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La Santa Sede alle Nazioni Unite, una settimana densa di interventi. Tra New York e Ginevra, gli Osservatori Permanenti della Santa Sede Bernardito Auza e Ivan Jurkovic hanno portato la posizione della diplomazia pontificia sui temi dello sviluppo, dei diritti dei rifugiati e delle donne, e sulla pace. Si prepara, intanto, un evento organizzato dalla Santa Sede presso il Palazzo di Vetro di New York: il tema è “L’altro è un bene per me: il ruolo del dialogo interreligioso e interculturale nell’affrontare violenza e conflitto e nel costruire una pace duratura nel mondo di oggi”.

SVILUPPO SOCIALE

Sì, ci sono stati progressi nel combattere la povertà. Ma comunque cresce l’ineguaglianza sociale, così come è cresciuto anche il numero di persone che soffrono per fame: è questa la sintesi del discorso che l’Arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, ha tenuto lo scorso 2 ottobre, nel dibattito del Terzo Comitato ONU sull’Agenda di Sviluppo.

L’arcivescovo Auza ha sottolineato che “il vero sviluppo sociale deve essere integralmente focalizzato sulle persone per raggiungere traguardi duraturi, specialmente per i più vulnerabili ed emarginati”. E ha ammonito che “l’economia locale dovrebbe cercare di dare beneficio a tutti materialmente e spiritualmente, attraverso la sussidiarietà e la solidarietà dell’incontro.

ECONOMIA MONDIALE

L’economia è stato al centro anche dell’intervento dell’Osservatore al dibattito del Secondo Comitato ONU. Nel suo discorso del 3 ottobre, l’arcivescovo Auza ha sottolineato che le istituzioni di tutto il mondo stanno affrontando gli effetti di “un sistema globale finanziario centrato più sui soldi che sulla persona umana”, e questo va ad esacerbare “la situazione dei senzatetto, l’ineguaglianza e la polarizzazione e politicizzazione dei problemi”, perché “i vantaggi economici e politici non possono essere raggiunti a discapito dello sviluppo umano integrale”.

Il rappresentante della Santa Sede ha quindi invitato a “costruire comunità fondate sulla persona umana”, per aiutare tutti a vivere “una vita pacifica, degna e salutare”, cosa che implica integrazione ed inclusione sociale.

Ancora sull’economia, l’assemblea delle Nazioni Unite si è dedicata alle questioni macroeconomiche in un dibattito del 5 ottobre. La Santa Sede si è detta preoccupata per il declino del commercio internazionale, e ha chiesto una economia mondiale più inclusiva, incoraggiando le nazioni sviluppate ad abbandonare politiche protezionistiche e ad accrescere il commercio con le Nazioni Meno Sviluppate. Le Nazioni meno sviluppate devono anche avere – secondo la Santa Sede – maggiore assistenza nel loro sviluppo, mentre c’è preoccupazione per la sostenibilità del debito delle Nazioni in Via di Sviluppo.

DONNE ED EDUCAZIONE

Il 6 ottobre, l’arcivescovo Auza è intervenuto l tema dei diritti delle donne, mettendo in luce l’importanza dell’educazione per le donne e le ragazze, specialmente nelle aree rurali, dove le donne rischiano di essere escluse da quelle attività che permetterebbe loro di partecipare pienamente nella società. “

“L’Educazione – ha detto l’arcivescovo Auza – è essenziale per permettere alle donne di diventare degni agenti del loro stesso sviluppo”. E una particolare preoccupazione è stata espressa per donne e ragazze migranti a causa di violenza e povertà estrema e in balia dello sfruttamento da parte di trafficanti di esseri umani.

LOTTA AL TERRORISMO INTERNAZIONALE

La lotta al terrorismo internazionale è stata oggetto di un dibattito alle Nazioni Unite il 4 ottobre. L’Osservatore della Santa Sede ha affermato che “la lotta al terrorismo richiede collaborazione globale e solidaretà” e ha detto che la risposta al terrorismo nasce proprio dai quattro pilastri alla base della fondazione delle Nazioni Unite: pace e sicurezza, diritti umani, Stato di diritto e sviluppo integrale.

“Il terrorismo – ha detto – attacca tutti questi pilastri”. Per questo, l’arcivescovo ha plaudito al Gruppo di Lavoro istituito allo scopo di stilare una convenzione sul terrorismo internazionale, e sottolineato che “nessuna ragione, sia ideologica, politica, filosofica, razziale o etnica può giustificare il terrorismo”. Ci vogliono però mezzi opportuni per combatterlo, ha detto, che si basano sul rispetto dei diritti umani fondamentali, della Carta delle Nazioni Unite e della legge internazionale. La Santa Sede ha anche puntato, come sempre, sul ruolo dell’educazione. “Contrastare – ha sottolineato l’arcivescovo Auza – le narrative e le ideologie che i terroristi usano per reclutare e radicalizzare gli altri deve essere un obiettivo centrale dello sviluppo integrale”.

