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“Al mercato nero della Siria in guerra, puoi comprare su Telegram armi da fuoco, esplosivi, veicoli militari e missili, come quelli distribuiti dalla Cia ai ribelli ostili al presidente Bashar al-Assad”. L’inchiesta pubblicata il 6 novembre su Foreign Policy parla di circa 5.000 utenti, tra acquirenti e venditori, attivi principalmente nella provincia siriana di Idlib, nel nord ovest del paese, che si scambiano armi, attrezzature e mezzi da guerra utilizzando l’app di messaggistica Telegram. Alcune delle armi disponibili su quest’applicazione sono entrate in Siria attraverso un programma previsto dalla “Dottrina Obama” e concluso nel 2015. Nel 2014, dopo la caduta di Mosul, l’Isis aveva già catturato enormi scorte di armi da fuoco e mezzi blindati. “Oltre alle armi – fa notare il magazine – un utente ha messo in vendita su Telegram un’antica moneta raffigurante Alessandro Magno (356-323 a.C.), a testimonianza del traffico non solo di armi ma anche di reperti archeologici”.

1 MILIARDO DI DOLLARI DI ARMI AMERICANE SPEDITE NELLA REGIONE

“Nella corsa a sostenere l’Iraq contro l’avanzamento del gruppo terroristico jihadista, il Dipartimento della Difesa americano ha perso traccia di un numero di armi complessivo del valore di oltre 1 miliardo di dollari, inviate sia in Iraq che in Kuwait”, dice la rivista americana. Il programma della Cia di armare e addestrare i ribelli anti-Assad con i missili anticarro Tow e con altre armi di piccolo calibro ha fatto acqua da tutte le parti. “In Giordania – ricorda Foreign Policy – gli agenti dei servizi corrotti hanno sottratto armi e altre attrezzature militari provenienti dagli Stati Uniti per rivenderle sul mercato nero”.

FUCILI, MISSILI E CINTURE ESPLOSIVE IN VENDITA SU TELEGRAM

Sebbene gli Stati Uniti siano responsabili per aver spedito nella regione un numero elevatissimo di armi e di averne perso ben presto il totale controllo, “le armi americane sono solo una piccola parte delle migliaia di armi che sono comprate e vendute dai militanti siriani nel mercato nero di Telegram”. Un elenco di numeri di serie e di fotografie delle armi correda gli annunci di “missili anticarro, veicoli blindati, droni, cinture esplosive, fucili d’assalto di fabbrica anche russa e serba”.

COME FUNZIONA TELEGRAM

Telegram è stato lanciato il 20 ottobre 2013. “Diversamente da WhatsApp – si legge sul sito ufficiale – Telegram è un servizio di messaggistica basato sul cloud con sincronizzazione istantanea, che permette di accedere ai messaggi da diversi dispositivi contemporaneamente, inclusi tablet e computer, e condividere un numero illimitato di foto, video, file (doc, zip, mp3, etc.) con dimensioni fino a 1,5 gigabyte per ogni documento”. L’azienda spiega come gestire i propri dati al meglio: “Se non vuoi salvare i dati nel tuo dispositivo, puoi tenerli nel cloud”.

LA PRIVACY AL SERVIZIO DEL CRIMINE

La privacy è da sempre il cavallo di battaglia di Telegram, che guadagna ogni giorno più di 350.000 iscritti. Tutte le conversazioni vengono criptate attraverso due livelli di sicurezza. Telegram è talmente sicura dei suoi sistemi di crittografia che ha indetto un Cracking Contest: chi decripta il suo protocollo vince 300.000 dollari. Jihadisti e criminali di tutto il mondo sanno di poter contare su uno strumento molto utile per comunicare senza rischiare di essere scoperti. Telegram è stato al centro di polemiche non solo per il traffico di armi ma anche per essere stato utilizzato da molti terroristi che si sono scambiati messaggi e informazioni per organizzare attentati e arruolare nuovi adepti online.

LA SFIDA DEI FRATELLI DUROV

Telegram è una creazione di Pavel Durov (nella foto) e di suo fratello Nikolai. “Pavel supporta Telegram finanziariamente e ideologicamente, mentre il contributo di Nikolai è tecnologico”, spiegano i fratelli sulla pagina ufficiale dell’applicazione. “Per rendere Telegram possibile, Nikolai ha sviluppato un protocollo di dati unico e personalizzato, aperto, sicuro e ottimizzato per lavorare con più data-center”. Telegram è popolare perché combina sicurezza, affidabilità e velocità con qualsiasi tipo di rete. Nonostante i fratelli Durov siano nati in Russia, così come alcuni dei principali sviluppatori, ci tengono a sottolineare che “Telegram non è legato alla Russia, né legalmente né fisicamente”.

LE SEDI A BERLINO E DUBAI

Il quartier generale di Telegram è situato a Berlino, ma il team di sviluppo di Telegram ha la sua sede a Dubai. La maggior parte degli sviluppatori di Telegram viene da San Pietroburgo, “città famosa per il numero di ingegneri altamente qualificati”, ci tengono a precisare. “Il team di Telegram ha dovuto lasciare la Russia a causa delle normative legate al mondo IT, e ha cercato posizioni diverse come base, incluse Berlino, Londra e Singapore”, raccontano i Durov. “Al momento siamo contenti di Dubai, anche se siamo pronti a spostarci di nuovo nel caso in cui le normative dovessero cambiare”.

PRIVACY O SICUREZZA

Non appena l’inchiesta di Foreign Policy è stata pubblicata da Telegram sono state chiuse le chat e bloccati gli account siriani in questione, “Telegram ha una politica di tolleranza zero per combattere la violenza”, ha dichiarato il suo portavoce. Tutti però sappiamo che per avere sicurezza bisogna rinunciare alla privacy, o viceversa. “Il prezzo per avere libertà e sicurezza è l’eterna vigilanza”, recita la frase scolpita sull’edificio dei National Archives di Washington DC.

 

telegram

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