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A parole sono tutti bravi, ma è quando c’è da dimostrare i fatti che spesso si fallisce il colpo. Vale anche per le alleanze, vale anche per la Russia e la Cina. Amiche ma non troppo, ritrovatesi ultimamente nella missione comune di aggirare le sanzioni occidentali, ricorrendo a dei veri e propri stratagemmi. Eppure, secondo Junhua Zhang, economista senior associate presso l’Istituto europeo per gli studi asiatici (Eias), le priorità del Dragone sono altre, non certo il sostegno incondizionato al suo vicino di casa, nella guerra contro l’Ucraina.

“Le tre priorità di Xi da quando è salito al potere sono state quelle di garantire che il colore della bandiera rossa non svanisse, che la Cina raggiungesse gli Stati Uniti economicamente e militarmente e, infine, realizzare la cosiddetta unificazione della madrepatria, tramite la re-incorporazione di Taiwan. Questo è quello che è conosciuto come il suo sogno cinese”, scrive Zhang nel suo report. Ora, “per raggiungere gli Stati Uniti, il punto di riferimento di Xi Jinping non è mai stata la Russia e nemmeno l’Europa”.

Va in questo senso “notato che l’asse sino-russo ha le sue vulnerabilità e imprevedibilità. Innanzitutto, nessuna delle due parti aiuterà l’altra a scapito dei propri interessi fondamentali, e questo vale soprattutto per la Cina. Prendiamo ad esempio il progetto del gasdotto Siberian Power 2, tanto sognato da Putin, di 2.600 km (oltre 1.600 miglia, ndr). L’esecuzione dei lavori e la realizzazione dell’infrastruttura che collegherebbe Russia e Cina, potrebbe essere più lenta del previsto. Il motivo risiederebbe nelle nuove pretese contrattuali di Pechino, intenzionata ad ottenere maggiori agevolazioni sul prezzo dell’energia e sull’opera stessa”.

E pensare che “la Russia ha un disperato bisogno che Pechino intervenga e sostituisca completamente gli acquisti europei di gas naturale prebellici. Ma Xi Jinping non vuole gravare sulla Cina un’eccessiva dipendenza dalla Russia e una spesa eccessiva per la costruzione di gasdotti, soprattutto quando sono disponibili altri fornitori. Inoltre, anche se Xi non vuole vedere Putin cadere in Ucraina, non gli terrebbe necessariamente la mano se gli armamenti dell’Occidente dovessero far pendere la bilancia a favore di Kiyv, un giorno”. Tradotto, va bene aiutare la Russia, va bene realizzare opere in comune, ma non a qualunque prezzo. Perché, fondamentalmente, “per la Cina, la questione non è la sorte di Putin dentro e fuori l’Ucraina, ma la sopravvivenza del governo del partito comunista. Questo viene prima di tutto il resto”.

Russia e Cina, alleate più a parole che a fatti. Ecco perché

A prima vista sembrano sodali di vecchia data. In parte lo sono, ma fino a un certo punto. Quando ci sono di mezzo gli interessi e l’energia, le cose cambiano. Ecco cosa scrive Junhua Zhang, economista senior associate presso l’Istituto europeo per gli studi asiatici

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