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Nemmeno due mesi fa con il ddl Concorrenza diventato finalmente legge, finiva ufficialmente l’era del monopolio di Poste nella consegna atti giudiziari (la soppressione dell’esclusiva è entrata in vigore il 10 settembre). E, ieri pomeriggio, per la prima volta, gli operatori postali privati alternativi a Poste Italiane si sono riuniti alla Camera, chiamati raccolta dalle associazioni di categoria Fise Are e Assopostale e dal movimento politico Civici e Innovatori per dare vita all’iniziativa Il mercato postale tra concorrenza e innovazione. Rotto il primo monopolio, per i privati è arrivato il momento di passare al secondo livello e di alzare il tiro, sfidando il gruppo pubblico sul servizio universale e puntando all’infrastruttura, a cominciare dagli uffici postali.

TUTTA LA CONCORRENZA DI POSTE

Nella sala del Refettorio hanno sfilato i rappresentanti dei principali operatori postali privati, diretti competitor del gruppo guidato da Matteo Del Fante. Dall’olandese Nexive (qui il focus di Formiche.net sulla società) alla toscana Sail Post (gruppo Citypost), alla romana Uniposte, attiva anche nelle assicurazioni e nelle tlc fino a Global Postal Service, anch’essa realtà romana e tra le prime a sviluppare un’app postale dotata di Gps. Al fianco dei manager, uno stuolo di deputati accompagnati dal commissario Agcom Antonio Martusciello (nella foto).

ATTACCO AL SERVIZIO UNIVERSALE

Sono due le partite in atto tra il mondo postale privato e quello pubblico. La prima, iniziata proprio ad agosto con la fine del monopolio di Poste sugli atti, riguarda un business da 300 milioni di euro e per gli operatori convenuti a Montecitorio si tratta della prima vera liberalizzazione del mercato. L’altra grande questione riguarda il servizio universale, cioè la consegna della totalità della corrispondenza (qui la normativa dell’Agcom), di cui oggi Poste detiene sì il quasi monopolio ma non senza problemi per molti comuni, che hanno visto ridursi uffici e giorni di consegna. Ed è per questo i privati hanno puntato gli occhi sulla consegna a giorni alterni, che ha creato non poche polemiche e sulla chiusura degli uffici postali, allestita dal precedente management di Poste. Buchi da riempire, hanno spiegato i manager delle società private, con un servizio alternativo a Poste da assegnare a mezzo gara, che possa avvalersi e usufruire degli stessi uffici postali, magari come base logistica.

UNA GARA PER LA POSTA

Una proposte per aprire una breccia nel mercato del servizio universale è arrivata da Ivan Catalano, deputato dei Civici e Innovatori e membro della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. “Il servizio postale ha bisogno non di una privatizzazione del monopolio, ma del suo superamento tramite un’ampia liberalizzazione. Il servizio universale va mantenuto, ma affidato con bandi di gara ad evidenza pubblica, eventualmente divisi in lotti”, ha spiegato Catalano a Formiche.net. “Si dovrebbe anche ripensare alla natura della rete di distribuzione, costruita nei decenni con fondi pubblici ma attualmente patrimonio del monopolista. In particolare, bisognerebbe studiare come garantire un accesso non discriminatorio a tale rete ai vari operatori”. In altre parole, la rete degli uffici e dei punti smistamento dovrebbe essere non più un’esclusiva delle Poste ma di tutti gli operatori.

UN MERCATO CON MOLTO SPAZIO

Maria Laura Cantarelli Public Affairs e Corporate Communication director di Nexive, “il mercato postale vale 6,5 miliardi pari allo 0,4% del Pil nazionale con un’incidenza occupazionale dello 0,6% oltre 2.700 le aziende private titolari di licenza ed autorizzazione il quadro rappresenta un settore con grande offerta, testimone dello spazio lasciato al mercato per investire”. La liberalizzazione introdotta con il ddl concorrenza “ha portato nuova vivacità nel comparto, liberando risorse da poter investire in ricerca e sviluppo di nuove soluzioni a vantaggio di cittadini ed imprese e soprattutto in servizi di prossimità sul territorio”.

Poste Italiane e società private, che cosa succederà al servizio universale

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