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Da oramai quasi cinque anni il fenomeno migratorio che dalle coste del Nord Africa e del Medio Oriente attraversa il mar Mediterraneo e si riversa nel territorio europeo rappresenta una sfida impegnativa per quegli Stati e le agenzie dell’Unione Europea (UE) che cercano di contenerlo. Nel tempo sono state lanciate varie operazioni di stampo europeo, in cui l’Italia ha sempre avuto un ruolo determinante, volte a gestire la crisi; la più recente è stata avviata il primo febbraio 2018, si chiama Themis ed è gestita dall’agenzia dell’Unione Frontex.

DA TRITON A THEMIS

L’operazione Themis nel mar Mediterraneo centrale prende il posto della precedente operazione Frontex di nome Triton. L’operazione Triton poteva contare, nei suoi ultimi mesi di missione, su tre velivoli per la sorveglianza marittima, nove navi, due elicotteri e sette team incaricati di raccogliere dati e condurre attività di identificazione di trafficanti e migranti negli hotspots italiani. Tirando le somme, Triton nei suoi quattro anni di attività ha visto il supporto materiale di 26 nazioni europee e ha contribuito a salvare circa 85.000 uomini e donne in operazioni di ricerca e soccorso. Tuttavia, non solo i casi di annegamento continuavano a essere innumerevoli, ma inoltre, l’operazione si è rivelata poco efficace nella gestione del flusso di migranti come previsto nel suo mandato. Infatti, nel corso del tempo le dinamiche migratorie sono cambiate e i trafficanti hanno adattato le rotte agli ostacoli incontrati nel Mediterraneo.

COSA È CAMBIATO

Nello specifico, sono due i fattori che hanno concorso a far diversificare i tragitti marittimi impiegati per la tratta di esseri umani. In primo luogo, l’impegno dell’UE con il dispiegamento 4 dell’operazione EUNAVFOR MED Sophia nel mar Mediterraneo centrale, ha agito da deterrente rispetto alle rotte consolidate della tratta dei migranti. In secondo luogo, grazie alla formazione che l’Italia, con l’aiuto dell’UE, ha fornito alla Guardia costiera libica (Paese da cui partivano gran parte delle imbarcazioni), quest’ultima è ora in grado di meglio monitorare le coste e controllare le partenze dall’area occidentale del Paese posta sotto l’autorità del Governo di Tripoli.

GLI OBIETTIVI

L’operazione Themis, quindi, nasce proprio dalla necessità di adeguare lo scopo geografico e funzionale dell’attività di Frontex al mutato scenario strategico. In concreto, Themis si differenzia dal suo predecessore Triton nel mandato, nella definizione dell’area operazionale, nella sua componente securitaria, e nei possibili porti in cui effettuare gli sbarchi. Al centro del mandato di Themis vi è un triplice impegno: assistere l’Italia nelle attività di controllo delle frontiere marittime, continuare a svolgere operazioni di ricerca e salvataggio, e far rispettare le normative internazionali nelle acque del Mediterraneo. Per quel che concerne l’area operazionale, se quella di Triton si limitava al sud delle coste siciliane, Themis può svolgere le sue attività di pattugliamento in due zone: nella parte più orientale del mar Mediterraneo per controllare i flussi provenienti da Egitto, Turchia e Albania e in quella più occidentale per gestire i traffici in rotta da Algeria, Tunisia e Libia.

MODELLI MIGRATORI IN EVOLUZIONE

Evidentemente, rispetto a Triton la nuova operazione di Frontex meglio riflette il mutamento dei modelli migratori. Un’ulteriore responsabilità che si assume il personale di Themis è la lotta alle attività criminali transfrontaliere. Nello specifico, l’operazione supporterà l’Italia nel contrasto al traffico di droga e nell’individuazione di possibili minacce terroristiche ai confini dell’Unione attraverso la raccolta di intelligence e l’implementazione di altre misure volte a prevenire che gruppi criminali o terroristici entrino nel territorio dell’UE. Tale componente securitaria mira all’obiettivo più ampio di garantire la sicurezza interna di tutti gli Stati membri grazie ad un costante lavoro di monitoraggio dei flussi migratori, delle eventuali infiltrazioni di foreign fighters dalla rotta tunisina (la più credibile per possibili jihadisti per raggiungere l’Europa) e del traffico di stupefacenti. Negli ultimi anni, infatti, le reti di contrabbando di cocaina hanno diversificato le rotte utilizzando centri di trasbordo in Africa occidentale da cui poi la merce parte verso Paesi europei. Inoltre, la rotta balcanica viene sempre più impiegata per esportare la cannabis dall’Europa del sud-est (l’Albania in particolare) verso l’Europa occidentale e centrale attraverso il mar Adriatico.

LA CONVENZIONE DI AMBURGO

Una novità che contraddistingue l’operazione Themis, e che ha particolare rilevanza per l’Italia, è il rinnovato impegno nel fare applicare la legge del mare come stabilita dalla convenzione di Amburgo: i migranti soccorsi dovranno essere accompagnati e fatti sbarcare nel porto europeo più vicino al punto in cui è stato effettuato il salvataggio. Durante le attività di Triton, invece, gli uomini e le donne salvati in mare venivano condotti indistintamente in Italia, a prescindere, quindi, dalla vicinanza geografica di altri Paesi. Questo cambio di direzione da parte di Frontex è frutto anche delle numerose critiche mosse da Roma circa tale procedura e mira a un contributo solidale più forte da parte degli altri Paesi dell’Unione.

I PUNTI DA MIGLIORARE

A ben vedere, l’operazione di Frontex sarà d’aiuto per supportare gli sforzi che ogni giorno il Sistema di Sicurezza e Difesa italiano compie per migliorare la protezione del confine sud dell’Europa. Nonostante queste note positive, è possibile mettere in discussione l’efficacia del nuovo impegno di Themis nel far sbarcare i migranti nel porto più vicino alla zona dell’avvenuto salvataggio in mare. Le ragioni alla base di questa affermazione sono principalmente due, anzitutto l’Italia ha da sempre assunto gran parte della responsabilità in merito di accoglienza, dato non solo il suo maggior coinvolgimento in operazioni di soccorso, ma anche la scarsa collaborazione da parte dei vicini Paesi europei. In secondo luogo, benché Roma abbia deciso di limitare l’area di pattugliamento delle unità navali italiane impegnate nell’operazione di Frontex a 24 miglia dalle coste nazionali, non è ancora chiaro quale sia il raggio di azione degli altri assetti europei sotto l’egida di Themis. Se anche questi ultimi restringeranno la propria area operazionale, giocoforza l’Italia risulterà geograficamente il Paese con i porti più vicini per effettuare gli sbarchi, salvo che Malta non decida di avere un ruolo più proattivo in merito. Nonostante questi aspetti ancora perfettibili, la crescita di ambizione di Frontex e l’ampio mandato di Themis, se saranno coronati dal successo operativo, potrebbero generare effetti politico -strategici positivi, nel medio lungo periodo, con la possibilità di una vera e propria gestione sotto l’egida di Bruxelles delle frontiere marittime europee.

(Analisi tratta dal sito del Centro Studi Internazionali)

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