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Lo spread torna a fare paura, nel giorno in cui Giuseppe Conte (nella foto, ieri al Senato) si aprresta a incassare la seconda fiducia dopo quella di ieri al Senato (171 sì e 117 no). E anche la Borsa non scherza, con i titoli bancari che trascinano al ribasso i listini.

La galoppata dei Btp decennali, ripartita martedì pomeriggio in concomitanza con il voto al Senato, è proseguita anche questa mattina quando è partito il dibattito alla Camera (la fiducia è prevista per il tardo pomeriggio). Dopo un’iniziale flessione, infatti, gli interessi pagati dai titoli italiani a dieci anni hanno rincominciato a correre avvicinandosi al 3% e spingendo al rialzo il differenziale di rendimento con gli omologhi tedeschi che dopo il balzo da 208 a 240 della vigilia, ha superato quota 25o punti base per poi ripiegare a 241 punti. Una soglia che lo riporta ai livelli di guardia della scorsa settimana, sull’onda dei timori per il programma economico del governo e per l’avvicinarsi dell’addio della Banca centrale europea al quantitative easing.

Le tensioni sull’Italia si fanno sentire anche in Borsa. Tengono Londra, Parigi e Francoforte, tutte sopra la parità, mentre è subito girata in negativo Piazza Affari, che arriva a perdere l’1,3 per poi ripiegare intorno al -1% e infine attestarsi al – 0,2%. Ad incidere sul listino sono le vendite sui titoli bancari: Mps, Unicredit e Intesa SanPaolo lasciano sul terreno più del 2%. Secondo gli analisti, le tensioni non si esauriranno con la giornata di oggi. “I bond governativi italiani potrebbero essere soggetti a una rinnovata pressione oggi sul mercato”, ha previsto il capo analista di Danske Bank Jakob Christensen. “Ci aspettiamo vendite oggi sui Btp dopo il discorso del neopresidente del Consiglio anche se il movimento non dovrebbe essere violento come quelli della scorsa settimana, dato che il premier ha abbassato i toni su alcune delle preoccupazioni del mercato”. Danske continua a suggerire un’estrema cautela nei confronti dell’obbligazionario italiano.

Il focus, ha spiegato invece un trader, è da un lato sulla politica italiana, dall’altro sul meeting della Bce della prossima settimana, il 14 giugno, dopo che il capo economista della Banca, Peter Praet, ha detto che ci sono segnali che l’inflazione stia andando verso il target di previsione. Questo, ha evidenziato l’operatore, alimenta le ipotesi che da quella data la Bce possa discutere le tempistiche per mettere fine al Quantitative easing. E lì l’Italia dovrà farsi trovare pronta.

 

Effetto Conte già finito? Lo spread torna a rumoreggiare

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