Skip to main content

Sulla destra italiana si è depositata la polvere; l’oblio non tarderà a scendere per rinchiuderla tra le anticaglie del Novecento in un remoto ripostiglio nel quale nessuno avrà voglia di frugare. Una Destra inservibile, quasi un simulacro di ciò che è stata in questo lungo dopoguerra, non è neppure venerabile come una reliquia per i pochi devoti rimasti attoniti a contemplarne l’assenza in attesa di una sua prossima riapparizione.

In effetti, sintomi di rinascita non ve ne sono. Ed è il caso di prendere congedo definitivamente da qualche illusione di troppo pur coltivata con apprezzabile zelo in questi anni di tormenta politica, dopo che scientificamente la Destra vera e propria è stata scientificamente annientata da due diversi contendenti: quello che voleva annettersi il suo elettorato spazzando via con incredibile cinismo la sua classe dirigente e parlamentare e quello che voleva trasformarla guidandola in non si sa bene in quali territori per farne, forse, una “creatura” disponibile ad assecondare le sue personali ambizioni con tutta evidenza tese a snaturarla.

Storie vecchie che ritornano prendendo atto che la Destra italiana – quella che era stata Movimento Sociale Italiano, Destra nazionale, Alleanza nazionale – è ormai sparita dall’orizzonte politico. Quel residuo irrilevante rimasto a testimoniarne la memoria (probabilmente) dopo le recenti elezioni politiche si è dissolto. Fratelli d’Italia, affrancatosi dall’illusione dell’effimera affermazione, unitamente a tutto l’ancor più effimero centrodestra – costruzione artificiosa ed insostenibile – ha mostrato la sua fragilità fino all’irrilevanza sancita dall’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato sul Corriere della sera del 30 giugno scorso. Un risultato inatteso soltanto da chi non aveva preso coscienza della capacità di Matteo Salvini di fagocitare prima gli amici, gli alleati e poi i contigui “parenti serpenti”.

Quel 2,3% attribuito dal rilevamento delle intenzioni di voto dà corpo ad un presentimento che perfino nel partito di Giorgia Meloni da tempo serpeggiava. Comprensibilmente ci si chiedeva quanto avrebbe potuto resistere FdI alla pressione leghista seguendo pedissequamente l’agenda salviniana senza elaborare un strategia politico-culturale di Destra che non coincide, lo diciamo con consapevolezza e senza alcuna polemica, con quella del Carroccio per quanto diventato “nazionale” dopo aver abbandonato la pregiudiziale “padana”.

Sull’identità nazionale, sulla sovranità, sull’immigrazione, sull’Europa (che è cosa ben diversa dall’Unione europea), sulla difesa della legalità e dunque sull’idea stessa di Stato, di società e di economia, sul principio di solidarietà e sulla conservazione dei valori qualitativi dell’esistenza – tanto per limitarci all’essenziale – la Destra ha una sua diversità che avrebbe dovuto rivendicare ed intorno alla quale costruire il consenso rifiutando la facile demagogia penta-leghista contro il primato della politica che le forze del cosiddetto “cambiamento” intendono annientare attraverso misure tese a sminuire la portata del Parlamento (vendicandosi addirittura dei vecchi politici con provvedimenti palesemente incostituzionali purché funzionali allo scopo di impoverirli e presentarli all’opinione pubblica come trofei dell’avvenuta disfatta della Casta) e, dunque, dell’equilibrio dei poteri, fino ad esaltare una non meglio precisata “democrazia diretta” che non è quella di Giuseppe Rensi (per chi ha dimestichezze con gli studi politici e filosofici), ma della robotica quale sostitutiva del consenso partecipato e consapevole.

E, dunque, la Destra si sarebbe dovuta impegnare, in modo non occasionale e strumentale, in un’azione volta alla necessità di procedere alla revisione costituzionale, nell’ambito di una integrale ricostruzione dello Stato e di reinvenzione della Repubblica, imperniata attorno al presidenzialismo ed alla diretta elezione dei parlamentari con un sistema maggioritario per far contare davvero i cittadini e promuovere i loro rappresentati ad effettivi interpreti delle ragioni dei territori e delle categorie, di quei corpi intermedi, insomma, senza più interpreti, vilipesi ed angariati da politiche sociali confuse agitate da banditori incuranti degli effetti destabilizzanti nelle sfere private dei singoli e pubbliche delle amministrazioni.

