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Il comparto bancario è uno di quelli che ha risentito maggiormente della digital disruption. La metamorfosi che il settore sta subendo ha avuto origine con la crisi del 2008: le banche tradizionali uscirono notevolmente indebolite da questa fase e proprio in quel momento l’affermazione di nuove tecnologie innovative stava iniziando a ridisegnare completamente le aspettative e i bisogni dei consumatori. I nuovi canali finanziari digitali rispondevano al bisogno diffuso di una customer journey personalizzata, trasparente e fruibile.

Fu proprio in questo contesto che, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, nacquero le prime start-up fintech. Questi nuovi attori, sul modello di quanto stavano facendo nei rispettivi ambiti realtà come Facebook, Amazon e Uber, furono i primi a offrire prodotti e servizi ritagliati attorno alle nuove aspettative dei consumatori, facendo leva sulla tecnologia e inserendosi nello spazio vuoto lasciato dalle banche tradizionali. L’emergere del fintech ridefinì completamente le logiche operative e di prodotto in vigore fino a quel momento, imponendo gli istituti bancari un profondo ripensamento delle proprie modalità di relazione con i clienti.

Si pensi, ad esempio, a quanto fatto dalle aziende wealth-tech che hanno innovato nell’ambito del business della gestione patrimoniale facendo leva sui big data, offrendo per la prima volta servizi di consulenza personalizzati in base alla propensione al rischio dei clienti, al loro stile di vita o addirittura alle loro relazioni sociali, proponendo un grado di differenziazione dell’offerta che fino a quel momento non si era mai visto. Accanto alla personalizzazione, la leva tecnologica sfruttata dalle aziende fintech risponde all’altra nuova esigenza dei clienti: interagire coi prodotti finanziari in maniera agile e immediata. Si pensi alle piattaforme di p2p lending che riescono a fornire alle imprese soluzioni di finanziamento in una settimana, in totale contrapposizione rispetto ai tempi e alle lungaggini burocratiche tipiche del canale bancario.

Le fintech si stanno ritagliando uno spazio sempre più rilevante nel mercato dei servizi finanziari, perché riescono a fornire prodotti e servizi in linea con le nuove aspettative dei clienti. Il vantaggio competitivo delle fintech risiede nella velocità con cui queste riescono a lanciare nuovi prodotti e servizi innovativi, con una grande attenzione volta sulla customer experience. Ciò costituisce un vantaggio indubbiamente rilevante anche se le fintech devono ancora fare i conti con la sfida della scalabilità. Le difficoltà delle FinTech nel raggiungere economie di scala dipendono prima di tutto dalla carenza di capitali (i casi di fintech “captive” create direttamente da grandi gruppi bancari sono rari; si tratta per lo più di start-up nate dall’iniziativa di singoli imprenditori). Per le fintech, i costi della scalabilità sono ancora significativi a causa anche dell’assenza di un brand già riconoscibile dal pubblico e, conseguentemente, della fiducia da parte dei consumatori.
La possibilità di disporre di ingenti risorse a supporto degli investimenti, l’ampia base di clienti e la riconoscibilità del brand sono invece gli elementi di forza delle banche tradizionali.

I punti di forza (e di debolezza) dei due “antagonisti” sono dunque, alla luce dei fatti, complementari. Ciò spiega come la relazione tra banche e fintech non sarà di contrapposizione ma di collaborazione: secondo un sondaggio contenuto all’interno del Global fintech report di Pwc del 2017, l’82% delle banche intervistate si aspetta di instaurare una collaborazione con le fintech entro i successivi 3/5 anni. Tenendo conto dei propri limiti le fintech si sono evolute, passando dall’intenzione di battere le banche tradizionali a quella di cercare con loro delle forme di dialogo e collaborazione. Dall’altro lato, gli istituti tradizionali hanno bisogno delle FinTech per individuare nuovi approcci alla digitalizzazione, per sollecitare il necessario cambio di mentalità al loro interno e fornire soluzioni coerenti con i nuovi bisogni del mercato.

Un esempio recente della collaborazione tra questi due attori è del novembre 2018 quando la piattaforma di p2p lending October ha instaurato una collaborazione strategica con Liberbank, la quinta banca spagnola per capitalizzazione. Quest’accordo consente ai clienti della banca di accedere direttamente ai prodotti della fintech. Il finanziamento ottenuto attraverso la piattaforma andrà così ad integrare quello già ottenuto tramite il canale bancario.

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