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Non sono solo le elezioni europee e le amministrative di maggio a togliere il sonno alla GroKo di Angela Merkel, su cui pende la spada d Damocle del nuovo corso della Cdu targato Annegret Kramp-Karrembauer. Sul tavolo c’è anche il regolamento europeo sulle esportazioni, che Londra e Parigi vorrebbero più attenuato. Il passaggio include anche gli affari sull’asse Berlino-Riad alla voce forniture militari, con la Spd fortemente critica per via della guerra in Yemen.

Un’altra spina nel fianco della GroKo, alle prese sia con il nuovo corso della Cdu orientato ad una discontinuità soprattutto nelle politiche migratorie, sia con il dossier energetico legato al Nord Stream II.

QUI BERLINO

Pochi giorni fa Angela Merkel si era rivoltata contro norme troppo rigide per l’esportazione, soprattutto nei progetti della Comunità Europea e aveva avvertito di una “superiorità morale” da parte tedesca. La risposta del numero uno della Cdu, Akk, si era focalizzata sulla consapevolezza che “attualmente stiamo rendendo i progetti europei comuni quasi impossibili”.

Come dire che la problematica delle regole è molto sentita anche a Berlino (e non solo tra i registi del Ppe che tifano per Weber). E aveva attaccato il blocco ideologico portato dalla Spd alla questione commerciale.

Rolf Muetzenich, vicepresidente del gruppo Spd, ha assicurato che il suo partito combatterà per fermare le spedizioni di armi già approvate con Riad, dopo il caso dell’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi. La GroKo aveva concordato quattro mesi fa di respingere le licenze per le future esportazioni di armi in Arabia Saudita, fissando una moratoria temporanea (scaduta lo scorso 9 marzo) sulle consegne di forniture precedentemente approvate.

Addirittura il Ceo di Airbus, Tom Enders, la cui azienda fornisce componenti per aeromobili e missili colpiti dal congelamento delle armi, aveva dichiarato pubblicamente che le idee della Spd avrebbero danneggiato soprattutto la Germania, parlando di “posizione sulla politica estera e di sicurezza totalmente incoerente, che isola la Germania in Europa”. Critica anche la britannica Bae Systems, secondo cui la questione potrebbe influire sulle future performance finanziarie.

SCENARI

La questione, anche se tecnica, non è di poco conto. Secondo il ministero dell’Economia tedesco è ancora in piedi la collaborazione con le aziende tedesche per fermare le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita. Pare siano già giunte alcune richieste di risarcimento danni, per questo i media tedeschi stimano che l’arresto abbia riguardato un giro di affari che ammonta a circa 1,7 miliardi di dollari.

Sul punto si registra l’attacco a testa bassa del vertice della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, ai socialdemocratici, accusati apertamente di mettere a repentaglio l’industria e l’occupazione della difesa della Germania. E facendo chiaramente intendere che la dead-line del 9 marzo è un capitolo ormai chiuso, passaggio su cui invece la Spd annuncia barricate.

Dal canto loro Parigi e Londra non stanno con le mani in mano: da un lato l’Eliseo ha anche minacciato di fermare alcuni programmi di sviluppo di armi comuni, a meno che la Germania non accetti un accordo giuridicamente vincolante per bloccare le esportazioni reciproche; dall’altro Downing Street, alle prese con il caos della Brexit, vorrebbe preservare l’accordo che ingloba 48 eurofighter Typhoon destinati a Riad.

QUI SPD

Il punto debole della GroKo al momento è ancora la Spd, che nel fine settimana appena concluso ha celebrato la sua convention in vista delle europee. La leader Andrea Nahles, su cui da tempo si stagliano le ombre di Sigmar Gabriel e Martin Schulz, si è lanciata in una filippica a difesa dell’Europa e contro i suoi detrattori, citando esplicitamente Alexander Gauland, Matteo Salvini e Viktor Orbán, che ha definito “cavalieri e irriducibili”.

Nel merito di programmi e provvedimenti issa il vessillo ideologico della sinistra più pura per tentare di recuperare i consensi ormai in picchiata: chiede regole uniformi per il livello delle retribuzioni minime in Europa e le aliquote minime per la tassazione delle società; una tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo, per evitare l’evasione fiscale di colossi come Google e Facebook; ed una maggiore cooperazione tra le autorità di sicurezza in Europa sul dossier migranti. Ma poi sottolinea la necessità di una “chiave di distribuzione solidale” sui rifugiati proprio mentre la Cdu va nella direzione opposta, con regole più severe e frontiere maggiormente presidiate.

Rispetto alle europee del 2014 la Spd dovrebbe dimezzare i consensi di cinque anni fa (prese il 27,5%), superata dai Verdi che continuano a rosicchiare voti anche alla Cdu.

twitter@FDepalo

 

weber

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