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Si è lasciato ispirare dal magistero di Papa Francesco – che insiste nel dire che “la politica consiste nell’innescare processi, piuttosto che nell’occupare spazi di potere” – il convegno che il Centro Studi A. Cammarata e il Centro Studi P. Mattarella, sorto a Caltanissetta subito dopo l’attentato mafioso al presidente della Regione cui è intitolato, hanno tenuto a Palermo, ospiti a Villa Zito, nei giorni scorsi.

Proprio dalla vicenda politica di Piersanti Mattarella, (nella foto insieme a Mario Mazzaglia e al vescovo di Nicosia Monsignor Salvatore di Salvo), ha preso spunto la riflessione sul tema crisi della democrazia e formazione della nuova classe dirigente, quanto mai attuale se si considera ciò che, ancora una volta, è sotto gli occhi di tutti – in Sicilia, come nel resto d’Italia –, mentre i partiti si preparano al prossimo appuntamento elettorale nazionale: si dispiegano, infatti, in tutti gli schieramenti, anguste geometrie pseudo-politiche, motivate più dal tornaconto personale che non dall’interesse comune e dalla necessità di programmare un futuro migliore per la società italiana. E diventa sempre più evidente il vuoto culturale ed etico che da qualche decennio deprime il mondo politico, costringendo gli elettori a cedere alla tentazione di disertare le urne.

Nel convegno si è recuperata la memoria di un’iniziativa di formazione all’impegno socio-politico, proposta poco più di quarant’anni fa, nel 1977, da Piersanti Mattarella e da altri suoi giovani amici e collaboratori, che assieme a lui volevano proiettare nel cielo siciliano una nuova “visione del mondo” – come amavano dire – e, perciò, un ideale alto e insieme concreto di società e di comunità da realizzare. Elaborando le idee giuste per riuscirvi. Si trattò di un’esperienza vivace, antesignana di quelle che in seguito sarebbero state le scuole di formazione politica, fiorite negli anni Ottanta e Novanta, anche in ambito ecclesiale oltre che partitico, in tante parti d’Italia.

Ma l’intento degli organizzatori del convegno non è stato di guardare con nostalgia all’indietro, bensì di sottolineare l’urgenza che oggi di nuovo c’è di efficaci proposte formative. Così, i relatori invitati nell’occasione – il direttore del quotidiano milanese Avvenire, Marco Tarquinio, Rino La Placa e Antonio Todaro, entrambi membri del Gruppo Politica mattarelliano che fu protagonista di quella vicenda, Cettina Cammarata e Laura Salamone, che frequentarono quella “scuola”, e il sociologo Antonio La Spina – si sono confrontati tenendo in mano un cofanetto di brochure redatte e stampate nel 1977 per pubblicizzare e spiegare il corso di formazione ideato da Piersanti Mattarella, ma gettando lo sguardo a ciò che sta oggi accadendo e a ciò che potrà succedere nei prossimi mesi sullo scenario politico del nostro Paese.

Del resto, l’interrogativo che si ponevano i giovani palermitani del “Gruppo Politica” nel ’77 ha ancora la stessa risposta che essi allora registravano con preoccupazione: “Quando e perché occorre fare formazione all’impegno socio-politico?”, si leggeva nel depliant intitolato Valore e significato del fare politica. E la risposta, che seguiva a tono, tratteggiava la crisi che già montava tutt’attorno a quei giovani di qualità, con sintomi che oggi si sono soltanto cronicizzati: “L’esasperazione del professionismo in politica” e “la tendenza a fare casta a sé”, oltre a “mestierantismo, clientelismo, partigianeria, malcostume, corruzione”, tutti fattori che inducono alla “disistima per chi fa politica”, facendo pericolosamente spazio alla demagogia e al populismo.

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