Ma la Destra diffusa e plurale, come pure la definimmo oltre vent’anni fa, poi entrata nel lessico comune, se non si è ricomposta negli ultimi cinque anni, difficilmente potrà ricomporsi nei prossimi quando l’egemonia di altre forze che ne imiteranno alcuni aspetti ed attrarranno il suo elettorato tradizionale metterà fine ad ogni velleità di rinascita. Resteranno le idee, è vero. E su di esse in un futuro imprevedibile si potrà tentare di ricostruire qualcosa che ad onta  del nuovismo a tutti i costi potrà qualificarsi, anche adottando altre definizioni, come Destra politica, sociale, culturale e spirituale; sì, anche spirituale per i suoi innegabili caratteri ispiratori e per la sua complessiva visione del mondo e della vita inassimilabile a qualsiasi altro movimento politico.

Ecco, la mancanza di una “visione” complessiva ha eliminato la Destra dal panorama politico. Può sembrare un azzardo questa valutazione, ma ci sembra proprio che sia andata così. E quando un “pensiero forte” cede alle lusinghe del “pensiero debole”, debolissimo o addirittura all’occasionalità di un pensiero che si estende per non più di una frasetta sconnessa destinata a Twitter, la sua fine è nell’ordine delle cose.

Pochi, e per di più inascoltati, hanno paventato per tempo questo “pericolo” unitamente all’esiziale abbandono di quanto richiamato. Aggiungiamo che la Destra se fosse stata più strutturata anche “ideologicamente” , avrebbe potuto offrire un apporto decisivo alla composizione di un movimento che, in senso europeo, si sarebbe potuto qualificare e rappresentare come “conservatore”, dinamico e riformista nella sfera della modernizzazione istituzionale e sociale, ed al tempo stesso custode dei principi della tradizione nazionale e popolare. Diciamocelo francamente: non è stata all’altezza, appiattendosi su un berlusconismo di comodo che non ha giovato neppure allo stesso Berlusconi, il quale avrebbe, molto probabilmente, tratto maggiori vantaggi politici dal contributo di una Destra che non dimenticava se stessa e perciò in grado di intercettare quel suo elettorato che con fatica si è visto trascinare nell’indistinto di un sistema partitico che non gli apparteneva, che sentiva estraneo.

La destra, dunque, si è sostanzialmente dispersa, sia per non aver creduto nelle sue potenzialità, e sia per aver smarrito la sua strada cadendo in azzardi politicisti che hanno finito per dissolverla come comunità. Dopotutto, checché se ne dica, questa era la sua forza: una comunità di destino nella quale i principi dell’autorità, del libero dialogo tra pari, il culto della memoria storica e del richiamato primato della politica, della lealtà e della fedeltà valevano più di ogni altra considerazione rispetto alle logiche di potere che l’hanno snaturata ben oltre la volontà di chi, probabilmente, si è distratto rispetto alle prospettive che il suo mondo nutriva.

centrodestra

Perché la destra si è dissolta. E ben prima che Salvini la fagocitasse

Sulla destra italiana si è depositata la polvere; l’oblio non tarderà a scendere per rinchiuderla tra le anticaglie del Novecento in un remoto ripostiglio nel quale nessuno avrà voglia di frugare. Una Destra inservibile, quasi un simulacro di ciò che è stata in questo lungo dopoguerra, non è neppure venerabile come una reliquia per i pochi devoti rimasti attoniti a…

erasmus euro sovranismo Ue

Non solo Lega. Vi spiego le ragioni del successo dei movimenti sovranisti

Il termine sovranismo, sebbene negli ultimi tempi venga sempre più spesso utilizzato, rappresenta una categoria che, di per sé, significa poco. Si tratta di un elemento di polemica politica privo in realtà di consistenza. Sostanzialmente, l’idea è quella di indicare come sovranisti quei partiti che rivendicano la sovranità monetaria nazionale rispetto all’euro. Vi è, però, in questa visione, una sorta…

