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L’Europa della difesa ha l’obiettivo entro il 2021 di raccogliere un budget per il settore pari a 1,5 miliardi annui, come ha ricordato ieri a Roma l’Alto rappresentante Federica Mogherini. Ma quale sarà l’architettura istituzionale attraverso la quale Bruxelles intende investire?

IL PRIMO PILASTRO

Quando si parla di risorse europee per il comparto, ci si riferisce all’istituzione del Fondo europeo per la difesa, il primo dei tre pilastri della riforma della difesa comune targata Mogherini, che, secondo l’Alto Rappresentante, faranno fare un “salto di qualità” al settore. Il fondo è stato varato dalla Commissione Ue lo scorso giugno, con esso si autorizza per la prima volta l’Unione a destinare risorse del proprio bilancio al settore della difesa, incentivando i governi nazionali a investire in progetti cooperativi europei e sostenere l’industria europea della difesa.

LA FASE PREPARATORIA FINO AL 2020

Ad oggi, è in corso la fase pilota, meglio conosciuta a Bruxelles come “azione preparatoria”, che durerà sino al 2020. La prima gamba del fondo è quella della ricerca. L’Ue, ogni anno, sino al 2019, metterà sul piatto investimenti pari a 90 milioni di euro da destinare alla ricerca collaborativa in tecnologie e prodotti per la difesa innovativi. A partire dal 2020, l’Unione si è impegnata ad aumentare la cifra sino a 500 milioni. Agli stanziamenti per la ricerca, si aggiungono poi quelli per lo sviluppo e l’acquisizione di capacità di difesa. Il fondo infatti, mira a incentivare la cooperazione tra stati membri nello sviluppo congiunto e nell’acquisizione di tecnologie e materiali di difesa. La dotazione complessiva di questi stanziamenti ammonta a 500 milioni di euro per il 2019 e per il 2020. A partire dal 2021, si arriverà invece a 1 miliardo di euro annuo.

DAL 2021 SI PASSERA’ A 1,5 MLD L’ANNO

Quindi, a partire dal 2021, gli stanziamenti totali del fondo ammonteranno a 1,5 mld annui totali, 500 milioni destinati alla ricerca e 1 miliardo per lo sviluppo e l’acquisizione di capacità di difesa. Inoltre, gli esperti di Bruxelles prevedono che il programma incentiverà i finanziamenti nazionali, generando un effetto moltiplicatore che potrebbe portare a investimenti complessivi nello sviluppo di capacità di difesa parti a 5 miliardi di euro a partire dal 2021.

SEMESTRE EUROPEO DIFESA

Oltre al Fondo, lo scorso anno è stato istituito anche il cosiddetto semestre europeo per la difesa, una revisione annuale coordinata dei diversi bilanci nazionali per la difesa. “L’obiettivo – ha detto Federica Mogherini – è di aiutare gli stati membri a sincronizzare i loro bilanci della difesa, a pianificare insieme i loro investimenti futuri e ad evitare duplicazioni”.

IL PILASTRO DELLA PESCO

Il terzo pilastro è la cooperazione strutturata permanente tra stati membri in materia di difesa, già prevista dal Trattato di Lisbona, ma che non aveva avuto sinora nessun seguito. Ad oggi, ha ricordato l’Alto rappresentante, “25 Paesi si sono impegnati a contribuire a collaborare alle nostre missioni miliari europee, a un maggiore scambio di informazioni e soprattutto a una serie di progetti comuni, soprattutto a una serie di progetti comuni per spendere meglio e insieme”.

L’ITALIA TRA I PAESI-MOTORE

La palla passa ora alle imprese italiane, per le quali il progetto di difesa europea offre interessanti opportunità, ma anche attente valutazioni. “L’Italia, non solo come governo, ma anche come sistema-Paese, riconosce nella difesa europea una grande opportunità e può dunque essere uno dei paesi-motore di questo nuovo progetto”, ha assicurato la Mogherini. Speriamo, aggiungiamo noi.

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