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La notizia era nell’aria e in tanti a Washington si aspettavano per queste ore la formalizzazione di un provvedimento che provocherà non pochi problemi a Jared Kushner, finendo con il creare serie tensioni tra i collaboratori più vicini a Donald Trump: a seguito di una procedura di accertamento avviata ormai diverso tempo fa è stato deciso di limitare l’accesso a materiale classificato “top secret” per il genero del presidente e marito di Ivanka Trump. La decisione segna, tra l’altro, la conclusione di una disputa tutta interna all’amministrazione, che ha coinvolto in prima persona il capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly, e che deriverebbe dalla mancata attribuzione delle abilitazioni di sicurezza a Kushner da parte della comunità intelligence nei mesi successivi all’insediamento nella West Wing.

Seguendo un iter burocratico ben definito, infatti, ordinariamente gli esponenti di alto rango delle amministrazioni appena insediate avviano un processo interno per richiedere l’abilitazione ad accedere a materiale coperto dalle più alte classifiche di segretezza previste dall’ordinamento USA. Tale processo parte dai diretti interessati, che compilano tra l’altro una serie di moduli al fine di consentire alla comunità intelligence di avviare una fase di controllo sui trascorsi degli stessi e finire con il concedere le suddette abilitazioni a distanza di qualche settimana.

Con Kushner la procedura in questione è stata notevolmente più complicata del previsto. Gli incaricati allo screening del genero del presidente avrebbero trovato diverse incongruenze e punti poco chiari sul passato del businessman. Ad aggravare la situazione alcune omissioni commesse nella fase di compilazione dei moduli necessari per il processo. Tutto ciò avrebbe rallentato notevolmente l’iter e alimentato non pochi sospetti all’interno dell’amministrazione.

Nel frattempo, per evitare che gli accertamenti portassero via tempo al lavoro della Casa Bianca, si sarebbe deciso di concedere un’abilitazione ad interim – provvisoria – al giovane consigliere del presidente. Questo ha consentito a Kushner di accedere ad una notevole massa di informazioni coperte da classifiche e finanche ai President’s Daily Briefings (PDBs), vale a dire i report prodotti quotidianamente per il presidente degli Stati Uniti dalla comunità intelligence per aggiornarlo sulle questioni più delicate nel panorama internazionale.

Troppo tempo è passato prima di una risposta da parte degli addetti ai lavori e giorno dopo giorno si sono diffuse sui media anche notizie relative ad affari e rapporti poco chiari del genero del presidente con cittadini russi e cinesi. Il clamore mediatico intorno alle investigazioni del procuratore speciale Robert Mueller sulle ingerenze russe in campagna elettorale ha aumentato ulteriormente la tensione, inducendo recentemente il gen. Kelly – chief of staff della Casa Bianca – ad assumere una decisione difficile ma necessaria: segnalare con un memo ufficiale l’irregolarità degli accessi di Kushner alle informazioni top secret e anticipare che entro poco tempo tale avvertimento sarebbe scaturito in un downgrading (un abbassamento) delle autorizzazioni di accesso. Così è stato e da poche ore i media americani segnalano che Kushner non ha più diritto ad accedere alle informazioni top secret ma è solo autorizzato ad accedere ad info e documenti coperti dalla classifica “secret”, vale a dire un livello più basso di segretezza.

Al di là dell’aspetto procedurale, per nulla inconsistente, la vicenda scatena una dura disputa all’interno della Casa Bianca e tocca direttamente uno dei punti più delicati per la leadership, cioè il ruolo ed il peso dei familiari del presidente sui dossier più importanti per questa amministrazione. Proprio per questo motivo sarà assai interessante osservare in che modo il presidente Trump intenderà reagire rispetto alla vicenda.

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