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Si è già scritto molto sul voto al Movimento 5 Stelle nel Sud che ha assunto dimensioni plebiscitarie del tutto inattese sino a qualche giorno prima delle votazioni. E molti commentatori pure autorevoli si sono cimentati nel tentativo – a nostro sommesso avviso non facile – di comprendere le ragioni di questo autentico tsunami che peraltro ha visto elette tante persone che nei loro territori in molti casi non erano note e che non avevano neppure maturato precedenti esperienze di carattere amministrativo in consigli comunali o regionali.

Ma chi scrive ritiene opportuno non indulgere a letture semplicistiche o riassumibili solo in buona misura nel successo ottenuto dalla parola d’ordine pentastellata del reddito di cittadinanza. Sì certo, questa proposta ha indubbiamente avuto la sua capacità di suggestione soprattutto in famiglie, ceti e gruppi sociali colpiti dalla crisi cui la promessa di un reddito sia pure minimo ha indotto tanti a votare per il Movimento. In realtà, a ben vedere, le ragioni di quel voto sembrano ben più numerose, e pur non avendo la presunzione di una lettura esaustiva di quanto accaduto, pure ci proveremo a tentarne una qualche interpretazione più approfondita, premettendo subito che – a quanto ci risulta dai nostri contatti di lavoro in tutto il Mezzogiorno – il voto ai 5 Stelle non è stato dato solo da ceti poveri o impoveriti dalla crisi, ma anche da larghi settori del ceto medio delle professioni e del pubblico impiego, da docenti di scuole medie, ed anche da una parte del mondo imprenditoriale soprattutto da titolari di piccole e medie imprese, e da tantissime persone che non tollerano più inefficienze delle burocrazie pubbliche, lentezze della giustizia civile, e da molta gente esasperata anche dal cattivo funzionamento di comparti della sanità pubblica, e dalla sfiducia in larga parte delle classi dirigenti locali.

Tutto questo ci deve indurre a comprendere che il Mezzogiorno non è come lo raffigura certa stampa che non lo conosce e lo rappresenta solo come lo immagina senza visitarlo, ma è un insieme di tante realtà territoriali anche sviluppate in cui il voto di protesta ha voluto dare voce a chi – come certi dirigenti d’azienda – non tollera più lentezze burocratiche e ritardi che penalizzano la crescita delle loro imprese.

Allora ci risulta che abbiano votato 5 Stelle tanti disoccupati di lungo periodo – in molti casi laureati in discipline che però non hanno domanda nel mercato del lavoro locale – che non vedono prospettive concrete di occupazione, se non quella di emigrare; i lavoratori colpiti da crisi aziendali senza sbocco, molti docenti di scuole medie e superiori che non hanno ancora accettato i criteri innovativi della buona scuola, giovani professionisti impoveriti dalla rarefazione e dalla sottoremunerazione delle loro prestazioni, tanti piccoli e medi imprenditori edili che non hanno condiviso le regole del nuovo Codice degli appalti, che subiscono ritardi nei pagamenti delle opere realizzate per la committenza pubblica, e ai quali in molti casi sono stati ridotti gli affidamenti bancari. Ma hanno votato 5 Stelle tante persone che ogni giorno hanno rapporti con una Pubblica amministrazione spesso inefficiente di cui non sopportano più ritardi e incompetenza che spesso si traducono in vere e proprie angherie ai danni del cittadino; ma anche tanti ammalati spesso anziani che devono subire ritardi ormai intollerabili nella fruizione di servizi della sanità pubblica.

Ma hanno votato per i 5 Stelle anche tanti cittadini delusi in alcune regioni meridionali dalle performance amministrative di governi locali, comunali e regionali, incapaci di far crescere le proprie comunità, migliorandone la qualità della vita.

Insomma un diffuso, gigantesco, rabbioso rifiuto di tutti gli elementi soggettivi e oggettivi ritenuti di ostacolo al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni del Sud.

Attenzione, però: ad un insieme di cause profonde di questo voto non sarà facile per nessuno – nemmeno per un eventuale governo dei 5 Stelle – dare risposte soddisfacenti se non attraverso un lungo e paziente lavoro di rimozione strutturale ad ogni livello di quelle stesse cause. Un lavoro di lunga lena che tuttavia potrebbe rivelarsi incompatibile con il “tutto e subito” che sembra invece aver animato tanti elettori meridionali domenica 4 marzo.

Non solo reddito di cittadinanza. Vi spiego perché il Sud ha votato M5S

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