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Manca ormai poco per il lancio di BepiColombo, la missione nippo-europea diretta verso il misterioso Mercurio, il più piccolo pianeta del nostro Sistema solare, nonché il più vicino al Sole. La partenza a bordo di un vettore europeo Ariane 5 è prevista nella notte tra venerdì e sabato prossimi, dalla base spaziale di Kourou, in Guyana francese. Il contributo italiano è notevole, a partire dal nome della missione, dedicata a Giuseppe Colombo, astronomo, matematico e ingegnere padovano, che per primo ideò la pianificazione dei flyby per Mercurio, le manovre necessarie a inviare un veicolo spaziale senza che sia risucchiato dalla potente gravità del Sole.

LA MISSIONE

Prima missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) verso Mercurio (ce ne sono sate un paio statunitensi), BepiColombo è sviluppata in collaborazione con l’omologa giapponese, la Jaxa. Si compone di due orbiter scientifici: l’europeo Mercury planetary orbiter (Mpo) e il nipponico Mercury magnetospheric orbiter (Mmo). Saranno trasportati dal Mercury transfer module (Mtm) dell’Esa, il veicolo che arriverà intorno al pianeta utilizzando una combinazione di propulsione solare elettrica e sistemi di assistenza gravimetrica. Il viaggio è lungo. L’arrivo definitivo nell’orbita di Mercurio è previsto per il 2025. A quel punto, i due orbiter passeranno due anni a raccogliere dati sulla composizione, la densità, il campo magnetico e l’esosfera del misterioso pianeta.

UN VIAGGIO COMPLICATO

Lo faranno dopo uno dei più difficili viaggi spaziali, composto da nove flyby (avvicinamenti) planetari per una distanza totale nove miliardi di chilometri. Dopo la sua partenza, l’Mtm si avvicinerà per una volta alla Terra, passerà due volte in prossimità di Venere, e poi sei volte nelle vicinanze di Mercurio. Il tutto sarà necessario per rallentare il viaggio e impedire alla sonda di essere risucchiata dalla gravità esercitata dal Sole. “Diversamente da quanto avviene per le missioni dirette alle regioni esterne del sistema solare, il Mtm userà la gravità dei pianeti più interni, in combinazione con la spinta fornita dalla propulsione elettrica, per rallentare il veicolo spaziale”, ha spiegato Andrea Accomazzo, flight director di BepiColombo. Il tutto sarà gestito dal centro europeo per le operazioni spaziali (Esoc) di Darmstadt, in Germania, che da mesi è impegnato in simulazioni preparatorie.

PERCHÉ STUDIARE MERCURIO

“BepiColombo è una delle più ambiziose missioni programmate dall’Esa”, ci ha spiegato Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale europea (Asi). Difatti, “Mercurio è il pianeta più vicino al Sole ed insieme a Venere, Terra e Marte costituisce la famiglia dei Pianeti terrestri, ossia quelli più vicini alla nostra stella, più piccoli, più caldi e composti prevalentemente di roccia e metalli. Lo studio di Mercurio – ha aggiunto – è quindi importante per definire e validare i modelli di formazione ed evoluzione dell’intero Sistema solare, nonché per comprendere le condizioni limite favorevoli alla nascita della vita sul nostro e su altri pianeti”.

IL CONTRIBUTO ITALIANO

“L’Italia dà un contributo molto importante alla missione”; ha rimarcato Battiston, con in prima fila Leonardo e le due joint venture spaziali: Thales Alenia Space e Telespazio. “Quattro degli undici esperimenti programmati sono italiani, tutti di alto profilo scientifico: Simbio-Sys, un sistema integrato di osservazione e caratterizzazione della superficie del pianeta, realizzato da Leonardo; l’accelerometro ad alta sensibilità Isa; il trasmettitore a microonde More; e l’esperimento Serena”. In particolare, ha spiegato il presidente dell’Asi, “quest’ultimo studierà l’ambiente particellare e ci permetterà di conoscere meglio il campo magnetico di Mercurio, le sue caratteristiche fisiche e il suo ambiente influenzato fortemente dalla vicinanza con il Sole, dal quale riceve una quantità di radiazione pari a dieci volte quella che riceve la Terra”.

LA SFIDA TERMICA

Ma la missione permetterà anche di acquisire conoscenze fondamentali per le future esplorazioni del sistema Solare. “Condurre esperimenti con una missione sul pianeta più vicino al Sole – ha detto Battiston – comporta delle grandi difficoltà tecniche: l’ambiente in cui la sonda dovrà operare avrà un’escursione termica con temperature che andranno da più 400 gradi a meno 200, si tratta di una grande sfida tecnologica, una base per poter realizzare veicoli spaziali che in futuro potranno spingersi oltre i confini del sistema solare”.

AVIO PER ARIANE 5

Ad ogni modo, oltre agli esperimenti, anche il viaggio per uscire dall’atmosfera terrestre parlerà italiano, visto che un contributo determinante al lanciatore Ariane 5 è fornito da Avio, l’azienda di Colleferro guidata da Giulio Ranzo. Oltre a realizzare il gioiello made in Italy Vega, Avio partecipa da oltre vent’anni al programma Ariane 5 (che ha realizzato a fine settembre il suo 100esimo lancio) fornendo i motori a produzione solida e la turbopompa ad ossigeno liquido Vulcain, prodotti nel nostro Paese. Eppure, lo sguardo dell’azienda italiana è da tempo rivolto alla futura famiglia di lanciatori europei. Avio costruirà il nuovo lanciatore Vega C e parteciperà all’Ariane 6.

Tutto pronto per BepiColombo, la missione europea (con tanta Italia) verso Mercurio

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