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Finite tutte le chiacchiere, più o meno sensate, restano i fatti, con la loro disarmante semplicità. A guidare il governo giallo-verde, figlio di esplosivi risultati elettorali e di una alleanza politica complessa, inesperta, inedita e ambiziosa, andrà un cattolico di sinistra, ben inserito nei circoli che contano a Roma, con solide “aderenze” in Vaticano. Insomma, per dirla in modo spiccio, una persona decisamente in linea con la storia politica, gli studi e persino il carattere di Sergio Mattarella, non certo con quella di Luigi Di Maio o Matteo Salvini. Facciamo un passo indietro, vedendo i vari aspetti in sequenza.

C’è innanzitutto la formazione giuridica, elemento che risulterà dirimente nel futuro, perché il professor Conte sa bene cosa si può fare e come lo si può fare, partendo dal monumentale impianto normativo (nazionale e non) che avvolge la Repubblica, in parte proteggendola ed in parte soffocandola. Una consapevolezza, parliamoci chiaro, che i due leader di Lega e M5S non vedono neanche con il binocolo, perché fatta di forma e sostanza afferrabili solo avendo navigato tra commi e sentenze.

Poi c’è un tema spirituale, diciamo così. Nella più pura tradizione italiana va a Palazzo Chigi un cattolico praticante (devoto a Padre Pio nello specifico), condizione alla quale sono sfuggiti pochi premier nella storia anche recente: basti guardare gli ultimi tre (Letta, Renzi e Gentiloni). Infine c’è una dichiarata simpatia a sinistra, che il professor Conte non ha mancato di sottolineare, testimoniata anche dal suo rapporto sincero con il cardinale Parolin, alla guida della Segreteria di Stato per conto di Papa Francesco. Insomma abbiamo una figura di poderosa continuità con l’establishment nazionale, al punto da essere in noti (a quelli che conoscono davvero le cose) e solidi rapporti sia con ambienti del Pd che di Fi (fu il ministro Gelmini ad indicarlo per un incarico all’Agenzia Spaziale).

Tutto ciò è un bene, va detto con chiarezza. Non si può pensare di governare arrivando come marziani, perché poi si finisce per combinare disastri.

Ecco perché l’arrivo a Palazzo Chigi di una figura come quella del professor Conte è innanzitutto una “vittoria” del Capo dello Stato, che avrà una persona alla guida del governo con la quale si intenderà senza nemmeno bisogno di telefonargli, un democristiano di sinistra, pur rivisitato in versione moderna e “digitale”, che viene dal suo mondo, adottandone comportamenti, idee, aspirazioni. Ed ecco perché Mattarella insiste (pestando come un fabbro ma con la grazia di una libellula) sulle prerogative costituzionali del presidente del Consiglio. L’asse tra i due è già nelle cose. Ed è un bene per tutti, dentro e fuori l’Italia.

mattarella

Un democristiano di sinistra a Palazzo Chigi. Il trionfo di Mattarella è un bene per l’Italia

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