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La fine di Agosto è stata ricca di novità circa i sabotaggi russi a infrastrutture militari dell’Alleanza. In Germania, le misure di sicurezza in una base Nato, estremamente strategica, sono state innalzate (ora sono tornate normali), mentre Berlino e Oslo proseguono nelle rispettive inchieste su simili episodi. 

Le basi aeree in Germania

Da giovedì notte, la base di Geilenkirchen, vicino al confine con i Paesi Bassi, è stata in fibrillazione per una “possibile minaccia” (l’annuncio pubblico non ha reso noto altro): il livello di guardia è stato innalzato a Charlie, ossia il penultimo prima di “attacco imminente o in corso”. Già venerdì la “crisi” era rientrata, e la Nato ha fatto sapere che si è trattato di una “misura precauzionale” che non ha interferito con le operazioni pianificate. Le notizie ci hanno messo un po’ a filtrare, ma è stato confermato che il personale non-essenziale è stato rispedito nelle rispettive case e che si è verificato un dispiegamento di Forze di polizia intorno alla base, operazione che ha portato al fermo e all’interrogatorio di una persona, poi rilasciata. Dettaglio affatto secondario, a Geilenkirchen risiede la flotta di Awacs (Airborne warning and control system) dell’Alleanza; gli Awacs ossia grandi velivoli il cui compito è rilevare minacce nemiche (prima dei radar basati a terra) e fare da tramite tra il centro di comando a terra e le unità (aeree, ma anche navali e terrestri). 

L’episodio arriva a una settimana da un simile incidente alla base dell’Aviazione tedesca di Colonia, che era stata completamente bloccata per diverse ore per valutare un possibile sabotaggio all’approvigionamento idrico della base. In quel caso, l’allarme era arrivato a fronte del rilevamento di un danno al perimetro della base, unita ai problemi gastro-intestinali di più persone. Dopo due giorni, è stato confermato che l’acqua non era stata contaminata, ma non è stato comunicato niente circa il perforamento del perimetro. 

Le inchieste di Berlino e Oslo

Rimaniamo in Germania. Dalla “madre di tutti i sabotaggi”, Nordstream, i tedeschi hanno riportato che numerose basi militari (in particolare quelle dove era in corso l’addestramento ai soldati ucraini) e siti strategici (dall’energia alla produzione di armamenti) sono stati sorvolati da droni non identificati (ufficialmente, almeno), né autorizzati. La Bild, grazie al comportamento e alla velocità dei droni, ritiene che si tratti apparecchi militari, probabilmente Orlan-10 russi; questo fa supporre che vengano lanciati a partire  dal naviglio civile che incrocia le acque del mare del Nord  e del Baltico. Lo scorso venerdì è stato confermato che è in corso un’inchiesta in merito, condotta dalla polizia federale col supporto della Bundeswehr. Già, perché esiste un problema di natura legislativa: il “problema droni” sulle infrastrutture non-militari è di competenza della polizia, cosa che rende assai più difficoltoso abbattere (e quindi identificare) i droni. 

Questo venerdì, inoltre, le autorità norvegesi hanno reso pubblico che, in Aprile, un cavo di telecomunicazioni della base aerea di Evens è stato intenzionalmente tranciato, seppur fuori dalla base stessa. La base, situata a nord del circolo polare artico, è una delle più importanti dell’Aviazione norvegese, che vi schiera F-35 e gli aerei da pattugliamento marittimo P-8A Poseidon. Come riportato dal giornale norvegese Fremover l’inchiesta è complicata, e, per il momento, nessun sospetto è stato identificato. 

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