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Nel dialogo tra Cina e Santa Sede si registra un importante passo avanti, questa volta per merito di un soggetto terzo. Ha certamente rilievo infatti l’iniziativa dell’ambasciata argentina a Pechino che ha organizzato la presentazione del volume “Papa Francisco, Latinoamerica” nella capitale cinese. Non casuale la data, il 19 marzo, che segna il quinto anniversario dell’inizio del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, né la scelta dei relatori, tra i quali spicca il sinologo italiano Francesco Sisci, autore della prima intervista a Jorge Mario Bergoglio sulla Cina per conto di Asia Times.

L’evento, al quale hanno partecipato molti ambasciatori, addetti culturali e giornalisti stranieri e non, ha preceduto di poche ore il convegno di due giorni che avrà luogo giovedì e venerdì all’Università Gregoriana di Roma e intitolato “Cristianesimo in Cina. Impatto, interazione ed inculturazione”.

Presentando e spiegando l’iniziativa, l’ateneo ha fatto notare che “l’arrivo, lo sviluppo, l’inculturazione e il ruolo del cristianesimo in Cina è diventato motivo di interesse non soltanto per accademici e studiosi specializzati, ma anche per i leader della Chiesa e i funzionari governativi cinesi”.

Un’occasione importante di confronto dunque, che non comincia oggi ma che è cominciata ben otto anni fa, quando quattro studiosi diedero vita ad un comitato che promuovesse una conferenza annuale sulle tematiche di rilievo per il cristianesimo nella società cinese. Nacque così questa iniziativa annuale, che tra poco giungerà al suo ottavo appuntamento e che mira dunque a consentire ad accademici, funzionari governativi cinesi e autorità ecclesiali di comprendersi e conoscersi meglio. Dopo sette conferenze svoltesi in Cina, ad Hong Kong ed a Macao eccoci ora a Roma, nella prestigiosa università dei gesuiti. Il sostegno dello Yuan Dao Study Center e della Gregorian University Foundation, assicura che si tratterà di un evento non solo importante ma anche di qualità.

È già noto che saranno presenti rappresentanti di centri accademici, statali e religiosi, di Pechino, Shangai, Jinan, Chengdou e Hong Kong dell’Estremo Oriente, di Londra, Gothenburg, Washington, Heidelberg e ovviamente Roma dell’Occidente.

In un mondo che sembra tornare a dividersi, a non conoscersi, a non sentirsi incuriosito dall’altro, tanto che le notizie o le voci di nuovi dazi sono un fatto quotidiano, l’incontro davvero globale che sta per dare a Roma un’occasione di rilievo mondiale non può non essere letto anche alla luce delle insistenti voci di progressi tra Cina e Santa Sede nella ricerca di un’accordo religioso di cui si è indicato proprio quello in corso come l’anno della possibile ratifica. Anche per questo sarà molto interessante ascoltare l’intervento dell’arcivescovo di Hong Kong, il cardinale John TongHon.

Papa Francesco, come i suoi predecessori, non ha mai fatto mistero del valore che attribuisce a questa intesa religiosa, e la presentazione a Pechino del libro su di lui sembra dirci che anche nei palazzi di Xi Jinping la questione viene seguita con attenzione.

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