LEGGI PENALI E CONTROLLO INTERNAZIONALE DELLA DROGA

È necessario combattere la produzione e il commercio delle droghe illecite, perché queste minacciano la società ad ogni livello: in famiglia, a livello locale e a livello internazionale. È il cuore dell’intervento dell’arcivescovo Auza sul tema, in un dibattito che si è tenuto alle Nazioni Unite lo scorso 4 ottobre.

L’arcivescovo ha sottolineato la necessità di combattere “le cause profonde dell’abuso di sostanze” attraverso la “promozione della giustizia” ma anche “l’applicazione della legge e l’educazione”. Per questo, la Santa Sede è preoccupata dal fatto che in alcuni casi vengano alleggerite le restrizioni sull’uso della droga, perché “la produzione, il commercio e l’uso delle droghe minaccia fortemente la dignità umana, specialmente perché connessa al traffico di esseri umani”. La conseguenza è la crescita di povertà, la rottura di famiglie, il riciclaggio di denaro, la corruzione dei governi, la perdita di occupazione e di possibilità di educazione, così come rischi per la salute e per la sicurezza personale.

QUALE È IL FUTURO DELLO STATO DI DIRITTO

È lo “stato di diritto” il tema di un altro dei dibattiti della 72esima assemblea generale delle Nazioni Unite. L’arcivescovo Auza ne ha parlato lo scorso 6 ottobre, sottolineato come il rafforzamento dello Stato di diritto a livello locale e internazionale deve necessariamente avere un impatto tangibile e misurabile sui più vulnerabili, e chiesto il rispetto e l’implementazione dei trattati internazionali.

QUI GINEVRA

L’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, ha tenuto due interventi la scorsa settimana.

Il 5 ottobre, la Santa Sede è intervenuta nel dibattito al Comitato dell’Alto Commissiario ONU per i rifugiati.

L’arcivescovo Jurkovic ha detto che, dopo la Dichiarazione di New York, il momento è positivo, ma che comunque la situazione dei rifugiati a livello globale viene “messa in discussione de jure e de facto”, e che i nobili obiettivi stabiliti dalla Convenzione per i rifugiati del 1951 stanno venendo erosi, perché “i diritti dei rifugiati esistenti in legge non sono più onorati a causa di preoccupazioni di sicurezza”. Ma – ha sottolienato l’arcivescovo Jurkovic – “il mettere in sicurezza i confini e il benessere dei rifugiati e dei richiedenti asilo non devono essere una dicotomia, ma piuttosto un rafforzamento mutuo”.

L’arcivescovo Jurkovic ha sottolineato che “molti hanno interpretato la situazione attuale come una crisi di numeri”, ma che si tratta piuttosto “di una crisi di attitudine e valori, in cui l’indifferenza implica complicità”. E ha detto che il modo in cui le nostre società trattano i rifugiati è davvero la cartina di tornasole della nostra umanità e solidarietà.

La Santa Sede è anche intervenuta al dibattito del WIPO (World Intellectual Property Organization) lo scorso 3 ottobre. La questione dei diritti di proprietà intellettuale è cruciale nell’agenda della Santa Sede, perché è attraverso questi diritti che si può lavorare a favore dei più vulnerabili. Da citare l’accordo di Marrakech, che ha visto la Santa Sede tra i protagonisti, un accordo che ha permesso di sollevare parte dei diritti d’autore delle pubblicazioni internazionale per favorire la produzione di libri per non vedenti.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Jurkovic ha detto che gli obiettivi sostenibili del WIPO dovrebbero essere orientati da tre principi: solidarietà, sussidiarietà e preoccupazione per il bene comune. “La solidarietà – ha spiegato – significa che ci preoccupiamo dei problemi degli altri quanto dei nostri”, e si tratta in sintesi dell’obbligo di tutte le persone e nazioni di cooperare l’uno con l’altro nel nostro mondo globalizzato e di lavorare collettivamente per eliminare ostacoli di sviluppo”.

La sussidiarietà chiama a “una maggiore consultazione e collaborazione tra le nazioni e tra il lavoro delle organizzazioni internazionali”.

Infine, il bene comune, che “deve essere l’obiettivo principale della comunità internazionale nello sviluppare un chiaro regime di diritti di proprietà intellettuale.

dialogo, commercio, muller, parolin, russia, lavrov, diplomazia

Basta protezionismo nei commerci. Parola del Vaticano

Di Andrea Gagliarducci per ACI Stampa

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