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L’Italia ha deciso di volare suborbitale. Forte dell’esperienza in campo sperimentale e industriale, il Paese punta a ritagliarsi un ruolo da protagonista nella zona di transizione tra i 18 e i 100 Km, comunemente definita aerospazio. Per ora, solo gli Stati Uniti hanno mosso i primi passi nel settore, grazie alla lungimiranza e intraprendenza di privati come Virgin Galactic. Nel Vecchio continente invece, insieme al nostro Paese, è il Regno Unito che sta creando l’ambiente idoneo per accogliere i velivoli suborbitali.

Le basi sono state gettate in Italia e l’accordo firmato dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, Enzo Vecciarelli e dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, a Pratica di Mare, per la collaborazione nelle attività dedicate al volo suborbitale e alla medicina aerospaziale, è solo l’inizio di una sinergia che comprende anche l’Enac, i ministeri e l’industria italiana del settore. Non a caso, erano presenti per la firma diversi rappresentanti del comparto industriale, tra cui Luigi Pasquali, ad di Telespazio, e Lorenzo D’Onghia, presidente dell’Asas. Nel futuro imminente (l’arco temporale riguarda una manciata di anni), l’Italia potrà avere uno spazioporto (attualmente in via di definizione dal Mit, con l’opzione di crearne in futuro uno anche militare); dei piloti idonei; una regolamentazione ad hoc per questo genere di voli (si tratta comunque di voli con decollo orizzontale e non verticale, quindi di spazioplani) e perché no, dei velivoli suborbitali made in Italy. Insomma, il nostro Paese si candida a hub ideale nel Mediterraneo per i privati che svilupperanno questo genere di velivoli. Si tratta di un settore strategico ancora da sviluppare e per una volta, pare proprio che il nostro Paese non debba seguire nessuna scia, bensì fungere da apripista.

UN SETTORE STRATEGICO PER VECCIARELLI

“La firma dell’accordo con l’Asi – ha spiegato il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, Enzo Vecciarelli – rappresenta la volontà di collaborazione e stretta interrelazione tra le istituzioni militari e civili, con l’intento di costruire una governance strategica per lo sviluppo di capacità duali in un settore in forte sviluppo e, comunque, strategico per l’intero sistema-Paese”. Sarà necessario creare una struttura adeguata integrando al suo interno, oltre ad Aeronautica Militare e Agenzia spaziale italiana, anche il settore industriale, il Miur e il Mise, “per evitare – ammonisce Vecciarelli – che le risorse finanziarie disponibili si disperdano”. La capacità di volare a velocità supersoniche potrà consentire di trasportare persone e merci da un punto all’altro della Terra nel giro di poche ore con ricadute interessanti sia dal punto di vista militare sia civile. Inoltre, ha ricordato Vecciarelli: “I voli suborbitali possono rappresentare nel prossimo futuro un canale per accedere più facilmente alle risorse dello Spazio. I velivoli suborbitali potranno essere efficacemente impiegati come piattaforme in grado di lanciare in orbita satelliti, osservare dall’alto la superficie terrestre e compiere esperimenti scientifici in assenza di gravità”.

PER BATTISTON, UN’OPPORTUNITÀ PER L’INDUSTRIA ITALIANA

L’intesa “apre la strada a studi biomedici di avanguardia sulle condizioni umane nei voli suborbitali e spaziali – ha spiegato Roberto Battiston – la storica collaborazione tra l’Asi e la Difesa si inserisce nel quadro disegnato dalla nuova legge sull’aerospazio che coinvolge il governo e l’industria con l’obiettivo di rafforzare le capacità nazionali”. L’obiettivo dell’accordo, ha continuato Battiston, “è esplorare nuove direzioni del volo umano, come quelle del suborbitale”. Inoltre, “si tratta di un accordo in cui Am e Asi esploreranno le opportunità di formazione di astronauti per voli commerciali e sfruttamento delle opportunità che si aprono, mi riferisco in particolare a quello che sta avvenendo con Virgin Galactic, che sta portando verso il completamento i test che dovrebbero portare ai primi voli suborbitali entro la prima metà di quest’anno. Attraverso la nostra partecipata di Torino (Altec) abbiamo già attivato alcuni accordi con Virgin per studiare la possibilità di ospitare uno spazioporto in Italia. Sempre con Altec abbiamo previsto nel medio-lungo termine non solo l’opportunità di partecipare alla dimensione economica del turismo spaziale, ma anche perché riteniamo che la nostra industria potrebbe un domani partecipare allo sviluppo di questo tipo di spazioplani date le grandi competenze che abbiamo sia nell’aeronautica sia nell’attività spaziale. Quindi stiamo traguardando una possibile collaborazione che abbia anche elementi industriali, non semplicemente l’ospitalità di uno spazioporto. Si tratta comunque di un progetto che richiede investimenti privati nell’arco di svariati anni”.

LA ROADMAP DEL SUBORBITALE IN ITALIA

L’Aeronautica è già impegnata con Enac e Asi nella regolamentazione del settore e nell’individuazione di spazioporti con uno sguardo su una eventuale certificazione dei velivoli. Sul lato scientifico, nel 2019 partirà lo SpaceShipTwo di Virgin Galactic con a bordo uno specialista dell’Asi e forse anche un mission specialist dell’Aeronautica Militare. Nel futuro c’è il trasporto di merci e persone a velocità supersoniche. Gli impieghi spaziano dalle ricerche in ambito scientifico, chimico e biomedico, all’addestramento di astronauti, fino al lancio di satelliti da velivoli che non si distruggono al rientro in atmosfera.

Italia

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