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Nessun governo con i Cinque Stelle, né altri “governi minestrone”, Matteo Salvini vuole guidare il Paese assieme al centrodestra. Questa mattina in conferenza stampa il segretario del Carroccio, evidentemente sorridente per il boom di voti della Lega che gli ha consegnato lo scettro del centrodestra, ha chiuso subito la porta ad “alleanze strane”. O meglio, ha chiarito, la porta resta aperta per chi vorrà aderire al programma del centrodestra pur non facendone parte, ma sarà la Lega a guidare assieme ai suoi alleati, non il Movimento di Luigi Di Maio. “Prima del voto ho detto che avrei ascoltato tutti, ma la squadra con cui ragionare è il centrodestra, non siamo abituati a cambiare idea ogni 15 minuti” ha continuato Salvini. Che ha riconosciuto sì lo straordinario successo dei Cinque Stelle, complimentandosi con loro perché “quando c’è la democrazia il voto va accettato per quello che è”, ma al tempo stesso non ha mancato di prenderne le distanze.

Innanzitutto chiarendo una volta per tutte la posizione della Lega su Euro e Trattati Ue: il nostro, ha rassicurato Salvini con un occhio rivolto alla stampa internazionale presente in sala, non è “un voto isolazionista, noi siamo in Europa, ma vogliamo un’altra Europa, che riconosca i popoli, le libertà, le lingue”. Una precisazione da accogliere con favore in Italia e all’Estero, che allontana forse definitivamente una virata euroscettica della Lega sullo stile di altri movimenti sovranisti in Europa.

Di più: anche sulla moneta unica Salvini modera i toni. L’euro, ha spiegato, resta “una moneta e una scelta sbagliata”, ma, ha aggiunto con un riferimento inequivocabile a Di Maio, “i referendum di cui chiacchierava qualcun altro non sono pensabili”. Poi la stoccata al Movimento Cinque Stelle: “ha cambiato idea troppe volte su troppi temi, immigrazione, euro, Ue, sembra che Di Maio abbia più a cuore i potentati europei”.

Dentro all’Europa, per cambiare l’Europa, dunque. Non c’è incompatibilità neanche con la famiglia del Partito popolare europeo, di cui fa parte a pieno titolo il partito di Silvio Berlusconi: purché però il modello non sia Juncker, ma, ha detto convinto Salvini, quello di Viktor Orban, il premier ungherese cui Giorgia Meloni ha fatto una visita di cortesia la settimana scorsa, perché Orban vuole “rimanere in Europa rivendicando la sua autonomia”. Al presidente della Commissione Salvini ha poi dichiarato scherzando la sua gratitudine: “Ringrazio Juncker per le parole spese in campagna elettorale, perché più parla e più voti prendiamo. Speriamo resti presidente della Commissione europea il meno possibile”.

Salvini ha lanciato infine un appello all’Ue per rassicurare le istituzioni e di riflesso anche gli investitori che hanno seguito preoccupati le elezioni: “chi a Bruxelles si preoccupa sbaglia”, ma anche i mercati, che questa mattina hanno reagito bruscamente al responso delle urne italiane, “non hanno nulla da temere, un’Italia che fa pagare meno tasse e meno burocrazia è il paradiso per chiunque”. Lo sguardo poi vola già alle prossime elezioni europee del 2019: “saranno un’ondata di ossigeno per il lavoro, l’orgoglio, la sicurezza”.

Cosi Salvini punzecchia Juncker ma rassicura l’Europa (e Berlusconi)

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