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Europa e Giappone, mai così vicini, a dispetto dei quasi 10 mila chilometri che separano Vecchio Continente e Sol Levante. E il motivo è presto detto. Questa mattina alla Farnesina è stato formalizzato, dopo l’intesa preliminare di luglio, al G20 di Amburgo, l’accordo bilaterale per l’abbattimento dei dazi gravanti sulle imprese europee che esportano in Giappone. Non è poca cosa visto che, cifre alla mano, le imprese europee risparmieranno circa 1 miliardo all’anno in termini di tariffe doganali dovute al Giappone per vendere i propri prodotti. Se poi l’intesa siglata arriva in tempi di protezionismo trumpiano in puro stile American First, ecco che emerge tutta la portata dell’atto che vede la terza economia mondiale dichiarare guerra al protezionismo.

PRIMA DELL’ACCORDO

Quella tra Europa e Giappone è una vecchia storia di commercio. Ogni anno le imprese dell’Ue esportano nel Paese guidato dal premier Shinzo Abe (nella foto) beni per oltre 58 miliardi di euro e servizi per 28 miliardi di euro (124 miliardi l’interscambio complessivo, con l’aggiunta cioè della componente nipponica). Il fatto è che, almeno fino ad oggi, le imprese europee dovevano però affrontare le barriere commerciali all’esportazione verso il Giappone, il che rende difficile per loro competere con le altre imprese del posto. Per questo, in estate, Bruxelles e Tokyo hanno raggiunto un’intesa storica con un triplice obiettivo: eliminare le barriere doganali, contribuire a plasmare norme commerciali globali e inviare un segnale forte per sottolineare che due delle principali economie mondiali rifiutano il protezionismo.

INTESA MILIARDARIA

La portata dell’accordo, che ha visto la presenza del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, è (quasi) tutta in un dato. Il patto sull’export coprirà il 99% delle esportazioni, il che vuol dire abbattere la quasi totalità delle barriere. In termini pratici significa vendere un prodotto italiano, francese o tedesco allo stesso prezzo della merce giapponese. Cadendo il dazio, viene meno la necessità di alzare il prezzo per coprire l’esborso della tariffa. Dunque, per le imprese Ue si apre per esempio la strada al ricco mercato giapponese di prodotti alimentari, oppure, sulle infrastrutture, verrà concesso alle aziende euopee di partecipare alle gare pubbliche d’appalto senza discriminazioni (compreso il settore ferroviario nipponico). Il Giappone, ovviamente, avrà la sua contropartita.

TSUNAMI A QUATTRO RUOTE

Qual’è uno dei primi mercati nipponici? L’automobile. Ed ecco i vantaggi dell’accordo per l’economia del Sol Levante. Ovvero la riduzione a scaglioni dell’attuale tassa sull’importazione, oggi al 10%, nei prossimi sette anni. Ma il punto di svolta è rappresentato dalla armonizzazione degli standard tecnici tra auto nipponiche e quelle prodotte da costruttori europei. Il che vuol dire che per le case nipponiche, già ai vertici del mercato automobilistico mondiale, sarà ancora più agevole vendere auto in Ue, visto che risulterà meno complicato adattare i veicoli giapponesi agli standard normativi del Vecchio continente. Ci sono poi provvedimenti importanti anche sui pezzi di ricambio, dove l’Europa è il secondo esportatore in Giappone.

I TEMPI

I tempi per l’operatività dell’accordo non saranno comunque cortissimi. Vista la genesi dell’intesa (le trattative sono iniziate quattro anni fa) ci vorranno ancora dei mesi. Il partenariato potrebbe essere operativo già l’anno prossimo con la soppressione dei dazi su oltre il 90% delle esportazioni della Ue. Al termine del periodo di attuazione, il Giappone avrà dal canto eliminato dazi doganali sul 97% dei beni importabili dall’Europa (solo il 3% sarà oggetto di una liberalizzazione parziale, tramite contingenti tariffari una riduzione dei dazi).

COLPO AL PROTEZIONISMO?

Rimane da quantificare il senso politico (e industriale) dell’accordo. Fornito per l’occasione dall’ambasciatore giapponese in Italia, Keiichi Katakami. “L’intesa ha un’importanza strategica, in un momento in cui avanza il protezionismo. Ue e Giappone possono con orgoglio vantare il raggiungimento dell’accordo, con l’apertura dei mercati che contribuirà alla crescita di entrambe le parti, creando nuovo posti di lavoro e favorendo lo sviluppo delle imprese”. Stessa visione su sponda europea. “E’ un importante risultato sul piano geopolitico esso ha l’ambizione di rappresentare un vero modello in un periodo di crescente protezionismo” ha detto il direttore generale per la modernizzazione e le questioni globali del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Massimo Gaiani. Trump è avvisato?

Export, storico accordo fra Giappone e Europa

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