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Quando il 23 agosto il premier israeliano Benjamin Netanyahu è andato in visita a Sochi, accolto da presidente russo Vladimir Putin nel suo buen retiro, aveva un obiettivo chiaro: chiedere alla Russia di controllare il ruolo dell’Iran in Siria (e non solo).

I CRUCCI DI GERUSALEMME

Israele ha due preoccupazioni che riguardano l’Iran, nemico esistenziale dello Stato ebraico. Primo, chi gestirà il Paese una volta che la guerra sarà conclusa? Tradotto: l’influenza iraniana su Damasco non deve significare che il sistema politico siriano diventi un (altro) asset legittimato iraniano. E poi, le milizie alleate dell’Iran manterranno basi militari in Siria? Questo secondo punto invece si traduce in: Hezbollah, il partito/milizia libanese, satellite armato della Repubblica islamica sciita iraniana, è stato per anni la più importante forza combattente a sostegno del regime di Bashar el Assad (ultima cronologicamente, l’operazioni congiunta contro l’IS al sul lato siriano del confine libanese, mentre per Beirut combatteva l’esercito regolare addestrato dagli americani), e dunque, Hez ha speso uomini, soldi, armi, e ora vorrà un tornaconto da questo investimento.

IL RUOLO DI HEZBOLLAH

Scrive in un reportage Ben Hubbard, corrispondente da Beirut del New York Times, che Hezbollah è vista da Teheran come una forza non solo combattente, ma politica, da usare come emissario per “guidare” l’influenza iraniana nel Medio Oriente. Hezbollah durante la guerra civile siriana s’è notevolmente rafforzato, dato che gli iraniani hanno approfittato della situazione caotica per passare armamenti più sofisticati al principale dei gruppi nemici esterni d’Israele. Ora Gerusalemme teme che quelle armi siano usate per riaprire un conflitto che de facto è in una fase di cessate il fuoco dal 2006. Per questo, Netanyahu s’è fatto accompagnare a Sochi dal capo del Mossad, Yossi Cohen, il quale ha spiegato a Putin e alla sua delegazione che l’intelligence israeliana è sufficientemente convinta che appena la situazione in Siria si sarà placata, Hezbollah muoverà guerra contro di loro. Il Mossad è molto informato sui movimenti dei miliziani libanesi: li traccia continuamente, per quel che può (e può tanto), e per questo è successo più volte che aerei decollati da Israele abbiano compiuto raid su convogli di armi – iraniane – dirette a Hezbollah.

MOSCA, L’IRAN…

Mosca, in questo senso, è vista da Gerusalemme come un elemento di bilanciamento. I russi, nel momento in cui due anni fa hanno avviato il coinvolgimento diretto nel teatro siriano, hanno accettato che Israele mantenesse in piedi i propri interessi sul conflitto siriano – parliamo di quei monitoraggi e quei raid, se necessari, e dell’attenzione sul futuro politico del paese. E per questo Netanyahu vede Putin come un partner potabile. Israele vorrebbe che la gestione del post-guerra siriana fosse affidata unicamente alla Russia, perché teme quell’influenza iraniana sul regime. Per esempio, nel giorno in cui i due leader si confrontavano a Sochi, Assad ha pubblicamente ringraziato per aver “sconfitto i terroristi” sia la Russia che l’Iran, che Hezbollah, equiparandoli.

… E ISRAELE

Poche ore dopo le rassicurazioni di Putin, che in conferenza stampa congiunta con Netanyahu parlava dell’implementazione della cooperazione tra i due paesi, il rappresentante permanente russo all’Onu, Vasily Nebenzya, ha commentato: “Conosciamo i crucci di Israele, ma noi crediamo che l’Iran stia giocando un ruolo costruttivo in Siria”. Mosca sa che Israele può essere un amico utile nella regione – anche in ottica di sovrapposizione sull’influenza americana. Però, mentre l’ambasciatore russo a Tel Aviv, Alexander Shaneha sottolineato la necessità che le forze militari filo-iraniane lascino il paese quanto prima, i comandanti e gli strateghi russi hanno perfettamente chiaro che senza l’Iran tutto sarebbe (o sarebbe stato) più complicato. Ed è impossibile escludere Teheran dai processi futuri. Sipario sulle fake news: la Pravda, a proposito dell’incontro di Sochi, ha scritto che Putin avrebbe rifiutato l’invito di Netanyahu a controllare l’espansione dell’Iran ritenendolo un alleato primario. Times of Israel invece cita, l’intervista radiofonica di Ze’ev Elkin, il ministro dell’Ambiente presente all’incontro perché parla russo, il quale ha detto, all’opposto, che il meeting ha avuto “implicazioni profonde”.

(Foto: Kremlin.ru, il vertice di Sochi)

netanyahu, siria assad

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