Verso la (ri)scoperta del concetto di "conservatore". Un dibattito ancora attuale

Di Francesco Giubilei

Viviamo anni in cui l'utilizzo delle categorie che hanno tradizionalmente rappresentato gli schieramenti politici stanno venendo meno, se per alcuni illustri politologi i termini destra e sinistra appartengono ormai al passato, credo sia ancora prematuro parlare di una loro definitiva scomparsa anche perché non sono emerse nuove convincenti espressioni per identificare i partiti che caratterizzano l'attuale panorama politico italiano. Non…

Si scrive Forza Italia, si dovrà leggere buon governo: ecco lo scatto che serve ai moderati

Di Giorgio Magliocca

Il dibattito sul futuro di Forza Italia sta registrando in queste ultime settimane una serie di voci autorevoli che lo stanno arricchendo e stimolando. Mi permetto di offrire un piccolo contributo a questa fase, intensa e dirimente, che dovrà gioco-forza condurre ad una trasformazione non solo nei contenuti ma anche nel vettore di diffusione. Fino ad oggi Forza Italia, in…

Pensioni d'oro, con gli slogan difficile governare il Paese. L'opinione di Ambrogioni (Cida)

Il governo, in particolare il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio è tornato ad annunciare il taglio delle cosiddette ‘pensioni d’oro, in quanto sono un privilegio, come i vitalizi degli ex parlamentari, e un modo per ‘ridare i soldi ai cittadini’: temiamo che entrambi i ragionamenti siano frutto di grossolani equivoci, o meglio risentano ancora di…

Libertà religiosa. Pompeo convoca il summit a Washington (Italia presente)

Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha annunciato di voler ospitare il 25 e il 26 luglio a Foggy Bottom, sede del suo dipartimento, a Washington, una ministeriale con cui lavorare per “identificare modi concreti per respingere le persecuzioni e garantire un maggiore rispetto per la libertà religiosa per tutti”. I più alti funzionari del governo americano, tra cui lo stesso presidente…

europa dazi, trump mueller

Giornalismo, Trump e fake news. L'opinione del premio pulitzer Helen Cooper

Premio Pulitzer per il miglior giornalismo internazionale nel 2015, per aver raccontato come nessun altro il dramma dell’Ebola nell’Africa occidentale, giornalista di punta del New York Times dal 2004, prima come corrispondente dalla Casa Bianca e poi dal Pentagono. Prima ancora editorialista per il Wall Street Journal, dove dal 1992 al 1997 scriveva di politica estera e commercio dagli uffici…

siria usa assad idlib medio oriente

La catastrofe umanitaria in Siria prosegue. E Trump non ferma Putin

Potrebbero essere oltre duecentomila i civili messi in fuga dai bombardamenti russi e dall’avanzata delle truppe governative nella Siria sud-occidentale, una delle ultime ridotte dei ribelli che il regime di Damasco mira a riconquistare in barba agli accordi di de-escalation presi da Donald Trump e Vladimir Putin l’anno scorso. Per il presidente siriano Bashar al-Assad, riannettere il governatorato di Deraa…

Così Trump è pronto a negoziare con Putin il sud della Siria

Due fonti ben informate hanno raccontato alla Cnn che durante l’incontro che il Presidente Donald Trump ha avuto col re giordano Abdullah II (è stato nello Studio Ovale il 25 giugno), l’americano ha annunciato al sovrano alleato di avere in mente di negoziare un accordo sulla Siria con Vladimir Putin, e lo farà durante il faccia a faccia previsto per il 16 luglio a…

Il Balletto a Roma

Pochi sanno che Roma è diventata in questi anni una delle capitali europee del balletto. Due teatri sono quasi interamente dedicati alle arti tersicoree (Teatro Vascello e Teatro Greco), l’Accademia Filarmonica Romana propone ogni anno un festival internazionale del balletto, il Romaeuropa Festival dedica un’ampia sezione alla danza contemporanea e così fa anche Musica per Roma. Si tratta spesso di…

×

Iscriviti alla newsletter