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Che i programmi congiunti franco-tedeschi non abbiano vita facile non è una novità. Il binomio che nei decenni ha visto Francia e Germania tentare di sviluppare piattaforme comuni ha sempre risentito dello stesso problema: ottimale sulla carta e disfunzionale nella pratica. Il valzer tra Parigi e Berlino si interrompe sempre sugli stessi passi, impieghi operativi previsti, finanziamenti e, soprattutto, quote di produzione. Da un lato la Francia reclama il ruolo di attore militare più importante nell’Unione europea, se non altro per via delle sue capacità nucleari e del suo seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre dall’altro la Germania è l’unico attore economico in grado di sostenere concretamente il peso degli ingenti finanziamenti di cui questi programmi necessitano. Ne deriva che entrambi reclamano un ruolo predominante non solo in fase di progettazione ma, più importante, anche nella distribuzione dei compiti e, ovviamente, dei ricavi per le singole industrie nazionali. Questi problemi si ripresentano anche nell’ambito dello sviluppo del sistema di combattimento aereo di sesta generazione (Fcas – Future combat air system) tra Parigi e Berlino (e, più recentemente, Madrid). È vero che unendo le forze si può fare meglio e di più, ma, in un rapporto a due, ogni stallo equivale a perdere tempo prezioso. Tempo che gli Stati europei (Germania in particolare) non possono permettersi, esposti come sono da decenni di sottofinanziamento militare e anni di forniture all’Ucraina che hanno eroso gli stock di mezzi e munizioni. Inoltre, quando si parla di Forze armate, vale sempre la stessa regola: il vantaggio è nelle mani di chi dispone dei mezzi più avanzati, nonché del tempo e dei fondi atti a svilupparli. È per questo che l’analisi del nuovo accordo stipulato tra Regno Unito e Germania solleva alcuni interrogativi circa la volontà di Berlino di andare avanti con l’Fcas.

L’accordo con lo UK anticipa un ingresso nel Gcap?

L’accordo di cooperazione industriale finalizzato da Londra e Berlino, il Trinity House Agreement on Defence, prevede una maggiore cooperazione in diversi campi della Difesa, dallo sviluppo di un missile europeo deep strike a lungo raggio alle operazioni underwater congiunte nel mare del Nord. Una parte considerevole dell’accordo riguarda poi “lo sviluppo e l’impiego di sistemi aerei senza equipaggio e fuori bordo per garantire l’interoperabilità tra i futuri sistemi aerei da combattimento”. In poche parole, l’accordo di Trinity House prevede di lavorare congiuntamente sui loyal-wingmen, i droni gregari che, insieme ai nuovi caccia, costituiranno il nerbo dei futuri sistemi di sesta generazione. La domanda sorge spontanea: se i droni gregari sono parte integrante di un programma di sesta generazione che la Germania ha già in cantiere con la Francia, che senso ha svilupparne altri con un altro Paese? La risposta è sicuramente meno scontata del quesito, ma il fatto che l’altro Paese in questione sia il promotore del programma Gcap (Global combat air programme – sviluppato pariteticamente con Italia e Giappone) dà di che pensare. La mossa di Berlino potrebbe rappresentare un tentativo di tenersi aperta una via d’uscita per non rimanere tagliata fuori dalla sesta generazione (come fu invece nel caso della quinta e del programma F-35), nel caso in cui gli accordi con Parigi dovessero saltare. 

Mosse e contromosse 

È possibile che anche la Francia stia valutando una exit strategy dal pantano delle trattative con il partner doltre Reno. Parigi ha infatti dichiarato che intende sviluppare domesticamente un sistema a pilotaggio remoto da combattimento stealth che possa affiancare i propri aerei da caccia entro il 2033. In base a quanto dichiarato da Sébastien Lecornu, ministro della Difesa francese, il nuovo drone, che affiancherà i venturi Rafale F5, sarà complementare e adatto al combattimento collaborativo. È possibile che la decisione di procedere all’aggiornamento del Rafale e all’integrazione con il nuovo Ucav non rappresentino un abbandono velato dell’Fcas, quanto più un tentativo di registrare la rinnovata importanza dei droni nel dominio aereo, in attesa che lo sviluppo del nuovo caccia con Germania e Spagna faccia progressi. Tuttavia, se questi progressi dovessero tardare ad arrivare (o se non arrivassero affatto), il nuovo programma eviterebbe all’Armée de l’air et de l’espace di restare eccessivamente indietro. Ogni eventuale sviluppo sull’Fcas rientra ancora nel dominio della speculazione, ma le mosse di entrambi i partner sembrano evidenziare sempre più problemi e sempre meno soluzioni che non contemplino un naufragio dell’intero programma. In base a quanto si è visto, è possibile che sia Berlino sia Parigi, timorose di essere scaricate l’una dall’altra, si apprestino a scaricarsi a vicenda.

Sulla sesta generazione, Parigi e Berlino tengono il piede in due staffe

Mentre il programma franco-tedesco per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione non sembra registrare progressi, Berlino stringe il Trinity House Agreement con Londra per lo sviluppo dei droni gregari. La finalizzazione dell’intesa giunge a poca distanza dalla dichiarazione francese di voler sviluppare dei loyal wingman domestici e contribuisce a sollevare dubbi sul futuro dell’Fcas

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