

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