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Un accordo fra Cinque Stelle e sinistra all’indomani del voto non sarebbe una opzione da escludere. Lo scenario, evidentemente contrastato, è citato da Guido Crosetto, già sottosegretario alla Difesa con Berlusconi e presidente dell’Aiad, ed oggi impegnato politicamente con Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia, di cui è coordinatore. Questo giovedì, prendendo parte a un evento organizzato nel Tower floor di piazza Venezia da Curtis, Mallest-Prevost, Colt e Mosle LLP per presentare le nuove proiezioni di Lorien Consulting, che danno i pentastellati al 27,6%, l’imprenditore di Cuneo ha confessato: “da quello che sento in giro il Movimento Cinque Stelle mi sembra molto più forte di quanto non appare nei sondaggi”.

Sia chiaro, Crosetto è convinto che il 4 marzo il centro-destra potrà giocarsi la partita, ed è anzi sicuro “che abbia buone potenzialità di vincere”. “Qualora però non emergesse una maggioranza parlamentare, se si determinasse una situazione alla tedesca, dopo settimane di pressioni internazionali” ha ammesso Crosetto, “a quel punto altre forze politiche potrebbero cedere a un governo di unità nazionale”. Questo scenario, che Crosetto conferma di non voler prendere in considerazione come peraltro già dichiarato da Giorgia Meloni, potrebbe comunque vedere protagonista il Movimento 5 Stelle, il cui leader da mesi non a caso lancia segnali di apertura.

L’ipotesi infatti circola già da un po’ fra i palazzi romani, Crosetto non ha fatto che includerla nel novero degli scenari post-voto pur non cavalcandola. Ha confermato che “non ci saranno i voti di Fratelli d’Italia per l’inciucio con i Cinque Stelle”. Questo naturalmente non impedisce ad un leader politico assennato come Crosetto di avere un atteggiamento “laico” e non pregiudiziale verso gli avversari, grillini inclusi. Questo venerdì, su Twitter, è intervenuto sul cosiddetto caso “Rimborsopoli” ed ha puntato il dito contro il facile accanimento di una parte dei media: “Strano paese quello nel quale una redazione televisiva riesce ad avere accesso ai conti correnti dei parlamentari per verificare trasferimenti eseguiti per volontà e non per doveri discendenti da leggi”.

Se per il coordinatore di Fdi si tratta solo di onestà intellettuale, è a sinistra che inizia ad aprirsi un fronte di dialogo con Luigi Di Maio. Lo ha fatto il candidato Pd ed ex vice direttore di Repubblica Tommaso Cerno e anche il leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso che, in un’intervista proprio a Repubblica, si è mostrato possibilista su un accordo con il movimento, su cui, ha ammesso il presidente del Senato, “non ci sono pregiudiziali”.

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