Skip to main content

Non si deve permettere neppure ai più acrobatici interpreti dei sistemi elettorali di scrivere, à la D’Alimonte, di doppio turno indifferentemente, che sia di collegio (uninominale) oppure fra partiti/coalizioni come quello previsto nell’Italicum. Faccio, non completamente, grazia ai lettori sottolineando, per l’ennesima, ma non ultima, volta che da nessuna parte al mondo esiste un meccanismo come quello del defunto, da non compiangere e meno che mai resuscitare, Italicum.

I sistemi elettorali servono a tradurre voti in seggi per dare vita a un Parlamento, non, da nessuna parte, tantomeno nelle democrazie parlamentari, a un governo. Il doppio turno francese applicato in collegi uninominali elegge i parlamentari. Al primo turno, giova ripeterlo e sottolinearlo, gli elettori votano in maniera prevalentemente sincera, vale a dire, per il/la candidato/a preferito/a che riuscirà a passare al secondo turno soltanto qualora riesca a superare una certa soglia percentuale (in Francia, attualmente, il 12,5 per cento degli aventi diritto). Pur nella consapevolezza che il suo preferito non supererà la soglia, l’elettore decide di votarlo per rafforzarne il potenziale di contrattazione al secondo turno. Quei suoi voti, una volta contati, potrebbero essere decisivi per fare vincere il seggio a un altro candidato di un partito con il quale è possibile, da un lato, contrattare i voti in un altro collegio, dall’altro, eventualmente, formare una coalizione di governo. Al secondo turno, che è sbagliato definire ballottaggio poiché nella grande maggioranza dei collegi vi saranno più di due candidati, alcuni elettori avranno la possibilità di votare il loro candidato preferito, altri finiranno per scegliere il candidato meno sgradito. Fra il primo e il secondo turno, tutti gli elettori avranno avuto l’opportunità di acquisire un numero aggiuntivo di informazioni politicamente rilevanti prodotte e diffuse dai candidati, dai partiti, dai mass media.

Invece, il doppio turno previsto dall’Italicum avrebbe dovuto svolgersi fra due partiti e/o coalizioni (il significato di “lista” non fu mai furbescamente precisato). Dunque, era sostanzialmente un ballottaggio. In maniera molto accondiscendente e supponente, i suoi laudatores riconoscevano che il premio attribuito al vincitore, anche qualora fosse stato soltanto del 15 per cento, distorceva la rappresentanza politica a favore di quella che, impropriamente, chiamavano governabilità. Certo, quel premio avrebbe dato modo allo schieramento maggioritario di godere di una confortevole maggioranza assoluta in Parlamento. Che questa fosse governabilità, se quella maggioranza non avesse poi avuto la capacità di prendere decisioni e di farle applicare, è evidentemente tutto da dimostrare.

Ad ogni buon conto, rimane la differenza verticale fra il doppio turno di collegio e il doppio turno Italico. Il primo serve a eleggere i parlamentari, il secondo a dare vita a un governo. Sono, palesemente, incomparabili e, altrettanto palesemente, non sono affatto intercambiabili. In particolare, il doppio turno Italico incide sulla forma di governo fuoriuscendo dalla democrazia parlamentare ed entrando in terra incognita.

Al di là delle preferenze personali, meglio se sorrette dalle conoscenze scientifiche, le differenze fra i due doppi turni sono profonde. Chiunque le cancelli sta manipolando, più o meno consapevolmente, a spese di tutti, il dibattito pubblico e non dà nessun contributo alla formulazione di una legge elettorale migliore, non è difficile, della pessima Legge Rosato.

governo cina, democrazia, vincolo valori popolare democrazie, legge, casaleggio, vitalizi, crisi, giochi, terza repubblica, doppio turno politica, Stato

Ecco come funziona una legge elettorale con il doppio turno

Non si deve permettere neppure ai più acrobatici interpreti dei sistemi elettorali di scrivere, à la D’Alimonte, di doppio turno indifferentemente, che sia di collegio (uninominale) oppure fra partiti/coalizioni come quello previsto nell’Italicum. Faccio, non completamente, grazia ai lettori sottolineando, per l’ennesima, ma non ultima, volta che da nessuna parte al mondo esiste un meccanismo come quello del defunto, da…

Salvini

Almeno il Parlamento inizi a lavorare. Perché Salvini ha ragione (su questo)

