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Vincenzo Scotti scatenato. Intervenendo all’evento Menabò organizzato da Formiche.net, il presidente della Link Campus, già ministro dell’Interno e degli Esteri fra le fila della Dc, partito in cui ha militato per più di trent’anni, non ha risparmiato critiche alla sinistra di governo, agli intellettuali e agli opinionisti che si ostinano a “rinchiudere la realtà in schemi teorici prestabiliti, a parlare di moderati, populisti e categorie che non esistono più”.

L’ex ministro democristiano è balzato agli onori delle cronache in queste settimane di campagna elettorale perché dalle cattedre della sua università provengono tre “candidate ministre” scelte dai Cinque Stelle per la loro squadra di governo: Emanuela Del Re agli Esteri, Elisabetta Trenta alla Difesa e Paola Giannetakis agli Interni. Ma non apprezza affatto il polverone mediatico che si è creato intorno al suo ateneo: “Sulla Link e i Cinque Stelle si sono dette tante stupidate, creare coscienza critica è il ruolo naturale di un’università”.

All’alba delle consultazioni al Quirinale l’auspicio per le forze politiche è di lasciare alle spalle le “rendite di posizioni ideologiche” e guardare al nascente governo nell’interesse del Paese, perché chi ha vinto le elezioni “è passato per la legittimazione popolare”, ma adesso “deve anche imparare a gestire la vittoria”. Se i vincitori naturali di questa tornata elettorale, Lega e Cinque Stelle, vogliono evitare di perdere per strada i voti conquistati devono evitare di commettere gli stessi errori del centrosinistra di governo, prima con Matteo Renzi, poi con Paolo Gentiloni.

Il primo invito: evitare di distruggere i rapporti fra governo, Parlamento e democrazia rappresentativa. “Spero che non facciano come Renzi” ha auspicato Scotti, “che si è presentato a chiedere la fiducia al Senato con le mani in tasca avvisando che sarebbe stata l’ultima volta, e ora siederà fra quei banchi”. La maggioranza di governo non dimentichi che per non deludere i rappresentati “bisogna radicare nella società i rappresentanti”.

Un altro errore commesso dal centrosinistra in questi anni: pensare che l’esecutivo possa fare a meno della Pubblica amministrazione. “È l’amministrazione, non la politica, che realizza in concreto i programmi” ha ricordato Scotti, richiamando chi entrerà a Palazzo Chigi a “non instaurare i rapporti fra governo e Pa nei termini in cui è stato fatto in questi anni”, tenendo come bussola per l’azione di governo l’idea di civil servant che ispira l’amministrazione nel Regno Unito.

Terzo e ultimo affondo di Scotti ai governi Renzi-Gentiloni: su di loro grava la responsabilità di aver perso il contatto con la società civile. La vocazione della scuola, delle università, del mondo intellettuale deve essere quella di coscienza critica, non servaggio verso il potere. “La società, il mondo universitario e scolastico chiedono più autonomia, in Italia paghiamo un prezzo carissimo perché gli intellettuali si ostinano a fare i consiglieri del Principe”. Nemmeno la Chiesa cattolica è esente da questo fenomeno: anzi, ha osservato Scotti rivolgendosi a padre Francesco Occhetta de La Civiltà Cattolica, sarebbe stato meglio se il mondo ecclesiastico avesse evitato di “ficcarsi dentro un governo del Paese per esserne espressione”.

 

I tre errori da non ripetere. La versione di Enzo Scotti

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