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“L’euro era e resta un esperimento sbagliato che ha danneggiato il lavoro e l’economia Italiana. Noi non cambiamo idea e non la cambieremo mai. Un paese che non controlla la sua economia e la sua moneta non è un paese libero”. Con queste parole Matteo Salvini ha presentato oggi alla Camera la candidatura per la Lega di Alberto Bagnai, autore del volume “Il tramonto dell’Euro” e di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega, per contendere il collegio Siena con Padoan.

Economista e direttore dell’Associazione Italiana per lo studio delle Asimmetrie Economiche, provenienza culturale di sinistra, Bagnai ha detto di aver deciso di accettare la proposta di Salvini perché è l’unico “ad aver rispettato il mio lavoro, al contrario di quelli del Manifesto”, giornale dove nel 2011 apparve il suo primo articolo contro la moneta unica.

E mentre Bagnai scriveva sul Manifesto, Borghi scriveva su Il Giornale “ma ora ci ritroviamo insieme con Salvini perché non esistono destra o sinistra ma solo l’interesse nazionale”. E aggiunge di aver trovato semplicemente incredibile la candidatura di Padoan da parte del Pd proprio a Siena “dove avrebbero fatto più bella figura a lasciare il seggio vuoto dopo aver distrutto e spolpato la banca più antica del mondo”. Salvini si dice orgoglioso delle due candidature e ribadisce la sua idea sull’Europa: “Noi non prendiamo ordini da nessuno. Quando Gentiloni dice che non si vota sull’Italia ma si vota sull’Europa dice una cosa gravissima. Il 4 marzo a votare saranno gli italiani e l’Italia deve riappropriarsi del proprio voto e del proprio ruolo”.

Pozione quindi molto diversa rispetto a quella di Berlusconi soprattutto sulla questione del limite Ue del 3% del rapporto tra deficit e Pil. Ieri a Bruxelles, il leader del centrodestra aveva assicurato i vertici del Ppe sulla volontà di rispettare la regola, oggi Salvini per tutta risposta afferma: “Il numerino 3, se danneggia le imprese e le famiglie italiane, per noi non esiste. Noi non cambiamo idea”.

salvini

Così Salvini risponde a Silvio. Il 3% non è un tabù

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