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Altro che arretramento dall’Europa. Gli Stati Uniti hanno in mente il rafforzamento della presenza nel Vecchio continente, con il dispiegamento dei propri F-35 già in estate e un aggiornamento delle infrastrutture dedicate alla US Air Force. Parola di Tod D. Wolters, comandante dell’Aeronautica americana in Europa e Africa (Usafe/Usafrica) che ha recentemente spiegato alla stampa internazionale i piani statunitensi. Oltre alle recenti esercitazioni, il generale si è soffermato anche sull’annunciato caccia britannico del futuro, il Tempest. Essenziale, ha detto, che sia “interoperabile con i sistemi esistenti”.

F-35 AMERICANI IN EUROPA

“Vorrei annunciare che questa estate daremo il benvenuto agli assetti di quinta generazione degli Stati Uniti in Europa”, ha detto il generale Wolters. Gli F-35 “lavoreranno con le forze statunitensi e alleate che si trovano già nel continente, comprese le nazioni partner che hanno assetti di quinta generazione così da proseguire l’integrazione dei precedenti dispiegamenti”. Ciò “permette alla coalizione di mantenere il vantaggio nella superiorità aerea attraverso la complementarietà con la nostra potente flotta di quarta generazione”, ha rimarcato il comandante dell’Usafe. Interrogato sui dettagli del dispiegamento degli F-35, Wolters ha detto: “Non posso rivelare la specifica unità aeronautica, né date e luoghi, ma l’obiettivo è introdurre la capacità” e integrarla con gli altri assetti presenti in Europa, sia di quarta sia di quinta generazione. Inoltre, ha aggiunto, “faremo tutto il possibile con gli assetti di quinta generazione per lavorare sulla pianificazione delle nostre campagne, così da aumentare indicazioni, suggerimenti e feedback su comando e controllo e su comando missione”.

AUMENTARE RESILIENZA E LETALITÀ

Il dispiegamento degli F-35 rientra nella postura che gli Stati Uniti stanno riorganizzando in Europa, figlia della National security strategy (Nss) presentata dal presidente Donald Trump lo scorso dicembre e seguita dalla Nation defense strategy (Nds) elaborata dal capo del Pentagono James Mattis. Nessun arretramento dal Vecchio continente, ma piuttosto un efficientamento della presenza americana, soprattutto in chiave anti-russa. Come da tradizione, tale postura poggia anche sulle esercitazioni militari. “Negli ultimi mesi gli avieri del comando sono stati coinvolti in oltre 15 esercitazioni, tutte cruciali per rafforzare le nostre capacità e partnership in Europa e Africa”, ha ricordato Wolters. Due in particolare hanno aumentato “la nostra resilienza, responsività e letalità: Saber Strike e Baltops”.

LE DUE ESERCITAZIONI MAGGIORI

La prima ha previsto un’attività di training che ha coinvolto “oltre 18mila partecipanti da 19 Paesi all’interno di scenari complessi in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia”. L’Aeronautica americana ha fornito i velivoli multiruolo F-16 e i tanker KC-135. Forze aeree e terrestri “hanno lavorato insieme al rafforzamento dello sviluppo dei di leader e team comuni attraverso un ambiente multi-dominio”, ha spiegato il generale. Ha partecipato anche l’Italia, con i paracadutisti della Brigata Folgore e gli assetti aerei della 46^ Brigata Aerea dell’Aeronautica militare. In tale contesto di esercitazione, una “Coalition of the Willings” affronta un nemico “ibrido” in uno scenario improntato al massimo realismo.Per Baltops (“che dal 1972 continua ad essere un’eccellente opportunità per rafforzare l’interoperabilità per i Paesi Nato e non”) sono state coinvolte 5.700 unità da 17 Paesi, comprese 40 navi, sottomarini e oltre 40 velivoli, tutti coinvolti “in una serie di scenari tattici combinati”. Per questa esercitazione, ha aggiunto, “abbiamo avuto una quantità impressionante di potere aereo dell’Air Force che ha partecipato: F-16, F-15, E-3, B-1 e Jstar”. Ciò ha dimostrato “la nostra abilità nel proiettare potenza di combattimento globale in ogni momento e in ogni luogo, rafforzando le capacità di integrazione con i nostri partner”.

L’EUROPEAN DEFENSE INITIATIVE

Oltre alle esercitazioni, c’è l’European Defense Initiative (Edi), il piano con cui gli Stati Uniti orientano la propria strategia nel Vecchio continente, con lo sguardo rivolto soprattutto all’orso russo sul fronte est. L’iniziativa, ha detto Wolters, “ci permette di rafforzare la nostra postura di deterrenza, di aumentare la prontezza e la responsività delle nostre forze in Europa, e di supportare la difesa collettiva di partner e alleati della Nato”. La richiesta di budget per il 2019 formulata dall’amministrazione Trump (e ora al vaglio del Congresso) prevede di aumentare i fondi per l’Edi, e in particolare proprio per l’Aeronautica americana, al fine di migliorare infrastrutture e consentire una più efficace presenza in termini di prontezza operativa (ne abbiamo già parlato qui). L’Edi nel suo complesso – ha ricordato Wolters – potrebbe passare dai 4,7 miliardi di dollari del 2018 a 6,5 miliardi, mentre per la costruzione di infrastrutture militari sono stati richiesti 828 milioni rispetto ai 338 dello scorso anno. Di questi, circa la metà saranno destinati all’Usaf, che si appresterebbe così a un generale rinnovamento delle proprie strutture in Europa. Il nuovo bilancio “ci ha già permesso di completare i depositi munizioni in Lituania, un hangar e aree di parcheggio estese in Romania, oltre agli aggiornamenti delle piste in Ungheria, Islanda e Slovacchia”, ha spiegato Wolters. “In sostanza – ha aggiunto – ciò ci permettere di raggiungere l’obiettivo di sviluppare più resilienza, e dunque di rafforzare la nostra prontezza”.

IL TEMPEST INGLESE

Ma il generale è intervenuto anche sul Tempest, il caccia con cui il Regno Unito vuole sostituire dal 2035 i propri Eurofighter e per cui ha previsto un investimento iniziale di 2 miliardi di sterline, diretto a un team formato da BAE Systems, Rolls Royce, MBDA e Leonardo. “Ho avuto l’opportunità di seguire da remoto la rivelazione del Tempest a Farnborough; non ho avuto conversazioni con le mie controparti nel Regno Unito specifiche per questo aereo, ma abbiamo certamente avuto conversazioni sui sistemi futuri”, ha spiegato Wolter. “Uno degli ingredienti chiave che deve esserci su ogni sistema futuro è la sicurezza che sia interoperabile con i sistemi esistenti”, ha rimarcato. Per ora, i colloqui avuti con gli inglesi hanno riguardato l’assicurazione che “mentre il Regno Unito decide di andare avanti con un sistema che potrebbe chiamarsi Tempest”, questo sia “il più possibile interoperabile con il grande sistema che hanno appena acquisito e ricevuto a Marham (base della Royal Air Force nell’ovest dell’Inghilterra, ndr) tra cui l’F-35B”. Quello dell’interoperabilità “è un tema che, sono sicuro, il Regno Unito sta probabilmente osservando da vicino”. Su questi aspetti, ha concluso Wolters, “so che Stephen (Hillier, capo di Stato maggiore della Raf, ndr) sarebbe d’accordo con me”.

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