L’immagine del Parlamento italiano come un soprammobile è forte, ma rende le parole del leader del Carroccio ancora più cogenti. A margine della visita ad Euroflora a Genova Matteo Salvini, ha lanciato un messaggio a Luigi Di Maio, a Matteo Renzi, e a Pietro Grasso affinché la legislatura prenda il via al di là dei tempi che porteranno alla formazione…

politica, pd, toscana,

Caro Pd, contro il bipolarismo dei populisti occorre una proposta nuova

Nel Pd si fa strada il vero oggetto di scontro e divisione. Che è strategico. E non tattico (dialogare o meno con i 5 Stelle). E che è destinato a scomporre le forze interne al Pd oltre le tradizionali divisioni e articolazioni (renziani e non renziani). Il tema è il giudizio sui 5 Stelle e l'evoluzione del rapporto con essi.…

minniti

La visita di Minniti in Libia per ribadire il ruolo dell’Italia al fianco di al Serraj. Parla Michela Mercuri

In una giornata come quella di oggi, segnata dall’attentato ad opera dello Stato islamico contro la sede dell’Alta commissione elettorale libica di Tripoli, il ministro dell’Interno Marco Minniti è arrivato, a sorpresa, in Libia e ha incontrato Fayez al Serraj. Una visita lampo, non annunciata, che secondo fonti dell’Agenzia Nova ha previsto anche la partecipazione del ministro ad un evento…

contratto

Il reddito di cittadinanza non si può fare. Confindustria spiega perché

Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, lo aveva ricordato giusto giusto un mese fa. Il reddito di cittadinanza targato Movimento Cinque Stelle non s'ha da fare, non ora almeno, non con questo spazio di manovra sul deficit così risicato. Il rischio è ritrovarsi nuovamente ai ferri corti con l'Europa, in un momento in cui a Bruxelles si respira una certa apprensione…

abu mazen, Gerusalemme

Come possiamo considerare Abu Mazen un interlocutore di pace per Israele?

“Con le tesi esposte di fronte ai delegati dell’assemblea palestinese a Ramallah, il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen ha finalmente svelato al mondo intero la sua indole spiccatamente antisemita, alimentata dagli stessi biechi pregiudizi e stereotipi con i quali si è manifestato in questi anni il mondo del negazionismo neonazista”. Con queste parole, Ruben Della Rocca, vicepresidente della Comunità ebraica di…

nucleare

Ecco come l’Iran si prepara alla revisione del trattato nucleare

Alla intersezione del sistema economico e politico iraniano attuale si trovano, quasi simultaneamente, molte nuove e vecchie tensioni geopolitiche e economiche. Nel momento in cui molti Paesi, Cina compresa, ma non gli Usa, adottano i criteri dell’accordo di Parigi sul clima, siglato comunque da 196 Nazioni, è ovvio che il petrolio diminuirà comunque di importanza economica e tecnologica, mentre crescerà…

usa, siria isis iran, protezionismo, trump, dazi, cina, economisti, singapore

Le domande che Mueller vuole porre a Trump, e la voglia matta del presidente di rispondere

Il New York Times ha pubblicato la lista di domande che potrebbero essere poste al presidente americano Donald Trump dallo special counsel Robert Mueller, che il dipartimento di Giustizia ha incaricato di guidare l'inchiesta sulle interferenze russe durante le presidenziali (il cosiddetto "Russiagate"). Che il giornale abbia ottenuto un documento così sensibile è di per sé la notizia, visto che Mueller,…

macron, rifugiati, migranti

Parigi in fiamme brucia anche i sogni di Macron?

Parigi ricorderà a lungo la festa del 1° maggio di quest’anno. È stata violentata, saccheggiata, deturpata da migliaia di violenti, i soliti black bloc (ma non solo), che hanno affiancato i lavoratori che non manifestavano in maniera tranquilla, a dire la verità, ma scandendo slogan ostili al governo, contro il liberal-capitalismo e le privatizzazioni. Emmanuel Macron, diciassettemila chilometri lontano, in…

Xi Jinping

Ecco le prossime mosse della Cina nell'affaire Anbang

A dire la verità, fino a tre settimane fa in Cina era solo un'ipotesi. Ma ora per Anbang, il gigante assicurativo commissariato da febbraio (qui l'approfondimento di Formiche.net), con il suo fondatore Wu Xiaohui finito sotto processo a Shanghai per frode e uso improprio dei fondi societari, è arrivato il verdetto tanto temuto. Il gruppo sarà con ogni probabilità costretto a dismettere parte dei propri…

×

Iscriviti alla newsletter