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L’impressione che si ha, dopo la recente visita di Macron in Italia, è che il nostro Paese torni ad accontentarsi dei “buffetti sulla guancia” da parte degli altri leader europei, attirandosi addosso uno spirito provinciale di cui stenta a liberarsi. Giocare ancora in serie “B”, un ruolo da cui De Gasperi l’aveva tirata fuori sin dal dopoguerra.

In questa occasione Macron è stato magistrale: occorre riconoscerlo; non era facile sottrarsi alle sue lusinghe. La Francia è disposta a firmare un “patto” anche con l’Italia, dopo quello con la Germania!

Tutti noi, e non solo, abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando Macron ha vinto le elezioni in Francia con una campagna elettorale imperniata sull’Europa. Tutti quelli che continuano a credere ad un’Europa unita si son sentiti rinascere; ma proprio qui sta il punto. Che Europa vuole la Francia? Forse un’Europa franco-centrica invece di germano-centrica? E come vuole realizzare quest’Europa? Con una serie di accordi bilaterali con diversi Paesi europei? È quello che appare evidente dopo la proposta fatta all’Italia. Probabilmente, il prossimo patto sarà con l’Austria, poi con la Spagna e così via.

Per “stanare” Macron e la Germania, l’Italia dovrebbe rilanciare una strategia alternativa a quella della bilateralità, ormai fuori tempo, compresa quella franco-tedesca, per quanto sia stata utile. Anche in occasione della riunificazione tedesca, respingendo la contropartita di Kohl per una maggiore integrazione politica dell’Unione, la Francia si è accontentata di poco, gelosa della sua sovranità; le è bastata la sostituzione del Marco con l’Euro, dando origine ad una ’UEM monca, senza politica. Un errore  imperdonabile che ancora oggi paghiamo, non certamente il primo compiuto dalla Francia. Un errore da non ripetere in questa occasione, perché Macron, alla fine, si potrebbe accontentare di qualche piccolo aggiustamento dell’Eurozona, che lascerebbe  le cose  sostanzialmente immutate, pur di rimettere la Francia al “centro”, o illudendosi di farlo. Sarebbe l’ennesima occasione perduta per la Francia e per l’Europa, mentre i limiti dell’Eurozona, così come sono, continueranno a produrre i loro effetti negativi, ogni giorno che passa.

L’Italia “può stare al gioco”, ma rilanciando la posta, e fare uno sgambetto alla “trappola della bilateralità”. Al di là della spinta di Schultz, certamente importante, nemmeno dalla grande coalizione tedesca verranno fuori le proposte di cui l’Europa, l’Eurozona in particolare, ha bisogno. Se l’Italia vuol giocare alla pari, come ha fatto in altre occasioni, anche recenti, ha solo una strada davanti: a) proporre e rilanciare un Patto comune per l’Unione Politica; un patto tra più Paesi, tra i paesi dell’Eurozona che lo desiderano, per superare i suoi limiti economici, sociali, e principalmente politici, attuali, democratizzandola per porre fine così alle sue contraddizioni ed alla sua  impotenza;  b) realizzare un piano pluriennale di riduzione del suo debito pubblico, di riduzione dell’evasione fiscale, di semplificazione, di ammodernamento della sua amministrazione pubblica, e di “completamento” delle riforme del suo apparato economico e professionale.

Con questa doppia azione, insieme ad un’azione comune verso l’Unione Europea, come sistema Paese, almeno delle forze politiche tradizionali ed “europeiste”, guadagnerebbe tutte le credenziali per giocare stabilmente in serie “A”, alla pari degli altri, per dare risposte concrete ai problemi delle persone, dentro e fuori i suoi confini.

Il buffetto di Macron all'Italia

L’impressione che si ha, dopo la recente visita di Macron in Italia, è che il nostro Paese torni ad accontentarsi dei “buffetti sulla guancia” da parte degli altri leader europei, attirandosi addosso uno spirito provinciale di cui stenta a liberarsi. Giocare ancora in serie “B”, un ruolo da cui De Gasperi l’aveva tirata fuori sin dal dopoguerra. In questa occasione…

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