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Le lobby sono parte integrante della democrazia, ma sono un nemico da combattere sempre e comunque. La trasparenza è invocata come la manna dal cielo, ma costa tempo e fatica ed è più facile rimandarla a un prossimo anno non meglio identificato. I lobbisti sono dannosi, fino a quando non risultano necessari per fare presente al legislatore che un legittimo interesse è stato dimenticato o poco considerato.

Si potrebbe fare la collezione delle ipocrisie che il tema della lobby attira intorno a sé. Ne abbiamo parlato con il senatore Riccardo Nencini per la nostra rubrica Lobby Non Olet. Da viceministro, nella scorsa legislatura, Nencini è stato l’unico esponente del Governo a pubblicare gli incontri con i lobbisti, l’oggetto della riunione e il risultato. “L’Italia è un paese ipocrita. Si parla tanto, ma sul caso delle lobby si fa assolutamente poco” afferma Riccardo Nencini che ha presentato un disegno di legge sul tema e un’ipotesi di Regolamento alla Presidente del Senato per fare in modo che “il senatore che incontra Tizio oppure Caio per discutere emendamenti, proposte eccetera, dia notizia, di quell’incontro: di come è andato, di cosa si è detto e che cosa ci si è proposti di fare”.

La trasparenza non deve riguardare però solo le istituzioni dello Stato, ma anche quelle regionali e comunali. Insomma, tutti i posti dove si decide in nome e per conto dei cittadini e delle imprese: “Chi detiene il potere ha l’obbligo di essere trasparente: che sia il sindaco di un piccolo Comune o il presidente del Consiglio”. Inclusi “gli alti dirigenti che molto spesso incontrano lobbisti, senza dirlo, e prendono dai lobbisti indirizzi che poi vengono inseriti all’interno delle leggi dello Stato” aggiunge Nencini.

Saremmo ancora più ipocriti però se la trasparenza si esaurisse nell’incontro. La vera trasparenza si avrà solo quando il cosiddetto processo decisionale sarà trasparente. Cosa significa in soldoni? Ad esempio, i decreti non si possono scrivere nelle segrete stanze dei Ministeri, delle Regioni o dei Comuni, ed essere approvati/adottati e pubblicati senza un’interlocuzione con chi viene direttamente convolto dall’impatto della norma. O ancora peggio, solo alcuni, che per consuetudine o per motivi che non staremo qui ad indagare, ne sono a conoscenza in fase di scrittura e solo loro possono dare suggerimenti e fare proposte. Quelli bravi la chiamano asimmetria informativa, noi la chiamiamo inciucio.

Insomma è giunto il momento di fare pace con la lobby (e con il cervello). Gli interessi esistono; la loro rappresentanza è legittima; i lobbisti professionali – udite, udite! – prendono appuntamenti, richiesti formalmente, in uffici, non a cena e portano con sé documenti, non regali.

L’ipocrisia sulle lobby

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